Sole24Ore.it, 6 agosto 2012
Articoli su Miriam Mafai dal Sole24Ore Miriam Mafai, dall’amore trentennale con Pajetta alla delusione dell’esperienza in Parlamento– Un amore lungo trent’anni, vissuto fino alla morte di lui, senza mai che uno chiedesse all’altro di rinunciare al giornalismo o alla politica
Articoli su Miriam Mafai dal Sole24Ore Miriam Mafai, dall’amore trentennale con Pajetta alla delusione dell’esperienza in Parlamento– Un amore lungo trent’anni, vissuto fino alla morte di lui, senza mai che uno chiedesse all’altro di rinunciare al giornalismo o alla politica. Mantenendo per lungo tempo ognuno la propria casa. «Non eravamo interessati nè io, che avevo già più di 30 anni e due figli nè lui, che ne aveva oltre 50, a scambiarci l’esistenza dalla mattina alla sera». Un amore nel senso più autentico del termine, quello tra Miriam Mafai e Giancarlo Pajetta, il partigiano Nullo, uno fra i più importanti esponenti del Partito comunista italiano, morto nel 1990. Un amore incontrato da giovane, ma poi vissuto come tale in età adulta. I due, come ha raccontato la scrittrice e giornalista, morta oggi a Roma, si misero insieme nel 1962: «Ci siamo voluti molto bene, Giancarlo e io, ma non abbiamo mai sacrificato pezzi della nostra esistenza». A molti nel Partito comunista non andava giù questo rapporto, all’epoca non esisteva il divorzio e Miriam era separata e madre di due figli. Rimane storica la citazione su questo lungo rapporto: «Tra un weekend di passione con il mio Pajetta e un’inchiesta io preferirò sempre, deciderò sempre per la seconda». foto Addio a Miriam Mafai, protagonista del giornalismo italiano articoli correlati È morta la giornalista e scrittrice Miriam Mafai, la «ragazza rossa» che firmò il Diario italiano Napolitano: con Miriam Mafai scompare una delle più forti personalità femminili degli scorsi decenni Parole che raccontano una donna che ha sempre vissuto appieno, dimostrando gran carattere, decidendo autonomamente di volta in volta le sue priorità, in un gioco fatto di equilibri fra ragione e cuore, entrambi presentiti, in cui però la testa ha avuto un ruolo fondamentale. «Mi sono trovata bene così con Pajetta - raccontava in un’intervista -. Lui non si sentiva secondo rispetto al mio lavoro e io non mi sentivo seconda rispetto alla politica. Eravamo alla pari». Una vita, quella di Miriam Mafai, dedicata ad un giornalismo di altissimo livello, senza far mancare però le amicizie, la famiglia, i figli, i nipoti, i pronipoti addirittura (ai quali, ammise senza rimpianti, ha potuto dedicarsi più che ai suoi figli). «Alle giovani dico sempre - dichiarò in occasione dei suoi 80 anni - di non abbassare la guardia, non si sa mai. Le conquiste delle donne sono ancora troppo recenti». Il suo compagno di un vita morirà la notte tra il 13 e 14 settembre del 1990 a 79 anni senza un rumore, ancora vestito, dopo una sera spesa ancora una volta tra i militanti comunisti, dopo decenni di battaglie vissute da protagonista, scanditi dalle sue polemiche, segnati dalle sue battute. A trovarlo sarà Miriam, avevano trascorso la serata insieme, prima di dividersi, per la notte, nelle due stanze gemelle affacciate sul corridoio di casa. Qualche anno dopo, nel 1994, Miriam si candiderà come deputata per il Pds, ma lascerà un anno più tardi: «Una cosa è dare le noccioline alle scimmie e una cosa trovarti dentro la gabbia delle scimmie». (Il sole24ore.it) *** Miriam Mafai, il coraggio della testimonianza senza sconti– Ci sono molti modi per andare oltre gli errori e le illusioni della propria generazione. Il più banale è quello di rinnegare il passato e di chiuderlo in un armadio come si fa con un vestito passato di moda. Il più sincero è quello di raccontare e di raccontarsi, senza nascondere nulla e senza rifugiarsi nell’ipocrisia. Miriam Mafai (nella foto) ha vissuto la seconda parte della sua vita, che si è conclusa ieri a Roma, scegliendo la strada più scomoda ma più autentica. Lei che aveva vissuto da testimone e protagonista la lunga stagione del Pci; lei che era stata compagna di vita di Giancarlo Pajetta e con lui aveva attraversato la storia del comunismo italiano, aveva scelto di parlare della sua vita senza reticenze. Sarebbe meglio dire: senza reticenze, senza mezze misure consolatorie e tuttavia con tanto rimpianto. Il rimpianto per quelle speranze che non si erano realizzate, per quei sogni perduti. In Miriam Mafai il rimpianto non è un vezzo letterario o un minimalismo sentimentale. È qualcosa che va di pari passo con la capacità di fare i conti con la realtà. Senza indulgenze e senza scorciatoie, con grande onestà intellettuale. I suoi libri (due titoli per tutti: Botteghe oscure, addio e Dimenticare Berlinguer) sono un esempio di questa volontà di non fare sconti a nessuno, ma allo stesso tempo di voler ricostruire il ruolo del Pci nella storia d’Italia con un saldo codice interpretativo. Perché solo attraverso una cruda «operazione verità» si può pensare di voltare pagina e di andare oltre. Senza tagliare le radici, senza scivolare in una prospettiva a-storica o addirittura anti-storica (il che è assurdo per chi discende dal partito che più credeva nella storia). Nessuno come la Mafai ha saputo essere moderna senza tradire se stessa. Guardando al passato, ma senza raffigurarlo in un quadretto dalle tinte rosee. L’Italia e la sinistra politica viste da Miriam Mafai racchiudono le fatiche e le conquiste di uomini e donne che hanno speso la loro vita con sacrificio al servizio di ideali complessi. Tutto è racchiuso nel lavoro di questa eccellente giornalista animata da intensa passione civile. Una donna che nel lavoro e nella visione del mondo non fu mai neutra, questo è sicuro, né mai volle apparirlo. Ma che seppe essere anti-conformista quando non era facile esserlo e soprattutto fu uno spirito libero. In virtù di questa libertà interiore diede un contributo decisivo ai giornali ai quali collaborò, da Vie Nuove degli anni Cinquanta alla Repubblica di cui fu una delle penne più significative, dopo aver fatto parte del gruppo dei fondatori. Se la sinistra italiana riuscirà a evolvere verso un autentico riformismo, lo dovrà a voci critiche, spesso inascoltate, come quella di Miriam Mafai. (Stefano Folli, Il Sole 24 Ore 10/4/2012) *** Napolitano: con Miriam Mafai scompare una delle più forti personalità femminili degli scorsi decenni– Con Miriam Mafai «scompare una delle più forti personalità femminili italiane degli scorsi decenni: erede di un’alta tradizione intellettuale e artistica famigliare, si era impegnata giovanissima nella Resistenza romana, affermandosi presto come giornalista di grande talento e combattività, e quindi come significativa scrittrice in stretto legame con il movimento per l’emancipazione delle donne e con l’attività politica della sinistra». È il ricordo commosso che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affida ad un messaggio partecipando al dolore dei figli, della sorella Simona e di tutti i familiari della giornalista scomparsa oggi. «Lo spirito critico con cui aveva ripercorso le sue scelte ideali - aggiunge il Capo dello Stato - era parte di un temperamento morale alieno da convenzionalismi e faziosità. Nel ricordare la schietta amicizia che ci ha così a lungo legati, mi resta vivissima l’immagine della sua umanità appassionata, affettuosa ed aperta». Schifani: ha contribuito alla sviluppo della nostra democrazia «Apprendo con profonda tristezza la notizia della scomparsa di Miriam Mafai. La sua storia professionale ed umana è parte integrante del giornalismo italiano. Il suo impegno e la sua dedizione alla causa della libertà hanno contribuito, in misura rilevante, allo sviluppo della nostra democrazia». Così il Presidente del Senato, Renato Schifani, in una dichiarazione. Fini: costantemente attenta alla società italiana Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, appresa la notizia della scomparsa di Miriam Mafai, ha inviato ai familiari un messaggio di cordoglio. «Con Miriam Mafai - scrive Fini - scompare una intellettuale, una scrittrice, una giornalista convintamente impegnata in politica e costantemente attenta alla societá italiana. A tutti voi giungano i sentimenti del più profondo cordoglio mio personale e della Camera dei deputati». Il ricordo commosso di Eugenio Scalfari «Questa notizia - ha commentato su Repubblica.it Eugenio Scalfari - me l’aspettavo purtroppo, ma una cosa è sapere che un amico che se ne va, altro è che se n’è andato. Sono molto triste per la scomparsa di una persona che è stata molto mia amica, preziosa per il giornale e per il Paese». «Aveva una vitalità eccezionale e un’allegria per la vita - ha aggiunto il fondatore di Repubblica -. Era sicuramente una donna di sinistra e scriveva su giornali comunisti, fino a quando nacque Repubblica. Ricordo in che modo prese l’iniziativa di venire da noi e quando io la accolsi a braccia aperte, nell’ottobre del ’75. Ci intendemmo subito. Le dissi "ti dispiacerà lasciare Paese Sera", e lei rispose "ho già dato le dimissioni": era sicura della sua scelta e del fatto che sarebbe stata accolta immediatamente». (Redazione, Il sole 24 Ore.it) *** Si è spenta a Roma a 86 anni Miriam Mafai, giornalista, scrittrice, militante politica nelle fila del Pci e poi del Pds, con il quale è stata anche deputata al Parlamento. Nata a Firenze nel 1926, la «ragazza rossa» (come veniva chiamata in omaggio al suo compagno di una vita, Giancarlo Pajetta il «ragazzo rosso») ha partecipato alla resistenza antifascista a Roma nelle file del Pci. Dopo la Liberazione ha continuato la sua attività politica e dal 1951 al 1956 è stata assessore al Comune di Pescara. Nel 1957 è stata a Parigi come corrispondente del settimanale «Vie Nuove», nel 1960 a «l’Unità» come redattore parlamentare. Direttore di «Noi Donne» dal 1965 al 1970, è passata poi come inviato speciale a «Paese Sera». Dal 1983 al 1986 è stata presidente della Federazione nazionale della stampa. Figlia di una coppia di noti artisti italiani del XX secolo, Mario Mafai e Antonietta Raphael, Miriam Mafai è stata una grande firma del giornalismo, scrivendo su l’Unità e altri importanti quotidiani italiani. Ha contribuito alla nascita del quotidiano Repubblica nel 1976 e ne è diventata editorialista. Ha svolto una intensa carriera di inviata speciale e giornalista politica. È stata direttore del settimanale Noi donne. Intensa anche l’attività saggistica: soprattutto ritratti di donne e uomini che hanno cambiato il volto della società italiana (Diario italiano 1976-2006 edito da Laterza nel 2008) e puntuali analisi sul comunismo in Italia (Dimenticare Berlinguer. La Sinistra italiana e la tradizione comunista, 1996 e Botteghe oscure, addio, 1997). Con quest’ultima opera ha vinto il Premio Cimitile, nel 1996, mentre nel 2005 ha vinto il Premio Montanelli, per la sua attività votata allo sviluppo della cultura italiana del ’900, con particolare attenzione al mondo femminile. (Redazione Il Sole24Ore.it)