Andrea Morigi, Libero 1/8/2012, 1 agosto 2012
DAL PDL RINNEGATO PER IL PD A CINQUE RIMPASTI IN 4 ANNI
Dopo 1.570 giorni alla guida di Palazzo d’Orléans e ben cinque rimpasti in quattro anni, Raffaele Lombardo non tornerà più a essere il Signor Nessuno che era fino al 2004. Prima di dimettersi da governatore della Sicilia, ha piazzato Massimo Russo, l’ex pm di Mazara del Vallo, come vicegovernatore. Scelta strategica, che consentirà al fondatore del Movimento per le Autonomie, di continuare a controllare la Sanità regionale. Del resto il Mpa nasce e si sviluppa come “partito del buco” proprio costruendosi un elettorato con l’esercito di beneficati dalla spesa sanitaria. Dopo la nomina al Bilancio di Salvatore Cintola (ora deceduto) e alla Sanità di Giovanni Pistorio, il costo stimato della Sanità siciliana, alla fine del 2005, riportava un passivo di un miliardo di euro. Da quella data, la spesa finisce fuori controllo e inizia una politica clientelare e assistenzialistica. E dire che l’amministrazione precedente, affidata fino al 2004 a uomini di Forza Italia, era riuscita a ridurre il rosso a circa 150-200 milioni, ricevendo perfino il plauso della Corte dei Conti e delle agenzie di rating per l’opera di risanamento avviata. Si sarebbe potuto continuare sul cammino virtuoso, se non fosse stato per quel gioco di alleanze e tradimenti iniziato con la protezione dell’ex governatore sicilianoTotò Cuffaro. Quell’oscuro europarlamentare del Ccd, che rispondeva al nome di Raffaele Lombardo, si era rivelato un alleato prezioso per essere stato vicesindaco di Catania dal 2000 nella giunta Scapagnini (quella del “buco” da centinaia di milioni di euro), e dal 2003 presidente della provincia di Catania governata dal centrodestra insieme all’Udc. Certo, nel partito di Pier Ferdinando Casini, Lombardo non aveva avuto vita facile benché ne fosse il segretario regionale siciliano. Perfino le speranze del gruppo Caltagirone di trovare spazi nella città etnea erano andate deluse. Così era iniziato il lungo viaggio di Lombardo da indipendente, da uno schieramento all’altro. Abbandonato Casini, aveva mantenuto un’alleanza con l’allora presidente della Regione Sicilia Cuffaro, a cui lo univa la provenienza dalla scuola politica dell’ex ministro Calogero Mannino. Poi, a mano amano chele traversie giudiziarie di Cuffaro lo suggerivano, escogita la formazione di una sigla propria, l’Mpa, con la quale si presenta, alle elezioni politiche del 2006, in alleanza con laLegaNord e con la Casa delle libertà, ottenendo sei deputati e un senatore. Alle elezioni politiche del 2008, alleato del Popolo della Libertà, otterrà otto deputati e due senatori, raddoppiando i voti ricevuti. Così vincerà anche le elezioni regionali del 2008, alleandosi con il Pdl e l’Udc. Abbandonerà il Pdl nel 2010, per formare una giunta con Fli, Api, Pd e Udc. Un maestro di ribaltoni e di sopravvivenza politica come Lombardo riesce a galleggiare anche nelle numerose tempeste giudiziarie che lo colpiscono. Arrestato più volte a partire dal 1992, riuscirà anche a ottenere un risarcimento per ingiusta detenzione. Poi, dal 2010 è indagato dalla Procura di Catania, ma la sua posizione viene archiviata nel 2011. Ma nel marzo 2012, sempre a Catania, si apre un nuovo fascicolo, nell’ambito dell’inchiesta Iblis, nei confronti del governatore siciliano, per il quale si ipotizza il reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso. Ma a dargli il colpo definitivo è Bruxelles, che sospende i trasferimenti di fondi comunitari, chiedendo trasparenza negli appalti. Seguono una lettera del presidente del Consiglio Mario Monti e il declassamento della Sicilia da parte delle agenzie di rating. È allora che Lombardo abbandona la carica. Ma non il potere.