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 2012  agosto 06 Lunedì calendario

BATTUTE A RAFFICA, WILDER NON FA SCONTI

Chi meglio di Billy Wilder per iniziare con i classici dell’estate? Si tratta di Uno, due, tre! girato nel ’61 mentre era ancora fresca la calce del Muro di Berlino, vero protagonista della storia tratta da un testo di Molnar riscritto dal regista col fedele I.A.L. Diamond con un ritmo «alla velocità della luce». Un film caterpillar che non lascia il tempo di assorbire le battute e che oggi, a muro caduto, la Germania ha riscoperto. È uno dei film più a tutto gas, senza soste (sembra un unico ciak) della storia, dove il 62enne James Cagney (foto), in finale di partita anticipato, spara a raffica le battute di un copione che non fa sconti a nessuno: né al comunismo né al capitalismo, campioni di opposti cinismi.
Il dirigente americano della Coca Cola nella Berlino del neo consumismo (città fra le cui rovine Wilder girò nel ’48 Scandalo internazionale) deve conquistare il mercato tedesco orientale, solo che gli arriva tra capo e collo da Atlanta la scapestrata figlia 17enne del suo boss che sposa in segreto un bel comunista dissidente cui bisogna offrire un’educazione da «yes man» prima dell’arrivo degli yankee. In anticipo allora, quindi perfettamente degustabile oggi, è una satira a tutto campo di cui uno straordinario Cagney si assume il baricentro. Ce n’è per tutti: gli americani travolti dalle mode (Wilder odiava il rock), per i manager pronti ad ogni compromesso, per i tedeschi troppo militarizzati, i guai del plusvalore e quelli stalinisti, mentre il Muro è una tragedia su cui Wilder, consapevole, ironizza con la consueta verve e una raffica di gag tra Edwards e Hawks. Regista e attore non ebbero colpi di fulmine sul set (Cagney era un solitario repubblicano devoto alla moglie) ma l’intesa è strepitosa. Girato tra L’appartamento e Irma la dolce, il film non ebbe gran successo allora e contiene ottimi e abbondanti riferimenti a Fellini, Sinatra, la Potemkin, e quel famoso pompelmo del Cagney Nemico pubblico. La squinternata è Pamela Tiffin, mentre il marxista (stavolta davvero nel senso di Groucho) è il giovane Horst Buchholz cui spetta la memorabile battuta quando chiede a Cagney «Crede che tutti siano corrotti?»; «Non lo so, non conosco mica tutti».
Aldo Grasso