Mario Pappagallo, Corriere della Sera 06/08/2012, 6 agosto 2012
QUANDO LA CHEMIO «FAVORISCE» IL TUMORE
La chemioterapia, se non funziona subito, rischia di favorire il cancro. E ora si sa come. Sono le cellule sane, danneggiate dai farmaci, che per reazione producono una proteina con l’intento di avvertire le colleghe sane, renderle resistenti all’attacco chimico e accelerarne una crescita riparativa. Tutto in difesa dell’organismo. In realtà, di questa proteina approfittano prima le cellule tumorali: crescono più velocemente e diventano resistenti alla chemio.
Lo hanno scoperto i ricercatori americani del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, Stato di Washington, e la rivista Nature dà ampio risalto al lavoro. In realtà, è una sorpresa e una nuova chiave di lettura. I ricercatori di Seattle si limitano a riportare ciò che hanno visto studiando il tumore alla prostata e ora (primi riscontri analoghi) quelli del seno e delle ovaie. «Hanno scoperto un meccanismo genetico adattativo che le cellule sane esprimono per difendere l’organismo», dice Piergiuseppe Pelicci, vicedirettore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. «Osservazione molto importante — aggiunge —: una risposta genetica di difesa di cui "approfitta" il tumore... Da approfondire subito».
Tutto è partito da una domanda: perché le cellule del cancro alla prostata sono così difficili da eliminare nel corpo umano, mentre è molto facile eliminarle in laboratorio? Per trovare la risposta, nei laboratori di Seattle si sono cominciati ad analizzare gli effetti di un tipo di chemio sui tessuti raccolti da pazienti affetti da tumore alla prostata. E sono stati scoperti «evidenti danni del Dna» nelle cellule sane vicine all’area colpita dal cancro. Quest’ultime, per reazione, producono quantità maggiori di una proteina, la WNT16B, che ha come «effetto collaterale» quello di favorire la sopravvivenza del tumore, la sua velocità di crescita e, soprattutto, la sua resistenza ai successivi trattamenti. «Una scoperta del tutto inattesa», afferma il co-autore della ricerca Peter Nelson.
«È noto da tempo — commenta Armando Santoro, direttore dell’oncologia dell’Humanitas di Rozzano — che i tumori rispondono bene alle prime chemio, ma che poi possono cominciare a ricrescere rapidamente e sviluppare una resistenza maggiore ad ulteriori trattamenti». Nello studio pubblicato da Nature si legge: «I nostri risultati indicano che il danno nelle cellule sane può direttamente contribuire a rafforzare la velocità di crescita del cancro». Che cosa fare per bloccare questo «aiuto?». «Per esempio — risponde Nelson —, mettere a punto un anticorpo alla WNT16B da assumere durante la chemio. In alternativa, si potrebbero ridurre le dosi della chemio». Questo per danneggiare meno le cellule sane. Scettico Santoro: «Dubito che si arrivi rapidamente ad una svolta aggiungendo un anticorpo al trattamento. Quando il cancro non è subito eliminato da un tipo di chemio significa che non funziona. E anche di questo va capito il perché. Scoprire che le cellule sane danneggiate favoriscono quelle tumorali per me non basta. Senz’altro però è una nuova, interessante, via di studio».
Mario Pappagallo