Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore 5/8/2012, 5 agosto 2012
IL PROSSIMO PASSO? SOCIETÀ BEN COSTRUITE
«Questo testo è una vittoria, frutto anche del grande lavoro delle professionisti, prima di tutto di Marina Calderone per il Cup e Andrea Bonechi per noi, e possiamo dire che la nostra categoria ha inciso profondamente». Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, non nasconde la soddisfazione per un regolamento che «in parti fondamentali definisce in sede legislativa aspetti già presenti nel nostro ordinamento, che dopo la riforma dell’Albo Unico del 2005 è stato il primo a formalizzare una serie importante di evoluzioni della professione».
Qual è la differenza fondamentale rispetto alla prima versione del testo, che vi aveva trovato così profondamente contrari?
Il primo testo, ricco di influssi di un’ideologia anti-ordinistica che non aveva nulla a che fare con la tutela dei consumatori, è stato fatto senza ascoltarci, e conteneva cose inimmaginabili come quando arrivava a sostenere che le «professioni regolamentate» fossero tutte quelle in cui si prevedeva l’iscrizione a un elenco. Rispetto a quella versione, i passi avanti sono stati notevoli, e il resto ora tocca a noi.
In che senso?
Le sfide sono due: organizzazione e specializzazione, che sono le due componenti chiave per stare sul mercato di oggi. La specializzazione è diversa dalla formazione continua, perché serve ad acquisire nuove conoscenze e non a consolidare le competenze che già si hanno, ma il percorso deve essere analogo: dobbiamo attivare scuole di specializzazione e anticipare le riforme, che poi interverranno a riconoscere quanto abbiamo fatto.
Sulla formazione iniziale e sull’accesso alla professione, rimane aperto il problema dei revisori legali.
In generale, va detto che si è scongiurato il rischio di non avere un tirocinio presso lo studio, che è fondamentale perché solo lì si impara come creare il rapporto con il cliente e come valorizzare la propria attività. Sulla revisione, l’obiettivo è completare l’equipollenza dei titoli e l’allineamento dei percorsi: l’Europa chiede il tirocinio di 36 mesi, ma si può immaginare un percorso in due tappe con i primi 18 mesi, l’esame di Stato, e altri 18 mesi senza esame.
Il prossimo appuntamento nel confronto con il Governo, invece, è rappresentato dalla questione delle società.
Anche qui, una politica di arroccamento sarebbe sbagliata, e rispetto ai testi iniziali abbiamo già fatto passi in avanti. Per renderle davvero «società tra professionisti», però, è indispensabile che il trattamento fiscale e previdenziale degli utili sia analogo a quello dei professionisti singoli. Va poi risolta la questione dei parametri: ce la potevamo risparmiare, tenendoci le tariffe da non considerare vincolanti, ma ora va chiusa.