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 2012  agosto 03 Venerdì calendario

SCENDE IN CAMPO PERFINO MITTAL PER SOSTENERE LO SPORT INDIANO

Un miliardo e duecento milioni di abitanti, per un bronzo. Al tramonto della prima settimana di gare l’India tiene fede alla storia di se stessa, gigante dai piedi d’argilla nel mondo olimpico, incapace com’è di guadagnare una ragionevole frazione delle medaglie che incassano i Br(i)cs, senza la i. Brasile, Russia, Cina e anche Sudafrica hanno economie in movimento direttamente proporzionale alla capacità di conquistare primati nel mondo dello sport. L’India va al contrario: cresce, ma non si muove. In senso proprio. Non corre, non nuota, non segna, non cavalca. Spara, qualche volta, fatica, qualche altra. Fino a ora il secondo Paese più popoloso del pianeta ha partorito il bronzo di Gagan Narang, terzo miglior centro con la carabina da 10 metri. Gli "amici" cinesi viaggiano oltre i trenta trofei per lo più d’oro, i russi non tengono ancora fede alle aspettative, ma sono sempre i russi. Sudafricani e brasiliani veleggiano a metà classifica. Eppure nel medagliere non sono schiacciate da Moldavia e Mongolia come tocca a Nuova Delhi.
Il trend è in linea con la storia che racconta di un solo bronzo a Sidney 2000 (sollevamento pesi), un argento ad Atene 2004 (tiro a segno) fino all’exploit di Pechino 2008 dove sono arrivati un oro (tiro) e due bronzi (lotta e sollevamento). Spara e occasionalmente fatica, appunto. Londra 2012 è però molto più preoccupante del passato perché a scuotere da tanta pigrizia un popolo intero si è mosso anche Lakshmi Mittal, l’uomo più ricco del Paese (e di Gran Bretagna) assiso com’è su una fortuna che supera i 20 miliardi di dollari costruita con l’acciaio. Ricorda il genero Amit Bhatia: «Dopo Atene, in famiglia, ci interrogammo su che fare per evitare il ripetersi di tanta delusione. Nacque così l’idea». Il tycoon indiano ha fino ad ora investito 8 milioni di sterline per selezionare atleti potenzialmente olimpici, prepararli adeguatamente e lanciarli nelle qualificazioni. Sedici prodotti del Mittal Champions Trust sono così entrati nella squadra di 81 sportivi sfilati alla cerimonia di apertura.
Un centometrista non si crea in qualche anno e neppure un nuotatore. La strategia dell’imprenditore indiano ha puntato a scolpire l’eccellenza là dove c’era già terreno fertile e quindi tiratori, pesisti, qualche arciere, pugili e lottatori guidati da Narsingh Yadav, 24 anni, un ex bigliettaio di tram già oro nei Giochi del Commonwealth. Un buon auspicio, ma niente di più. Lakshmi Mittal è convinto che tutto o quasi dipenda dal training e ha mandato i prescelti a sessioni di allenamento nelle blasonate accademie di mezzo mondo. Pugili nel Regno Unito, tiratori in Italia, lottatori in Russia. Testato - con successo relativo - a Pechino, il Mittal Champions Trust deve sbocciare qui a Londra. Per ora non se ne vede traccia, eccetto che per quei colpi del cecchino Gagan. L’Olimpiade non è finita, la speranza di schiodarsi dall’abbraccio mortale di Moldavia e Mongolia non è del tutto tramontata.