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 2012  agosto 03 Venerdì calendario

LA SUA VITA

unica, triste, esaltante, complicata, certamente non meravigliosa - si spezza il 5 agosto del 1962, nella residenza californiana di Brentwood: abuso di psicofarmaci, un corpo senza vita, una diagnosi medica frettolosa, un mistero tuttora irrisolto. Ma al di là delle tesi sulla dinamica della morte, della disputa tra incidente, omicidio o suicidio, cosa resta, dopo esattamente mezzo secolo, di un’icona eterna come Marilyn Monroe?

VIDEOTRIBUTO 1 - LE PAROLE 2

Tante, quasi troppe cose. Una bellezza e un sex appeal irraggiungibili, cristallizzati negli anni giovanili (la sua esistenza finisce ad appena 36 anni). Un carisma, sullo schermo e fuori, altrettanto ineguagliabile. I simboli legati alla sua persona: capelli biondo platino, l’abito bianco che si alza per scoprire strategicamente le gambe, le due gocce di Chanel numero 5 al posto del pigiama. E infine, i numerosissimi quanto inutili tentativi di imitazione, da parte di questa o quella stella dello showbiz. Da allora a oggi, in una teoria ininterrotta.

Perché il marchio Marilyn, in questo ventunesimo secolo, vende. Eccome. Ogni giorno, agenzie di stampa e siti internet ci informano di iniziative commerciali legate alla sua leggenda. Le aste di foto più o meno inedite, ad esempio: quella che si terrà in settembre a Varsavia, una collezione di quattromila immagini rimaste per anni negli scatoloni. Per non parlare dell’infinita bibliografia a lei dedicata: l’ultima uscita, decisamente scandalistica, è il libro dello scrittore newyorkese Tony Jerris, intitolato Marilyn Monroe: My little secret told by Jane Lawrence, in cui si racconta di una presunta relazione omosex tra la diva e una ragazza minorenne. Ma la vendibilità del mito Monroe si manifesta anche indirettamente. Nelle tante cover di riviste patinate in cui le celebrità femminili di oggi ne riproducono look e gesti; e naturalmente al cinema e alla tv, che continuano a sfornare biopic: l’ultimo, fortunato caso è Marilyn con Michelle Williams.

Ma la cosa che impressiona di più, cinquant’anni dopo la scomparsa della diva, è la straordinaria lucidità con cui lei, durante la sua breve e fulminante carriera, vedeva se stessa. Come donna, come attrice, come corpo e immagine da vendere, come membro dello star-system hollywoodiano. Una rapida lettura delle sue considerazioni dell’epoca, in questo senso, non lascia spazio a dubbi. Dalle interviste celebri alla sua unica autobiografia (La mia vita, pubblicata in Italia da Donzelli), passando per la raccolta dei suoi diari, appunti e lettere (Fragments, edizione Feltrinelli, prefazione di Antonio Tabucchi), le sue parole, ancora oggi, risuonano forti e chiare.

Ad esempio, il suo rapporto col fascino erotico che ha sempre sprigionato: "Un sex symbol - diceva - finisce per diventare un oggetto. E io odio essere un oggetto. Ma se dovessi essere il simbolo di qualcosa, preferirei esserlo del sesso piuttosto che di tante altre cose di cui esistono simboli". O il modo di vedere il mestiere: "Un’attrice non è una macchina, ma viene trattata come una macchina. Una macchina per fare soldi". Cosa che non le interessava più di tanto, malgrado l’infanzia e la giovinezza difficili: "Non voglio fare soldi, voglio solo essere meravigliosa. Anch’io ho dei sentimenti. Sono ancora umana. Tutto ciò che voglio è essere amata, per me stessa e per il mio talento". Da qui i tentativi di restare se stessa, pur nel tritacarne mediatico a cui era sottoposta: "Per prima cosa, sto cercando di provare a me stessa di essere una persona. Poi cercherò di convincermi di essere anche un’attrice".

Nessuna illusione, solo tanta voglia di essere amata. E di trovare serenità: "Vorrei essere felice, ma chi mai è felice?". Delusa - in maniera differente - dai suoi due mariti celebri, Joe De Maggio e Arthur Miller, Marilyn sapeva bene come manipolare l’altro sesso: "Non basta andare a letto per diventare una star. . . Ci vuole di più, molto di più. Però aiuta. Un sacco di attrici hanno avuto la loro prima occasione grazie a quello. Gran parte degli uomini sono talmente orribili, meritano che se ne cavi tutto quanto si può!". La cosa triste è che alla fine, dai matrimoni sbagliati ai legami pericolosi coi fratelli Kennedy, sono stati gli uomini a usarla senza riuscire a salvarla.


(03 agosto 2012)