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 2012  agosto 03 Venerdì calendario

DUE MILIONI DI POSSIBILI HOLMES

Cosa passava per la testa di James Holmes mentre preparava, in maniera minuziosa, la sparatoria al cinema di Aurora, in Colorado, nella quale sono rimaste uccise 12 persone e 58 ferite? L’istante dopo che l’immagine di quel ragazzo giovane, con gli occhi vitrei e i capelli color arancio ha fatto il giro del mondo, questa è diventata la domanda ricorrente, ma anche quella che potrebbe restare senza risposta per sempre. Ricostruire i passi che conducono verso il baratro della follia, infatti, non è impresa facile e, spesso, viene fatta solo a ritroso nel tempo quando, ormai, il sangue dei morti non può essere cancellato. Holmes, come spesso accade in questi casi, aveva tenuto un diario delle sue azioni che aveva poi inviato, il giorno stesso del massacro, al Lynne Fenton, insegnante presso il campus che frequentava e psichiatra al quale il ragazzo si era rivolto, probabilmente in un estremo tentativo di allontanare le ombre che gli stavano oscurando la mente.
Incontri, quelli con la Fenton, che avevano rivelato una situazione allarmante che la psichiatra aveva segnalato al campus dove, però, non erano stati presi provvedimenti probabilmente anche perché, nel frattempo, Holmes aveva abbandonato il suo corso di studi, senza specificarne le ragioni. Il problema in questi casi, come hanno chiarito molti professionisti in questi giorni, risiede nella difficoltà, non di individuare il disagio ma di determinarne la gravità e di decidere le azioni da intraprendere.
Un’indagine condotta dalla US Preventive Service Task Force rivela che circa il 6% degli adolescenti americani, parliamo di circa due milioni di giovani, soffre di grave forme di depressione che possono, poi risolversi in azioni omicide.
Secondo uno studio dei Servizi Segreti, del 2002, tutti i responsabili di massacri (dalle Columbine a Virginia Tech ad Aurora) sono maschi; l’81% fra loro aveva provato a mettere qualcuno “in allerta”, a proposito delle proprie intenzioni e il 98% aveva subito, nei mesi che precedono le sparatorie, ciò che loro consideravano una perdita o un fallimento.