Roberto Giardina, ItaliaOggi 3/8/2012, 3 agosto 2012
L’INDUSTRIA DEI RIFIUTI BATTERÀ LA VW
Entro il 2020 l’industria collegata alla spazzatura supererà in Germania per importanza il settore dell’auto, annuncia la Berliner Zeitung nel supplemento dedicato all’occupazione. Se vuoi un posto e fare carriera, invece di studiare filosofia, specializzati nell’arte del riciclaggio e dello smaltimento dei rifiuti.
L’Abfallwirtschaft, come si dice in tedesco, non conosce crisi. Al contrario è in continuo sviluppo. Gli addetti erano quasi 148 mila nel 2007 e 155 mila l’anno scorso, un incremento che può sembrare modesto, ma le imprese lavorano da tempo a pieno regime e sono al limite delle loro possibilità. In tutto il paese sono 5.400 e nel 2011 hanno raggiunto un fatturato di 40 miliardi di euro che dovrebbe raddoppiare entro la fine del decennio, secondo la società di consulenza aziendale di Roland Berger. Si prevede che nei prossimi anni il settore continui a espandersi e che la richiesta di personale specializzato aumenti. Gli addetti disoccupati sono appena 5.200.
Naturalmente, i pregiudizi sono difficili da superare. Da noi si dice «operatore ecologico», e subito si pensa allo spazzino. Un lavoro sporco? Ma lo svuotamento dei bidoni casa per casa è quasi completamente automatizzato, Non sarà l’ideale, ma non è più duro come in passato. E, almeno in Germania, gli operatori si sentono un po’ gli angeli custodi dell’ambiente, «poliziotti» che controllano i cittadini e il rispetto delle regole: chi sgarra, sbagliando il bidone dove scaricare i rifiuti, dalla carta dei giornali a quella da imballaggio, e non seleziona le bottiglie secondo il colore, rischia un ammonimento e, se non si corregge, anche una multa.
Un Müllmann, uno spazzino, guadagna a Berlino intorno ai 2.500 euro lordi al mese. La lista d’attesa per essere assunti è lunga, anche se il lavoro comincia verso le 6 del mattino. L’anno scorso la capitale ha prodotto 860 mila tonnellate di rifiuti.
«I tempi in cui si cercavano solo normali lavoratori sono finiti», afferma Fritz Pressel, direttore generale della Società tedesca per l’economia dello smaltimento. È un’attività radicalmente cambiata. Negli anni Sessanta servivano pochi specialisti, in particolare geologi che individuassero le zone dove scavare i depositi, in modo da non inquinare i terreni e salvaguardare le falde acquifere. Le norme ecologiche sono diventate sempre più severe, ed è cresciuta la coscienza sociale. I Verdi, che hanno conquistato la ribalta politica, all’inizio degli anni ottanta, si sono impegnati per varare leggi all’avanguardia rispetto al resto d’Europa.
All’Alba, la società che si occupa dei rifiuti a Berlino, cala di continuo la richiesta di lavoratori non qualificati mentre si cercano specialisti. «Ormai sono solo giovani al primo impiego che vengono addestrati e ottengono presto una specializzazione», dichiara Claudia Mart, responsabile della formazione dei nuovi assunti. Nell’impresa della capitale le diverse qualifiche sono diciotto, e richiedono particolari conoscenze, dalla chimica all’ecologia, dalla meccanica all’elettronica. Le macchine utilizzate diventano sempre più complesse e richiedono a loro volta specialisti per usarle e per mantenerle in ordine. Inoltre, Alba e le altre società sono imprese moderne e dinamiche ed è facile fare carriera anche partendo dai primi gradini. Nei centri più grandi, hanno propri laboratori di ricerca e di analisi, e impiegano dunque chimici e fisici.
Inoltre, i comuni e le regioni cercano esperti per controllare e sviluppare il settore. Un architetto rischia di rimanere disoccupato, o si deve accontentare di ristrutturare appartamenti. Un ingegnere specializzato nello smaltimento dei rifiuti trova un posto nel giro di 24 ore, e può scegliere in quale città trasferirsi.