Roberto Giardina, ItaliaOggi 2/8/2012, 2 agosto 2012
SENZA IMMIGRATI? UNA CATASTROFE
È quasi un libro di fantascienza sociale. Cosa accadrebbe in Germania se da un giorno all’altro il paese venisse abbandonato dai 7,369 milioni di residenti stranieri su 81,83 milioni di abitanti? Un buon terzo dei tedeschi avverte la presenza degli immigrati come «un fastidio», ma l’esodo sarebbe una catastrofe, come scrivono i giornalisti Pitt von Bebenburg e Matthias Thieme nel saggio Deutschland ohne Ausländer, Germania senza stranieri (Redline Verlag, 272 pagine, 19,99 euro).
La patria di Frau Merkel diventerebbe un paese più povero, più vecchio e più sporco.
A essere colpite sarebbero soprattutto le zone industriali all’Ovest, mentre nelle regioni della scomparsa Ddr la fuga degli immigrati sarebbe poco avvertibile (all’Est solo un cittadino su 50 non è tedesco). Francoforte, la capitale finanziaria, perderebbe un quarto dei suoi abitanti e in certi quartieri, come quello della stazione centrale, oltre un terzo. In Assia gli stranieri sono l’11,2%, nel Baden-Württemberg quasi il 12. A Berlino, su 3,5 milioni se ne andrebbero 468.748 abitanti, pari al 13,6%. Ad Amburgo sono il 13,5%, a Stoccarda, Monaco e Norimberga circa il 20.
Oltre ai 7 milioni di Gastarbeiter, i lavoratori ospiti secondo la formula di cortesia, la Repubblica federale perderebbe altri 2 milioni di abitanti con il doppio passaporto, o comunque con radici straniere. Sono mezzo milione i bambini figli di emigranti diventati cittadini tedeschi, e la loro partenza svuoterebbe le classi scolastiche. Bisogna precisare che ai figli degli stranieri non viene concessa automaticamente la cittadinanza, come si chiede in Italia, e come avviene negli Stati Uniti, ma la procedura non è assurdamente estenuante come da noi. Se i genitori risiedono da almeno otto anni, non hanno commesso reati gravi e si sono integrati (non assimilati), il bambino diventa tedesco a tutti gli effetti.
Senza giocatori stranieri, nessuna squadra della Bundesliga riuscirebbe a superare il primo turno nella Champions League o in Coppa Uefa, e la nazionale non potrebbe sperare di giungere ai Campionati mondiali o europei. Una buona metà dei campioni in maglia bianca ha genitori non tedeschi, come i polacchi Klose o Podolski. «Senza dubbio, il calcio senza stranieri non è immaginabile», ammette Theo Zwanziger, ex presidente della federazione tedesca. La percentuale di stranieri nelle squadre in serie A sfiora il 43%.
Il calcio non è importante? Ma crollerebbe il sistema di assistenza agli anziani: l’11% del personale che cura i non abili a domicilio è straniero, e la percentuale sale al 15% negli ospizi. Anche gli ospedali non potrebbero più garantire un normale funzionamento. I tedeschi dai capelli bianchi privi di cure assidue morirebbero prima, denunciano gli autori.
Il giorno stesso dell’esodo dovrebbero chiudere migliaia di locali, ristoranti e alberghi. Nel settore, gli stranieri sono 169 mila, pari al 21%. Niente più pizzerie o chioschi turchi. E la Germania diventerebbe un paese sporco: gli addetti alla nettezza urbana sono in gran parte stranieri.
Diminuirebbe il pil, e di conseguenza si avrebbe un crollo in borsa e una fuga di capitali dalle banche. E calerebbero i contributi complessivi per mutua e pensioni.
Ma la Germania diventerebbe almeno un paese più sicuro cacciando i criminali stranieri? Neanche questo: la percentuale di crimini commessi dagli immigrati è inferiore alla media nazionale, assicura il criminologo Dieter Rössner. Forse il libro andrebbe tradotto e distribuito anche in Italia.