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 2012  agosto 07 Martedì calendario

VOGLIO DIVENTARE UNA LEGENDA

Due titoli olimpici consecutivi sui 100, come solo Carl Lewis. La seconda prestazione di sempre (9"63), a 5/100 dal proprio record del mondo. Soprattutto, un altro passo verso la gloria. Usain Bolt, che alle 12.50 italiane di oggi torna in pista per i quarti dei 200 (nella prima di sette batterie), è il solito meraviglioso istrione. Anche con le parole. Pronunciate nella notte che ha spazzato via ogni dubbio sul suo conto.
Cosa significa quest’oro per lei?
«Tanto: ho dimostrato di essere ancora il numero uno, quando molti cominciavano a dubitarlo. E non è finita».
Non crede di essere già il miglior sprinter di sempre?
«Non sta a me dirlo, ma ora aspetto con ansia i 200».
È stata la gara perfetta?
«La partenza è da rivedere. E comunque, se dicessi di sì, coach Mills mi smentirebbe».
Ha pensato alla squalifica per falsa di Daegu?
«Quell’episodio appartiene al passato. Mi ha toccato, ma il boato del pubblico all’ingresso nello stadio mi ha fatto dimenticare tutto».
Ha mai avuto paura di un flop?
«Quando arriva il momento, so farmi trovare pronto. Non dubitavo di me stesso».
Come giudica la sua volata?
«Il mio allenatore mi ha insegnato a non preoccuparmi della partenza. La chiave è mantenere un’azione fluida. Ed è il finale che conta».
C’è stato un momento in cui ha capito di poter vincere?
«Dopo la semifinale: le gambe giravano a meraviglia».
Ma il doppio k.o. dei Trials da Blake era stato pesante...
«In quei giorni non stavo bene. Poi, rinunciando a Montecarlo, ho pensato solo a guarire e ad allenarmi».
Cosa le hanno insegnato quelle sconfitte?
«Sono state un allarme. Yohan mi ha aperto gli occhi, ha bussato alla mia porta e mi ha detto: "Usain, è l’anno olimpico. Fai le cose sul serio».
Quanto deve al dottor Müller-Wohlfahrt, dal quale va a Monaco di Baviera quand’è infortunato?
«Mi segue da quando avevo 18-19 anni, è il più bravo. Nella mia carriera ha un ruolo fondamentale».
Ha creduto anche al record del mondo?
«Non ho pensato al cronometro fino a 25-30 metri dal traguardo. E quando l’ho fatto era tardi».
È stato il più grande 100 di sempre?
«Tempi alla mano, direi di sì. Come mi aspettavo».
Peccato per Powell, però.
«Mi spiace molto, anche perché è una pedina-chiave per la 4x100».
Ha vinto nel giorno del 50° anniversario dell’Indipendenza della Giamaica, bello no?
«Volevo regalare al mio Paese qualcosa di speciale».
La gente è impazzita per il suo show, prima, durante e dopo la gara.
«Credo fosse lì anche per quello: io diverto e in cambio ricevo una carica eccezionale».
Le è piaciuta l’accoglienza?
«Quest’Olimpiade è fantastica. La sola cosa che mi infastidisce è la rigidità di certe regole. Ci hanno fatto stare in fila anche pochi minuti prima della finale. Così come mi hanno vietato di mettere nello zainetto da stadio la corda per saltare e gli elastici da stretching».
Come si è alimentato nel corso della giornata?
«Ho cercato di non appesantirmi: a colazione ho mangiato un sandwich con pollo, delle crocchette di patate, della frutta e ho bevuto un succo di mela.
A pranzo ho optato per un piatto di riso con carne di maiale. Tutta roba salutare, così non mi sgridate».
Niente pollo fritto?
«Confesso: qualche pezzetto, nei giorni scorsi, me lo sono concesso».
E adesso come festeggerà?
«Dormendo: meglio evitare distrazioni».
Cosa si aspetta dai 200?
«Il mio obiettivo è diventare una leggenda vivente. Non posso prescindere dal conquistare pure questo titolo».
La vedremo anche a Rio 2016?
«Spero di sì. Blake avrà 26 anni: sarà divertente sfidarlo».