Silvio Piersanti, il Venerdì 3/8/2012, 3 agosto 2012
KIM JONG-UN
TOKYO. Se per cercare di indovinare cosa abbia in testa Kim Jong-un dobbiamo valutare l’altezza delle minigonne e dei tacchi delle donne fotografate recentemente nelle strade della capitale Pyongyang, bisogna ammettere che di quest’uomo e del Paese che governa da dittatore assoluto continuiamo a sapere ben poco. Di sicuro conosciamo la valanga di cariche piovute su di lui in circa otto mesi di fulminea carriera: generale a quattro stelle, Leader supremo della Corea del nord, Comandante supremo dell’esercito, Primo segretario del Partito dei lavoratori, Primo presidente della commissione della difesa nazionale, Maresciallo dell’esercito del popolo coreano... Sarebbe invece meglio per il mondo intero saperne di più, perché quest’uomo di età sconosciuta, ma dall’aspetto di goloso bonaccione ventenne, è il capo assoluto di uno dei più grandi eserciti del mondo che si teme disponga di missili con testate atomiche da sganciare sui cieli nemici di Corea del Sud, Giappone e Usa: un esercito di un milione e 200 mila uomini addestrati con maniacale professionalità, ben nutriti e ben retribuiti, al contrario degli altri 23 milioni di affamati concittadini.
Il mistero della Corea del Nord è ancora così fitto che ogni minimo dettaglio non conforme allo stile di vita in un regime dittatoriale di scuola maoista, finisce in prima pagina dei giornali di tutto il mondo e viene sviscerato dai più autorevoli commentatori. Se poi la televisione di Stato trasmette, in prima serata, addirittura la notizia che svela il matrimonio segreto del giovane leader, allora vuol proprio dire che molte cose stanno cambiando. È accaduto il 25 luglio scorso, quando l’esistenza di una first lady è diventata ufficiale, mettendo così fine alle voci e ai pettegolezzi nati dopo che una donna bella ed elegante era stata vista – nelle settimane precedenti – accanto a Kim Jong-un allo spettacolo di un musical nel quale si esibiscono attori travestiti da Topolino, Minnie, Winnie the Pooh ed altri personaggi di Walt Disney, al ritmo di Rocky eseguito da violiniste in minigonna. Il segnale più tangibile, non c’è alcun dubbio, delle prime piccole crepe che si stanno aprendo nel massiccio muro di ghiaccio che circonda la Rdpc, governata da tre generazioni dall’unica dittatura comunista ereditaria al mondo. Dopo giorni di frenetiche indagini per scoprire l’identità della mistery woman, si era sparsa la voce, avvalorata dai servizi segreti della Corea del Sud, che l’affascinante signora accanto al giovane leader fosse Hyon Song-wol, una ex pop star, per la quale il rampante Kim, reduce da studi sotto falsa identità in una scuola di Berna, si era preso una cotta travolgente e corrisposta. Ma il padre Kim Jong-il giudicò sconveniente quella relazione amorosa tra il figlio (avuto dalle sue terze nozze con una ballerina giapponese) e una cantante, e ordinò che ci si mettesse immediatamente la parola fine. A scanso di equivoci, fece in modo che la giovane donna si sposasse con un ufficiale dell’esercito, a lui fedelissimo. Che diligentemente la mise subito incinta. Dopo la morte del padre, nel dicembre scorso, il giovane Kim si sarebbe però sentito libero di riprendere la storia d’amore interrotta dieci anni prima.
Ma è davvero lei la moglie annunciata dalla Tv di Stato con il nome di «compagna Ri Sol-ju»? Le prime indiscrezioni hanno già aperto un giallo. C’è chi dice che si tratterebbe solo di una cambiamento d’identità, per non turbare troppo il popolo, e chi invece (secondo la Bbc) sottolinea come in effetti esisterebbe in Corea del “Nord una Ri Sol-ju, anch’essa cantante, ma sulla vita della quale mancano però ulteriori notizie. La cosa più importante, a questo punto, è comunque l’annuncio ufficiale del matrimonio con quella misteriosa first lady che Kim Jong-un, tanto per far capire chi comanda ora, ha voluto al suo fianco: non solo per assistere a uno spettacolo, ma anche in celebrazioni pubbliche, come la solenne cerimonia di commemorazione di nonno e padre, culminata in una visita al faranoico mausoleo dei defunti leader.
Una gola profonda dei servizi segreti coreani rivela che l’esistenza di un legame sentimentale era noto da tempo negli alti livelli governativi e militari. «Ma evidentemente, ora ha voluto presentare la sua compagna al popolo. Contrariamente a suo padre, Kim Jong-un è infatti un abile comunicatore. In pochi mesi di regno ha fatto più discorsi pubblici e apparizioni ufficiali lui che suo padre in tutti gli anni della sua dittatura. La gente non sapeva nulla della vita privata di Kim Jong-il. Ignorava anche l’esistenza del figlio Jong-un, fino a che non l’ha presentato come suo successore, dopo aver diseredato i due fratelli maggiori: uno perché portava orecchini ed era «troppo effeminato»; l’altro perché si era fatto arrestare all’aeroporto di Tokyo mentre tentava di entrare in Giappone con un falso passaporto dominicano per andare a vedere la colossale Disneyland giapponese».
Evidentemente Disney è una passione di famiglia che tradisce un’attrazione repressa per la dolce vita imperialistica. Ci sarebbe anche una sorella, ma l’emancipazione femminile non è ancora giunta sino al diritto al ruolo di «dittatrice».
La prima apparizione della presunta Hyon Song-wol (o Ri Sol-ju?), dopo sei anni di assenza dalle scene, è stata a marzo quando, in evidente avanzata gravidanza, si è esibita a Pyongyang nel quadro delle celebrazioni della Giornata Internazionale della donna. In prima fila, a spellarsi le mani, Kim Jong-un. Del marito e della loro figlioletta non si sa nulla. E siccome il detto mater semper certa est, pater numquam è ben conosciuto anche in Asia, qualcuno si è lasciato sfuggire l’ipotesi che il pater della bambina sia il giovane (e focoso) leader.
Solo sussurri, per carità. È invece un solido dato di fatto che lei, Hyon Song-wol, fosse a capo del gruppo rock-patriottico Bochombo Electronic Music Band. Il suo maggiore successo è del 2005: un peana allo stakanovismo di staliniana memoria intitolato Un’eccellente donna-cavallo. Altre sue canzoni di successo sono state: Amo Pyongyang, Soldati del partito, I passi dei soldati, Canzoni d’amore? Non è pane per i denti dei nordcoreani (che comunque di pane ne mangiano poco). In una recensione del musical apparsa sul notiziario della Korean Central News Agency, si annunciava che il «supremo leader si prepara a varare un grandioso piano per dare entro la fine dell’anno in corso una svolta spettacolare nei campi dell’arte e della letteratura». Qualcosa sta veramente cambiando nel Paese-eremita? Anche nella Corea del Nord potrebbe un giorno sbocciare quel gelsomino che sta cambiando la storia del Nordafrica? Per rispondere, più che misurare minigonne e tacchi, bisogna chiedersi quale sia il significato di un’altra drastica decisione presa in questi giorni da Kim Jung-un: il «licenziamento» in tronco del generale Ri Yong-ho, la più influente personalità del regime dopo lo stesso dittatore. L’opinione prevalente tra gli osservatori specialisti del Nord (così, semplicemente, viene definita la Corea del Nord a Seoul e Tokyo) è che il generale Ri sia caduto sul fronte della guerra spietata tra il potere militare e quello politico. Il generale era il mentore lasciato al figlio da Kim Jong-il, e il testimone vivente della sua volontà che il figlio continuasse a condurre il Paese nello spirito del Songun (Prima l’esercito). Ma il conflitto non è solo ideologico: è anche economico. I militari infatti gestiscono autonomamente gran parte del prodotto interno lordo, inclusi gli ingenti capitali ricavati dall’esportazione di missili, che vengono reinvestiti nello sviluppo del programma di armamento atomico. Dietro Jong-un c’è il potente Partito dei lavoratori di cui egli è primo segretario. I quadri del partito esigono meno missili e più benessere. Una politica che Kim Jong-un condivide, opponendolo frontalmente ai militari. Se è vero quanto affermano i servizi segreti sud-coreani, dal 2009, quando Kim fu nominato futuro successore, circa 20 alti ufficiali sono stati defenestrati o condannati a morte.
Non si conosce il ruolo effettivo del giovane leader in questa purga di stile staliniano, ma gli osservatori ritengono che il neo Maresciallo oltre che essere stato centrato dai dardi di Cupido, sia stato anche pizzicato dalla tarantola del potere assoluto. Impossibile, come sempre, interpretare con chiarezza i segni dei cambiamenti nel Nord. Un aspetto innegabile è che il giovane leader sta cercando di forgiarsi uno stile opposto a quello del padre ed è lecito sperare che da questo impulso freudiano a sopprimere il genitore possa scaturire una volontà di riforma che tolga la Corea del Nord dall’isolamento mondiale. È questa la speranza di Seoul, Washington e Tokyo e, ormai, anche della Cina, ultima alleata della Corea del Nord. Potrebbe essere la premessa di una non impossibile riunificazione della nazione, rimarginando una ferita purulenta che è costata quattro milioni di vite e che rimane da oltre sessant’anni una minaccia alla pace mondiale. Silvio Piersanti