Roberto Giardina, ItaliaOggi 2/8/2012, 2 agosto 2012
IL MESSICO IN GINOCCHIO DOPO DUE ANNI DI SICCIT
Circa 3,2 milioni di ettari di colture distrutti, 4 milioni di capi di bestiame morti di sete o sacrificati, 10 mila comunità senza acqua corrente.
È il tragico bilancio della peggiore siccità che ha colpito il Messico negli ultimi 71 anni. Una siccità che dura ormai da due anni, durante i quali 22 dei 31 stati messicani hanno subito un calo delle precipitazioni fino al 50%.
Ora però le piogge sono finalmente ritornate e il ministro dell’agricoltura ha dichiarato che «la siccità è finita».
Ma gli strascichi restano. «A Città del Messico i dirigenti pensano che la pioggia abbia risolto il problema», lamenta César Duarte, governatore dello stato di Chihuahua. «Ma non piovono né cibo, né spighe, né pascoli.
Queste perdite non verranno mai recuperate».
Senza raccolto da tre anni, i contadini non hanno semi di mais, di fagioli e di avena da piantare.
Per evitare il peggio, il governo aveva lanciato lo scorso gennaio un programma di emergenza da 37,3 miliardi di pesos (2,3 miliardi di euro) destinato all’acquisto di camion cisterna, allo scavo di pozzi e alla distribuzione di cibo.
Secondo il ministero dell’agricoltura, le importazioni di sementi sono aumentate del 47,5% nel primo trimestre. Ma la domanda fa salire i prezzi e il valore totale delle sementi importate è cresciuto del 75%. L’aumento coinvolge tutta la catena produttiva, dai produttori cerealicoli a quelli lattieri, dagli allevatori di bestiame fino ai consumatori: nello stato di Durango, il prezzo della carne si è moltiplicato per cinque. Le popolazioni rurali povere, che praticano una produzione per l’autoconsumo, sono naturalmente le più colpite. Nelle montagne aride dello stato di Chihuahua il timore di carestia ha provocato ondate migratorie, temporanee e definitive, tra gli Indios Tarahumaras: vittime della lentezza degli aiuti pubblici, migliaia di membri di questa etnia, fiera e autonoma, lasciano le terre dei loro antenati per trasformarsi in lavoratori giornalieri senza protezione sociale.
Di chi è la colpa di tutto ciò? Per Waldo Ojeda, ricercatore all’Istituto messicano di tecnologia dell’acqua, «il riscaldamento climatico accentua la variabilità delle temperature e delle precipitazioni, ma la siccità è legata anche a una mancata pianificazione delle colture su scala nazionale. Senza parlare della deforestazione e dell’irrigazione abusiva delle zone desertiche». E quel che è peggio, conclude, «si tratta di un fenomeno ciclico che tra qualche anno toccherà di nuovo il paese».