Andrea Altavista, ItaliaOggi 6/8/2012, 6 agosto 2012
I LEGALI ITALIANI SCOPRONO LINKEDIN
Una ricerca pubblicata dal magazine inglese Legalweek suggerisce che il rapporto tra avvocati e tecnologia, amore e odio ma anche scoperta reciproca, si sia incrinato.
Eppure in Italia, dove gli studi legali hanno cavalcato «l’onda digitale» in ritardo rispetto ai colleghi negli Stati Uniti e in Inghilterra, il ricorso ai social network per comunicare con i clienti, cercare risorse e condividere informazioni sembra essere sempre più frequente.
Per il momento, l’interesse dei professionisti nei confronti della tecnologia resta un fenomeno «personale» piuttosto che mandato dallo studio, anche se il ricorso a social network sembra essere in aumento anche durante i momenti di incontro professionale della categoria.
Qualche settimana fa, per esempio, Eurojuris Italia, ramo italiano di un’associazione che raggruppa a livello europeo 720 studi legali e circa 4 mila avvocati, ha deciso di offrire agli associati un corso sui rischi e le opportunità del web.
Detto fatto.
La conferenza annuale dell’associazione è stata infatti trasmessa in diretta Twitter grazie al supporto dello studio di consulenza in marketing e comunicazione legale Marketude.
«Sentivamo l’esigenza di aprirci all’esterno, di lanciare un messaggio di trasparenza e innovazione nei confronti di chi, a vario titolo, si rapporta con la nostra associazione.
I social network rappresentano un canale privilegiato ed un nuovo modo di gestire le relazioni e proprio per questo sono diventati strumenti indispensabili anche per le attività di business development», spiega il presidente Pietro Bembo, che aggiunge che molti soci hanno profili su LinkedIn, così come esiste un profilo dell’associazione, utilizzato sempre più spesso come strumento di lavoro.
LinkedIn è infatti il social network candidato a diventare uno strumento di lavoro indispensabile per gli avvocati, sia nel selezionare nuove risorse, sia per avvicinarsi a nuovi clienti.
«Personalmente utilizzo LinkedIn soprattutto come “rubrica” di contatti telefonici e email. Dopo ogni partecipazione a un evento che ha portato a sviluppare nuovi contatti, parte ormai immediatamente la ricerca del profilo su LinkedIn e il conseguente collegamento che consente di sostituire l’archiviazione del biglietto da visita cartaceo con uno strumento che ha il pregio di “auto aggiornarsi” a cura del contatto stesso», conferma Antonella Bisestile, dello studio tedesco Roedl & Partner
Il turnover di personale in studio è inoltre elevato, e LinkedIn si è rivelato uno strumento molto utile per mantenere i contatti con i giovani che collaborano con lo studio per uno stage, o che si trasferiscono in azienda.
«La scorsa primavera ho utilizzato per la prima volta LinkedIn per la ricerca di nuovi collaboratori e i risultati sono stati sorprendentemente positivi. Con una spesa decisamente inferiore a quella di un annuncio sulle testate giornalistiche importanti, abbiamo ricevuto oltre 60 curricula, dai quali sono stati selezionati ben nove candidati che sono stati invitati per un colloquio, con una percentuale di rispondenza delle candidature al profilo cercato superiore a quella mai incontrata prima», continua l’avvocato, che spiega che la selezione si è conclusa con l’inserimento di tre nuovi collaboratori nel team di revisione.
Roedl ha inoltre inviato ai collaboratori dello studio direttive specifiche per l’utilizzo dei social media da parte dei collaboratori.
«Di recente l’argomento è stato affrontato nuovamente a livello centrale ed è stato deciso di non dedicare risorse a questi strumenti perché nonostante l’indubbio beneficio che una presenza sui principali media possa portare, è stato giudicato eccessivamente oneroso l’investimento “personnel intensive” necessario per tenere costantemente aggiornati i profili e per renderli appetibili ai contatti. È stato pertanto redatto un piccolo manuale per consentire a tutti di affacciarsi liberamente a questa realtà, nel rispetto di un codice di comportamento», conclude Bisestile.