ItaliaOggi 3/8/2012, 3 agosto 2012
L’ORO OLIMPICO VAL BENE UNO SPONSOR
Chi vince vale. Se poi l’atleta o il campione diventa personaggio televisivo può far volare i propri cachet, soprattutto sull’onda di una vittoria all’Olimpiade, il più grande show sportivo al mondo.
Ne sanno qualcosa il nuotatore statunitense Michael Phelps, icona da 6 milioni di euro, e la nuotatrice italiana Federica Pellegrini, che pur uscita a mani vuote dai Giochi di Londra vale oltre due milioni di euro in sponsorizzazioni.
È una legge immutabile da decenni, regolata e gestita dal sistema delle televisioni/sponsor in ogni angolo del pianeta.
I Giochi londinesi si stanno caratterizzando, al di là della disciplina, per i trionfi di una serie di giovani, veri e propri outsider.
Nella scherma, per esempio, nessun campione del mondo in carica si è confermato nelle tre diverse armi. Volti nuovi, quindi, da costruire, come quello di Elisa Di Francisca, 30enne jesina fresco oro nel fioretto individuale o del travolgente friulano, per carattere e grinta, Daniele Molmenti, numero uno del kayak olimpico K1 (appassionato di Ducati tanto da tingere di «rosso» il suo scafo).
Un problema in più per i consulenti di immagine e per chi sceglie, nei diversi network tv, l’olimpionico da invitare (a partire dal prossimo autunno) nei talk-show di turno.
La dèbacle della Pellegrini, quinta nei 400 e nei 200 stile libero, può modificare il valore dei compensi per le ospitate televisive, ma il personaggio non è in discussione.
Il suo entourage, tra l’altro, è certo di confermare il portfolio degli abbinamenti pubblicitari (Mizuno, Barilla, Armani, Yamamay, Enel solo per citarne alcuni), per un controvalore non inferiore ai 2 milioni di euro, senza considerare i ricavi da presenze televisive.
È lì che si rafforza l’immagine e si strizza l’occhio ad aziende sponsor interessate a legarsi a personaggi-brand affidabili.
«Se si fosse confermata sul tetto dei Giochi avrebbe ulteriormente rafforzato la sua posizione, ma l’icona Pellegrini non si discute», spiega a ItaliaOggi Ellida Bronzetti («figlia d’arte», il padre Ernesto è consulente di mercato di Milan e Real Madrid), socio fondatore dell’agenzia Red Carpet specializzata nelle presenze tv di sportivi e personaggi dello spettacolo. «Il ragionamento cambia per atleti del livello di Fabio Scozzoli (settimo nei 100 rana) o Luca Dotto (fuori dalla semifinale dei 100 stile libero). Talentuosi, ma ancora alla ricerca del primo alloro a cinque cerchi. Li abbiamo lanciati un anno fa in occasione di Miss Italia. Se avessero vinto a Londra avrebbero visto raddoppiare i loro compensi del 100%, perché sarebbe stato riproposto il binomio belli&vincenti».
Una medaglia olimpica, meglio ancora se d’oro, fa sparire i sottotitoli nei programmi tv dove si viene invitati. Si diventa dei soggetti universalmente riconosciuti. Poi, però, per fare il salto di qualità bisogna essere personaggi e di solito questa caratteristica è innata, fa parte del Dna dell’atleta, come nel caso dello schermidore Aldo Montano (fuori negli ottavi di sciabola individuale)».
Occasioni d’oro ci sono anche sul terreno delle «sorprese» o dei cosiddetti outsider, proprio perché inaspettati. «La bravura è partire per l’Olimpiade scommettendo su quegli atleti che nessuno si aspetterebbe di vedere sul podio», sottolinea Elena Grosso, titolare di Ip consulting, società cuneese specializzata nella gestione di giovani promesse nel calcio, tennis e sport minori. «Il caso della lituana Ruta Meilutyte, splendido oro nei 100 rana ad appena 15 anni deve far riflettere, perché questa sconosciuta nuotatrice non ha attirato, pre-Olimpiade, alcuno sponsor.
Nei prossimi anni la campionessa dell’Est può raggiungere livelli commerciali anche superiori al milione di euro, ma deve confermarsi a Rio2016. Servono, per il futuro, maggiori analisti e le scelte delle aziende in termini di sponsorizzazioni, devono partire dalle giovani promesse, non solo dai campioni affermati, troppo appagati per i contratti d’oro di tv e sponsor».
L’unica conferma a livello internazionale arriva dal nuoto, con il record di Phelps, il «cannibale» di Baltimora, che ha conquistato a Londra la sua diciannovesima medaglia a cinque cerchi, superando il record dei primi anni 60 della ginnasta ucraina Larisa Latynina (ferma a 18 allori olimpici).
«A Londra Phelps è entrato definitivamente nella storia e per i suoi sponsor (Kellogg’s, Omega, Speedo, Visa, Nike e AT&T, ndr) è un’opportunità unica a livello di comunicazione», dichiara Flavio Ferraria, titolare di Inn sports management (gestisce le procure e i diritti di immagine di calciatori in Europa). «Questo record vale più di un semplice oro in vasca. Il nuovo primato del campione americano può modificare il suo prossimo futuro al termine della carriera. Phelps si trasformerà in imprenditore di se stesso e lancerà linee di abbigliamento, centri sportivi dedicati al nuoto, senza dimenticare le innumerevoli opportunità offerte dai network tv. Oggi è un’icona da 6 milioni di euro, ma può diventare come George Foreman o Michael Jordan, ovvero un brand di marketing a nove zeri».
A cura di Marcel Vulpis