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 2012  agosto 06 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - CURIOSITY SU MARTE


CORRIERE.IT
PASADENA – «Curiosity è al sicuro su Marte. Incredibile». Ecco le prime parole dell’ingegnere-commentatore del Jpl della Nasa ricevuto il segnale di conferma dello sbarco. Grida, applausi e un’incontenibile gioia è esplosa. E quattro minuti dopo è arrivata subito la prima foto in bianco e nero trasmessa dal rover grande come un Suv
OTTO MESI E MEZZO - Tutto ha funzionato a meraviglia dopo otto mesi e mezzo di viaggio e un tuffo nel Pianeta Rosso che gli stessi ingegneri che lo avevano concepito lo avevano battezzato «sette minuti di terrore». Un’impresa davvero incredibile con una complessità inimmaginabile che ci ha portato nella fantascienza. Forse Ray Bradbury, che di Marte se ne intendeva, dal cielo ha dato una mano.
Curiosity è su Marte Curiosity è su Marte Curiosity è su Marte Curiosity è su Marte Curiosity è su Marte Curiosity è su Marte
CHECK UP - Ora, tutto da solo, Curiosity (guarda la sua missione) farà il controllo di se stesso. Le prime operazioni saranno il sollevamento della torre con le camere per riprese in 3D e la liberazione di tutte le coperture degli obiettivi e degli strumenti perché possano funzionare.
LA SCALATA - Per il momento, però, rimarrà immobile impegnato in tre giorni di verifiche e controlli. Poi compilerà una panoramica a colori e infine comincerà a muoversi nel cratere Gale dove è sbarcato e dove in passato scorreva l’acqua o c’era un lago. Poi guarderà verso il monte che sorge al centro del grande bacino largo 150 chilometri e incomincerà a salirne le pendici.
L’esultanza del centro di controllo della Nasa a Pasadena (Epa/van del Brug)L’esultanza del centro di controllo della Nasa a Pasadena (Epa/van del Brug)
STAR TREK - «Sono particolarmente eccitato» confessa Charles Elachi che ha assistito immobile alle fasi dello sbarco con un volto cereo. Accanto l’amministratore della Nasa Charles Bolden con lo sguardo fisso. Poi sono fioriti sorrisi incontenibili. Per assistere all’evento sono arrivati alcuni attori protagonisti di Star Trek, come Wil Wheaton, ma c’era anche la giovanissima studentessa di 12 anni del Kansas che ha suggerito il nome Curiosity in un concorso fra le scuole americane.
OBAMA: «UN SUCCESSO» - Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in un comunicato parla di «exploit tecnologico senza precedenti della tecnologia e fonte di orgoglio nazionale nel futuro. «Questo dimostra», prosegue il capo della Casa Bianca, «che anche le cose più difficili non resistono al nostro mix unico di ingegno e determinazione. Questo successo ci ricorda anche la nostra supremazia non soltanto nello spazio ma anche sulla terra che dipende da continui investimenti e innovazione, tecnologia e ricerca che hanno sempre reso la nostra economia motivo di invidia per tutto il mondo».
DUE ANNI - Ora dopo l’eccezionale sbarco inizia una straordinaria avventura che gli ingegneri del Jpl ritengono debba durare un anno marziano, cioè 687 giorni terrestri. Ma come Opportunity che è lassù dal 2004, tutti sono convinti che la voce di Curiosity la sentiremo ben più a lungo.
Giovanni Caprara

REPUBBLICA.IT
ROMA - Missione compiuta. Dopo un viaggio di otto mesi, durante il quale ha percorso più di 560 milioni di chilometri, alle 7.31 ora italiana il rover laboratorio Curiosity è sceso nella rarefatta atmosfera marziana come un proiettile lanciato alla velocità di oltre 21.000 chilometri orari per rallentare fino a fermarsi sulla superficie del Pianeta rosso. In questa manovra difficilissima, il robot-laboratorio ha centrato quella che gli esperti della Nasa definiscono la "cruna di un ago", ossia il punto del cratere Gale più interessante per andare a cerca tracce di vita passata su Marte.
La missione Mars Science Laboratory (Msl) che ha portato Curiosity su Marte ha rispettato perfettamente la tabella di marcia. Lo storico "touch down" è stato seguito in diretta da una folla ansiosa radunata sotto il maxischermo in Times Square, a New York, e da appassionati in decine di altri luoghi, musei e centri culturali, in tutti gli Stati Uniti. "Sette minuti di terrore", per usare le parole dei tecnici dell’ente spaziale americano, che hanno tenuto con il fiato sospeso migliaia di persone. La manovra era particolarmente delicata perché Curiosity doveva ridurre la sua velocità da oltre 21.000 chilometri orari e poco più di 2.000 eseguendo in modo autonomo centinaia di operazioni per poi toccare la superficie marziana a 3,22 km/h.
LA SIMULAZIONE IN 3D DELL’ATTERRAGGIO 1
Subito dopo l’arrivo su Marte, salutato con scene di esultanza nel centro Nasa di Pasadena (California), il rover ha inviato sulla Terra le prime due immagini della superficie del pianeta. Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente Barack Obama che ha parlato di "un exploit tecnologico senza precedenti" e ha affermato che gli Stati Uniti "hanno fatto la storia".
Il robot, dotato di sei ruote, è grande come un’automobile e pesa circa una tonnellata. Si tratta della sonda più
grande e complessa mai inviata nello spazio. Dimensioni e peso eccessivi per ammortizzare l’impatto utilizzando degli airbag, come i predecessori Spirit e Opportunity: per questo motivo sono stati utilizzati dei retrorazzi che insieme a un paracadute hanno frenato la caduta del rover, passata in sette minuti da una velocità di 21mila chilometri orari e 2,74 km/h.
La sua missione, che costa oltre 2,5 miliardi di dollari ed è destinata a durare due anni, consiste nell’andare a caccia di tracce di eventuali fossili microscopici.
(06 agosto 2012)

LASTAMPA.IT
La Nasa torna su marte con un ennesima missione affidata ad una sonda. Curiosity ha raggiunto la superficie di Marte alle 7.31 ore italiane. La conferma è arrivata dai dati inviati dalla sonda Mars Odyssey che ha seguito tutta la fase di atterraggio di Curiosity, la sonda della Nasa progettata per andare a caccia delle tracce di vita su Marte.
Un’esplosione di gioia ha accompagnato l’arrivo di Curiosity sul pianeta rosso: l’atterraggio del rover su Marte è stato infatti seguito con grande apprensione, oltre che dai tecnici collegati, anche da milioni di persone attraverso la diretta web, i social network e un maxi schermo allestito a Times Sqare, nel cuore di New York. Pochi minuti dopo il suo "ammaraggio" Curiosity ha invitato a Terra la sua prima immagine: un autoscatto in cui è visibile una ruota del rover poggiata sulla superficie rossa del cratere di Gale. Come dimostrato da questo grande entusiasmo, le attenzioni per questa missione dedicata a ricercare eventuali tracce di vita nel passato di Marte sono state seconde solamente all’arrivo del primo uomo sulla Luna. L’ambiziosa missione di Curiosity, il più grande e "intelligente" rover-laboratorio mai inviato sul pianeta rosso, ha così superato il suo più grande ostacolo; una complessa manovra di atterraggio completamente automatizzato durato circa 420 secondi, sette minuti ribattezzati di "terrore".
Grande come un’automobile e pesante una tonnellata, Curiosity è stato, dopo numerose e rapide manovre posato delicatamente sul terreno. La missione del rover della Nasa realizzato nell’ambito della missione Mars Science Laboratory (Msl), durerà per circa due anni a ha portato sul pianeta rosso anche un "pezzo" di Italia: un chip che contiene l’autoritratto di Leonardo Da Vinci e il Codice del Volo, il testo nel quale Leonardo descrive il volo degli uccelli e la sua Macchina volante, considerato il fondamento della storia del volo. L’iniziativa si deve all’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), al Tg della Rai Leonardo e della sua conduttrice Silvia Rosa Brusin, e al Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa. Il presidente americano Barack Obama ha definito l’arrivo della sonda Curiosity su Marte «un exploit tecnologico senza precedenti». Gli Stati Uniti, ha aggiunto,«hanno fatto la storia».

PEZZO DEL 5 AGOSTO SULLA STAMPA DI PAOLO MASTROLILLI
PAOLO MASTROLILLI
inviato a new york
Stavolta andiamo a cercare la vita. Non i marziani o gli omini verdi, e neppure le forme microbiche, perché non abbiamo ancora gli strumenti adatti per analizzarle. Però le condizioni di vità sì: la prova, in sostanza, che su Marte è potuta esistere qualche entità vivente. Dopo i «sette minuti di terrore», come la Nasa ha definito l’atterraggio del rover Curiosity sul Piantea Rosso, previsto lunedì mattina, questa sarà la missione. In attesa che gli uomini, secondo le previsioni del direttore dell’agenzia spaziale americana, Charles Bolden, riescano a metterci piede tra un paio di decenni.
Il viaggio del Mars Science Laboratory, costato 2,5 miliardi di dollari, era cominciato il 26 novembre 2011 da Cape Canaveral. Dopo aver percorso 567 milioni di chilometri, arriverà su Marte all’1,17 di lunedì mattina, minuto più, minuto meno. La Nasa ha definito l’atterraggio come i «sette minuti di terrore», perché sarà la manovra più ardita e difficile mai tentata sul Pianeta Rosso. La sonda entrerà nell’atmosfera ad una velocità di 13.200 miglia orarie, circa 5.900 metri al secondo, protetta da due scudi per evitare che si disintegri. A quel punto si aprirà un paracadute supersonico, che dovrà rallentarla. Se tutto funzionerà, gli scudi si separeranno, consentendo l’uscita della «Sky crane». Una gru stellare, in altre parole, che avrà il compito di poggiare sulla superficie Curiosity, e poi allontanarsi grazie ai suoi razzi. Una persona normale fatica anche ad immaginare un’operazione del genere, condotta a 500 milioni di km di distanza, figuriamoci a farla.
La Nasa, però, ha scelto questo azzardo, perché vuole informazioni più precise di quelle che in passato aveva ottenuto con missioni tipo il mitico Pathfinder o la coppia gemella Spirit e Opportunity. Tanto per cominciare, Curiosity è parecchio più grande dei suoi predecessori: tre metri di lunghezza, per 900 chili di peso. Un po’ come posare una Cinquecento su Marte. Poi la zona di atterraggio è molto più ambiziosa, e questo dovrebbe fare la differenza rispetto al passato. In precedenza, per non correre rischi, la Nasa aveva fatto scendere i suoi rover in luoghi del pianeta abbastanza piatti e lisci. Era la soluzione più logica e facile, ma anche meno interessante, perché queste sono aree che contengono meno informazioni scientifiche. Curiosity invece atterra nel mezzo del Gale Crater, in una zona lunga 20 km per sette, ad un passo dal Mount Sharp. Si tratta di una regione che ha vissuto fenomeni di erosione molto significativi, e le osservazioni fatte dalle missioni orbitanti hanno notato la presenza di minerali che si sono formati in presenza di acqua. Gli strati geologici di questa zona sono una specie di libro che racconta la storia di Marte, e Curiosity cercherà di leggerlo con i suoi strumenti, per dirci se sul pianeta c’erano le condizioni per la vita. La presenza potenziale di materia organica. «Trovarla - ha spiegato Matt Golombek del Mars Exploration Program - non è facile. E resterebbe comunque il dubbio se questa materia ha origine biologica o no. Così, però, si cerca di rispondere alle nostre domande fondamentali: siamo soli nell’universo? La vita si sviluppa ovunque sia presente acqua in forma liquida? Oppure è necessario un atto divino, un incidente che accade una volta su un trilione di casi? C’è stata una seconda Genesi, o noi siamo stati incredibilmente fortunati?». I primi segnali di Curiosity dovrebbero arrivare 14 minuti dopo l’atterraggio, e le prime immagini già lunedì. Poi, se tutto va bene, cominceranno due anni di studio.
L’atterraggio arriva qualche giorno dopo l’annuncio che la Cina vuole arrivare sulla Luna l’anno prossimo, a cui Bolden ha risposto rilanciando gli obiettivi della Nasa: mandare un uomo sopra un asteroide entro il 2025, e poi su Marte negli anni Trenta. «Sul piano tecnologico e militare - spiega Jim Lewis, direttore del Technology and Public Policy Program al Center for Strategic and International Studies di Washington - questa corsa allo spazio vuol dire poco. Tutto quello che ci serve per la difesa possiamo realizzarlo con altri mezzi. Questa è politica. Anzi, di più: è l’aspirazione della nostra natura a conoscere. Se l’avessimo persa, però, mi comincerei a preoccupare».

GIUGLIO GIORELLO SUL CORRIERE DI STAMATTINA
Erede del Gun Club di Jules Verne che spediva audaci astronauti «attorno alla Luna», la Nasa invia ora un modernissimo veicolo spaziale su Marte, il pianeta che, come diceva Dante, «per li spessi vapori» rosseggia allo sguardo dei terrestri, timorosi che la sua cattiva influenza possa portare agli umani i disastri della discordia. Ma l’impresa si presenta oggi pacifica, e si inserisce semmai in quella progressiva conquista degli spazi celesti che fin dai tempi di Kennedy gli americani considerano come la nuova frontiera dell’esplorazione e della conoscenza. Resta un piccolo dubbio: all’epoca dello sbarco sulla Luna si coniò il neologismo «allunaggio», che divenne ben presto popolare. Con Marte le cose sembrano un po’ più difficili, perché una parola come «ammartiaggio» pare alquanto improponibile. In attesa che l’Accademia della Crusca ci venga in soccorso, una modesta proposta potrebbe essere quella di ricorrere a una locuzione un po’ tortuosa come «atterraggio su Marte». Ma forse è una scappatoia troppo a buon mercato: non fosse altro perché tale espressione racchiude un riferimento alla nostra Terra. Invece, Marte per secoli ha rappresentato ciò che era terribilmente altro, era non solo il pianeta sacro al dio della guerra, ma addirittura tra l’Ottocento e il Novecento fu il «covo» da cui ci spiavano alieni invidiosi della nostra prosperità, almeno stando alla fantasia letteraria di H. G. Wells e a quella radiofonica del non meno grande Orson Welles. E a parte gli «Attacchi da Marte» (come recita il titolo tradotto alla lettera di un più recente film di fantascienza), quel pianeta è stato anche un protagonista della nostra avventura scientifica verso concezioni matematiche sempre più audaci; fu (1609) sulla base delle osservazioni dello «Astro rosso» che Giovanni Keplero congetturò che l’orbita descritta dal pianeta intorno al Sole fosse una ellisse. Infine, il nostro Paese ha un conto da regolare con Marte, poiché fu dalle proprie osservazioni di quel pianeta che il grande astronomo di Brera, Giovanni Virginio Schiaparelli, ritenne di poter individuare dei «canali» che vennero presto interpretati come opera non di natura bensì di «raffinata ingegneria», segno di una superiore civiltà extraterrestre. Peccato però che quei «canali» si siano rivelati poi un’illusione. Ancora una volta la tecnologia farà giustizia dei nostri miti e delle nostre fantasie; e come gli avventurieri del Gun Club di Verne non riuscirono a scorgere sulla superficie lunare alcuna traccia di elusivi Seleniti, così lo sbarco della Nasa con tutta probabilità farà piazza pulita di qualsiasi ipotesi di vita intelligente sul pianeta rosso. Ma intanto aspettiamo dagli esperti di linguistica... l’ultima parola per definire l’impresa.

PEZZETTO SUL CORRIERE DI STAMATTINA
È previsto alle 7.31 di questa mattina (ora italiana) l’arrivo su Marte di "Curiosity". Dopo 567 milioni di chilometri di viaggio la sonda della Nasa - 899 chilogrammi di strumenti di ultima generazione - cercherà di scoprire se ci sono sul Pianeta rosso gli imgredienti della vita. Non solo. Il robot si poserà sul cratere Gale, zona mai esplorata prima. Qui "Curiosity" ha il compito di raccogliere e analizzare i campioni prelevati dal suo braccio meccanico. L’arrivo sarà trasmesso in diretta streaming - e ad alta definizione - sul sito dell’ente spaziale americano (www.nasa.gov/multimedia/nasatv). Il segnale impiega quasi 14 minuti per arrivare sulla Terra. Per questo, quando a Pasadena gli scienziati riceveranno notizia dell’ingresso di "Curiosity" nell’atmosfera marziana, il robot avrà già toccato il suolo. Lanciato il 26 novembre 2011 da Cape Canaveral, il rover è costato in tutto 2,5 miliardi di dollari. Un costo che deve fare i conti anche con la statistica: delle precedenti 19 missioni americane su Marte, sei sono fallite. E quando atterrerà, la temperatura ipotizzata dagli esprerti dovrebbe oscillare tra i -92°C e lo zero termico.

MARTE SU WIKIPEDIA
Marte è il quarto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole e l’ultimo dei pianeti di tipo terrestre dopo Mercurio, Venere e la Terra. Viene chiamato il Pianeta rosso a causa del suo colore caratteristico dovuto alle grandi quantità di ossido di ferro che lo ricoprono.
Pur presentando un’atmosfera molto rarefatta e temperature medie superficiali piuttosto basse (tra −140 °C e 20 °C) il pianeta è il più simile alla Terra tra quelli del sistema solare. Nonostante le sue dimensioni siano intermedie fra quelle del nostro pianeta e della Luna (il diametro è circa la metà di quello della Terra e la massa poco più di un decimo) presenta inclinazione dell’asse di rotazione e durata del giorno simili a quelle terrestri. Inoltre la sua superficie presenta formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi, oltre a formazioni geologiche che suggeriscono la presenza, in un lontano passato, di un’idrosfera. Tuttavia la superficie del pianeta appare fortemente craterizzata a causa della quasi totale assenza di agenti erosivi (soprattutto attività geologica, atmosferica e idrosferica) in grado di modellare le strutture tettoniche. Infine la bassissima densità dell’atmosfera non è in grado di consumare buona parte delle meteoriti che quindi raggiungono il suolo con maggior frequenza che non sulla Terra.
Fra le formazioni geologiche più notevoli di Marte si segnalano il Monte Olimpo, il vulcano più grande del sistema solare (alto 27 km), e la Valles Marineris, un lungo canyon più esteso di quelli terrestri. Nel giugno 2008 la rivista Nature ha esposto le prove di un enorme cratere sull’emisfero boreale circa quattro volte più grande del cratere chiamato il Bacino Polo Sud-Aitken.[3][4]
All’osservazione Marte presenta delle variazioni di colore, imputate inizialmente alla presenza di vegetazione stagionale, che al variare dei periodi dell’anno cambiava di colore. Tuttavia le osservazioni spettroscopiche dell’atmosfera avevano da tempo fatto abbandonare l’ipotesi che vi potessero essere mari, canali e fiumi oppure un’atmosfera sufficientemente densa. Il colpo di grazia a questa ipotesi fu dato dalla missione Mariner 4 che nel 1965 mostrò un pianeta desertico e arido caratterizzato da periodiche ma particolarmente violente tempeste di sabbia. La speranza che Marte possa accogliere la vita è tuttavia stata ripresa in considerazione da quando il modulo Phoenix Mars Lander ha scoperto acqua sotto forma di ghiaccio, il 31 luglio 2008.[5] Attualmente sono tre i satelliti artificiali funzionanti che orbitano attorno a Marte: il Mars Odyssey, il Mars Express e il Mars Reconnaissance Orbiter. Il modulo Phoenix ha recentemente concluso la sua missione di studio della geologia marziana e ha fornito le prove dell’esistenza di acqua allo stato liquido in passato su ampie zone della superficie. Inoltre ha suggerito che sulla superficie possano essersi verificati nell’ultimo decennio dei flussi d’acqua simili a geyser.[6] Osservazioni da parte del Mars Global Surveyor manifestano una contrazione della calotta di ghiaccio al polo sud.[7]
Attorno a Marte orbitano due satelliti naturali, Fobos e Deimos, di piccole dimensioni e dalla forma irregolare, probabilmente due asteroidi catturati dal suo campo gravitazionale. Marte ha anche alcuni asteroidi troiani, tra cui 5261 Eureka.
Marte prende il nome dall’omonima divinità della mitologia romana; il simbolo astronomico del pianeta è la rappresentazione stilizzata dello scudo e della lancia del dio (Mars symbol.svg).

SISTEMA SOLARE SU WIKIPEDIA
Il sistema solare è il sistema planetario costituito da una varietà di corpi celesti mantenuti in orbita dalla forza di gravità del Sole; vi appartiene anche la Terra. È costituito da otto pianeti, dai rispettivi satelliti naturali[1], da cinque pianeti nani e da miliardi di corpi minori. Quest’ultima categoria comprende gli asteroidi, in gran parte ripartiti fra due cinture asteroidali (la fascia principale e la fascia di Kuiper), le comete, le meteoroidi e la polvere interplanetaria. Il sistema solare è composto dal Sole, da quattro pianeti rocciosi interni, dalla fascia principale degli asteroidi, dai quattro giganti gassosi esterni, da cinque pianeti nani, dalla cintura di Kuiper, dal disco diffuso e dalla ipotetica nube di Oort, sede di gran parte delle comete.
Il vento solare, un flusso di plasma generato dall’espansione continua della corona solare, permea l’intero sistema solare. Questo crea una bolla nel mezzo interstellare conosciuta come eliosfera, che si estende fino oltre alla metà del disco diffuso.
In ordine di distanza dal Sole, gli otto pianeti sono: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno.
A metà 2008 cinque corpi del sistema solare sono stati classificati come pianeti nani: Cerere, situato nella fascia degli asteroidi, e altri quattro corpi situati al di là dell’orbita di Nettuno, Plutone (in precedenza classificato come il nono pianeta), Haumea, Makemake, e Eris[2].
Sei dei pianeti e tre dei pianeti nani hanno in orbita attorno a essi dei satelliti naturali; inoltre tutti i pianeti esterni sono circondati da anelli planetari, composti di polvere e altre particelle.

WIRED.IT 6/8/2012
Indubbiamente la notizia del giorno è che Curiosity è arrivata su Marte. Alla Nasa si festeggia, l’account Twitter del rover ci aggiorna in prima persona - e ci ha tenuto incollati al computer con le le prime immagini scattate dopo l’atterraggio - e siamo tutti emozionati. Ma, a parte i Mars-addicted, quanti sanno perché l’abbiamo mandata lassù e soprattutto con quali tecnologie ci stupirà nei prossimi due anni?
Insomma, una volta per tutte meglio fissarcelo bene in testa, siccome pare che ne sentiremo parlare un bel po’. Partiamo dai fondamentali: la missione di Curiosity è spedire sulla Terra indizi che provino l’esistenza di forme di vita elementari su Marte, sia passate che presenti. E per farlo, ecco gli strumenti che il rover ha in dotazione.
Cominciamo con MastCam, l’occhio del rover, che verrà acceso mercoledì. Le due telecamere che formano il sistema permetteranno non solo di osservare dall’alto, e a colori, la superficie marziana (visto che svettano sopra l’ albero maestro di Curiosity) ,ma aiuteranno anche i ricercatori impegnati nella missione a pilotare il rover. Si trova invece nella parte bassa il Mars Hand Lens Imager (Mahli), una sorta di lente di ingrandimento grazie alla quale è possibile zoommare sulle caratteristiche del suolo marziano, fotografando e acquisendo informazioni su tratti di terreno spessi appena 12,5 micrometri. Durante la fase di avvicinamento a Marte inoltre, a partire da circa tre chilometri di altezza dal suolo, verrà accesa la Mars Descent Imager (Mardi), la telecamera che registrerà un video a 5 fotogrammi al secondo della discesa sul pianeta rosso, immortalando le caratteristiche geologiche del sito di atterraggio.
Ma immagini e video a parte, è il Sample Analysis at Mars (Sam) il fulcro centrale del rover. Uno spettrometro di massa, un gascromatografo e uno spettrometro laser con cui analizzare i campioni prelevati dal suolo (e negli strati sottostanti alle rocce) marziano, alla ricerca degli elementi distintivi della vita (terrena): idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto. A far compagnia a Sam, nella zona posteriore del rover, c’è CheMin (Chemistry and Mineralogy). Questo strumento servirà per studiare la composizione mineraria di Marte, e lo farà analizzando gli spettri di diffrazione prodotti da un raggio X attraverso i campioni prelevati dal braccio robotico di Curiosity. Con una logica simile lavora l’Alpha Particle X-Ray Spectrometer (Apxs), che aiuterà il Sam nell’identificazione degli elementi sparando raggi X e atomi di elio sulle rocce marziane, causando l’espulsione degli elettroni dalle loro orbite contemporaneamente all’emissione di raggi X (le cui energie associate forniscono preziosi indizi degli elementi da cui provengono). Per i campioni fuori dalla portata del braccio robotico, e per guidare il percorso del rover, c’è la Chemistry and Camera (ChemCam). Montato sulla testa della MastCam, questo speciale strumento indirizza un fascio laser a distanza sulle rocce marziane, e degli spettrografi collegati al sistema permetteranno di analizzare la luce emessa dalle rocce vaporizzate dal raggio luminoso.
Per capire invece se Marte ospiti o meno acqua nel sottosuolo, il Dynamic Albedo of Neutrons (Dan) sparerà a terra fasci di neutroni e misurerà la velocità con cui questi vengono riflessi. La presenza di acqua, e quindi di idrogeno, è infatti rivelabile da una diminuzione della velocità con cui le particelle rimbalzano indietro.
Il Radiation Assessment Detector (Rad) si trova sul dorso di Curiosity. È forse lo strumento che più di tutti potrà aiutare a capire quanto sia possibile mandare su Marte una missione equipaggiata. RAD infatti servirà a capire la quota di radiazioni ad alta energia (come protoni o raggi gamma) cui è sottoposta la superficie marziana, e quindi a cui sarebbe esposta un’ipotetica spedizione umana. Sul rover, poi, non poteva mancare una stazione meteorologia (Rover Environmental Monitoring Station, o Rems) per misurare temperature, umidità, pressione atmosferica e venti.
Infine c’è il MSL Entry, Descent and Landing Instrumentation (Medli), non propriamente uno strumento a bordo. Si trova infatti nello scudo termico a protezione della missione durante la sua discesa su Marte, e misurando temperatura e pressione nei cieli marziani servirà per migliorare le caratteristiche tecniche delle sonde del futuro.
(Credits per la foto: LaPresse)