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 2012  agosto 01 Mercoledì calendario

GENOVA RISCHIA UN’ALTRA ALLUVIONE NESSUNA OPERA NEL TORRENTE KILLER


Finché dura il bel tempo, in via Fereggiano tutto sommato possono stare tranquilli. Poi, al primo acquazzone, i detriti che a ormai nove mesi dall’alluvione del 4 novembre scorso occupano ancora il letto del torrente attualmente in secca, ostruiranno di nuovo il flusso dell’acqua, nel punto in cui inizia a scorrere sotto terra. Si salvi chi può. Una tragedia annunciata anche dall’ordinanza, firmata il 3 febbraio 2012 dall’allora sindaco Marta Vincenzi, e tuttora in vigore. Contiene misure di sicurezza a tutela della pubblica incolumità della popolazione della zona. Scattano nel caso di un’emergenza idrogeologica. Cioè, appena si scatena una pioggia più intensa del solito. Ben undici pagine per avvertire i residenti che, all’attivazione dell’avviso di temporale o dello stato di allerta 1 o 2, e comunque prima dell’evento meteorologico previsto, bisogna sgombrare. Abbandonare i locali inondabili, sistemare paratie, portare via le automobili. Insomma, se le condizioni peggiorano, l’unico rimedio consiste nella fuga. Grazie, la gente lo sapeva anche prima che se non s’interviene si va tutti sott’acqua. Ci sono commercianti che hanno vissuto tutte le alluvioni dal 1972 a oggi. Non hanno ceduto ala tentazione di scappare. Semmai pretendono che il comune sistemi il dissesto. Si erano riuniti in comitato ben prima dei sei lutti dell’autunno 2011. Dal 2010, con lettere ed esposti all’amministrazione cittadina, segnalavano le pietose condizioni del torrente, aggravate, nell’ottobre del 2009, da «una frana che, da metà collina circa, è scesa verso via Fereggiano, andando a finire, con terra, pietre ed alberi, nel rio Fereggiano, ostruendo parzialmente l rio, proprio all’inizio della parte coperta». Attualmente, sono in corso le prime palificazioni. Ma l’opera è ben lungi dall’esser conclusa e alla prima ondata, tutto il cantiere sarebbe travolto. Però, almeno, il Comune si ritiene assolto da ogni responsabilità per un’eventuale nuova catastrofe: noi ve lo avevamo detto che c’era pericolo. Magari non hanno fatto nulla, perché ancora oggi i veicoli che salgono verso la collina devono percorrere la strada a senso alternato. Ma gli amministratori hanno provveduto innanzitutto a mettersi al riparo dal punto di vista giuridico. Che ci si debba arrangiare da soli, nel quartiere lo hanno già capito da un pezzo. Gli unici aiuti in denaro agli operatori economici (che nel frattempo avevano ricostruito negozi, officine e laboratori a proprie spese) sono giunti dalla colletta del parroco. Per accedere ai contributi pubblici a fondo perduto, bisogna essere in regola con innumerevoli trappole burocratiche. Nessun risarcimento per quanto si è perduto. Saranno riconosciute soltanto le spese superiori ai 500 euro effettuate dopo l’alluvione e regolarmente fatturate. Chi aveva speso poco, è rimasto fregato. Maledizione alla parsimonia genovese, in questo caso. Del resto, il detto «chi più spende meno spende» per molti non si è rivelato un affare. Non per i commercianti del sottopasso Cadorna, almeno. Stanno indebitandosi per l’affitto di un tendone dove tentano di proseguire, in perdita, la loro attività ai Giardini Caviglia. Un tempo zona di grande passaggio, adiacente la stazione ferroviaria di Brignole, ora è in stato di degrado anche a causa dei lavori della linea metropolitana. È stata concessa l’occupazione gratuita del suolo pubblico, ma l’elettricità e la vigilanza vanno pagate. E intanto il giro d’affari si è ridotto a tal punto che tre operatori hanno deciso di chiudere. Eppure, rileva il consigliere comunale del Pdl Matteo Campora, «il 19 marzo 2012 è stato firmato un protocollo d’intesa fra l’amministrazione comunale e il Comitato Cadorna. I commercianti si sono impegnati ad anticipare le spese di progettazione ed esecuzione dei lavori che poi verranno scalate dal canone d’affitto che viene versato al Comune. La promessa era di riaprire il sottopasso in breve tempo. Così non è avvenuto ed il protocollo è stato disatteso. Esiste la volontà di rendere effettiva questa intesa? Quali sono i tempi? Inutile dire che è un periodo particolarmente difficile per il piccolo commercio e diverse imprese non riescono più ad andare avanti sotto i tendoni. Se non si procede in maniera spedita i negozianti saranno costretti a dover chiudere bottega e avremo altri lavoratori a spasso ». Benché sia cambiata la giunta dopo l’elezione di Marco Doria, dal nuovo assessore allo Sviluppo economico, Francesco Oddone, arrivano rassicurazioni. Tutto il progetto è stato affidato all’Aster, azienda comunale che ha iniziato i sopralluoghi «per studiare gli opportuni accorgimenti che permettano un intervento con il minor costo possibile». Soltanto parole, per ora, e il gioco snervante del palleggio di competenze. Ci si deve preoccupare di puntualizzare perfino che le vetrine fanno parte dei negozi. E assicurare che, una volta riaperto il sottopasso, non rimarrà l’attraversamento pedonale in superficie. Se no, addio clienti.