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 2012  agosto 05 Domenica calendario

L’AFFRONTO A UNA CITTÀ CHE SFIDÒ BABILONIA


UN NUOVO sfregio si abbatte sulle mura di Aleppo, la città già offesa dalle orde mongole di Hulagu Khan, di Tamerlano, dalla furia e dagli assedi dei crociati, antiche pietre scosse dalla violenza dei devastanti terremoti del Medio Oriente. Bastioni, fossati e una cinta muraria che da 5mila anni attraversano il tempo e la storia, e difendono la città la cui nascita coincide con l’inizio della civiltà che conosciamo. Oggi che il Paese è scosso da violenze che appaiono inarrestabili e sconvolto da una guerra fratricida che sembra inespiabile, Aleppo è un emblema.
L’EMBLEMA di come la violenza dell’uomo non risparmi gli innumerevoli siti storici della terra siriana, una tra le più ricche al mondo per la varietà e la qualità delle opere del patrimonio culturale universale.
In queste ore ad Aleppo si combatte nelle strade con mezzi corazzati penetrati in un tessuto urbano tra i più preziosi dell’intero Oriente. Se i siriani affermano orgogliosamente che Aleppo è la città più antica del mondo, nel senso che è rimasta ininterrottamente una metropoli di grande importanza storica dal tempo degli archivi di Ebla, quasi 4500 anni fa, fino ai nostri giorni, non è esagerato dire che i suoi tesori architettonici rivaleggiano con i centri urbani più suggestivi d’Oriente, da Istanbul al Cairo, da Gerusalemme a Isfahan.
Luogo di una stratificazione storica senza paragoni, che
affonda le sue radici nei remotissimi tempi della seconda rivoluzione urbana forse prima ancora della metà del III millennio, Aleppo dovette essere uno dei principali centri del regno di Ebla, per assurgere, al tempo di Hammurabi, all’inizio del XVIII secolo al ruolo di capitale di un regno potente che il grande re di Babilonia riconosceva più prestigioso e influente del proprio. Perfino le tradizioni bibliche ricordano che ad Aleppo si sarebbe soffermato in quegli stessi anni, nella sua peregrinazione da Ur dei Caldei a Gerusalemme, Abramo, il “padre dei credenti” del mondo islamico, al cui nome è tuttora legata la maggiore moschea della Cittadella
di Aleppo.
Attraverso i secoli, dopo gli esordi eblaiti, popolata dagli amorrei, conquistata dagli hittiti, rivitalizzata dagli aramei, distrutta dagli assiri, dominata dai babilonesi e dai persiani, Aleppo non conobbe decadenza neppure al tempo delle grandi fondazioni urbane
dei Seleucidi e del dominio di Roma. Per la sua straordinariamente felice posizione geografica tra l’Eufrate e il Mediterraneo, rimase un centro fiorente in età bizantina e divenne una delle maggiori città arabe del Mediterraneo sotto i califfati omayyade e abbaside. La spettacolare Cittadella,
fortificata dagli Hamdanidi nel X secolo, fu arricchita di monumenti straordinari dagli Zengidi per le iniziative edilizie di Nur ad-Din, il Norandino della tradizione occidentale, e poi dagli Ayyubidi. Il maggiore di loro, Saladino, fu assai attivo sulla spettacolare rocca che affascinò Pasolini al punto
da indurlo a girare su quello sperone roccioso adornato da splendide ed integre fortificazioni del XII-XIII secolo alcune scene della sua
Medea.
Devastata dai Bizantini nel 962, massacrata dai Mongoli nel 1260, martoriata dalla peste del 1348 e funestata dalla terribile invasione mongola di Tamerlano del 1400, Aleppo è sempre risorta con rinnovato splendore. Poco dopo la prima invasione mongola Aleppo contava settecento moschee, e scuole coraniche, ospedali, palazzi, bagni pubblici che la rendevano un celebrato luogo paradisiaco e l’inserimento nell’impero ottomano, dopo il 1516, ne fece una città di straordinaria prosperità. Agli inizi del Novecento, trecento moschee, oltre quindici chiese e novanta caravanserragli monumentali testimoniavano in modo tangibile, in una città di meno di centomila abitanti, una vocazione alla tolleranza delle sue numerose comunità diverse.
Ancora oggi che le sue periferie si sono estese disordinatamente tra sterminate distese di ulivi e radi boschi di pistacchi, rimane intatto il fascino di Aleppo e della sua incantata cittadella dalle torri squadrate e possenti che racchiudono tesori archeologici di recente riemersi con innumerevoli sculture di dieci secoli prima di Cristo. Una delle più splendide rocche medioevali d’Oriente, uno dei più estesi mercati dell’età del Saladino, una rete unica di edifici monumentali mamelucchi e ottomani, patrimonio universale dell’Unesco, corrono oggi rischi gravissimi, come mai era avvenuto prima.
Uno dei vanti delle donne e degli uomini di Siria è sempre stato che quel paese era un ponte tra Oriente e Occidente, un luogo di dialogo e di confronto pacifico e aperto. Dopo infinite sofferenze, non è oggi tempo che quel vanto diventi una realtà?