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 2012  agosto 02 Giovedì calendario

LELE MORA TORNA LIBERO DOPO 50 CHILI PERSI «È SOLTANTO COLPA MIA»


Ha detto: «È soltanto colpa mia». Ha promesso: «Risarcirò i creditori ». Non può reiterare la bancarotta. È stato condannato a quattro anni e tre mesi di prigione in via definitiva. Ha tentato il suicidio a ripetizione e la depressione gli ha scavato il corpo portandosi via cinquanta chili. Alla fine, a spalancargli il portone dopo un anno di cella e un’ora di colloquio, è arrivata la dottoressa Roberta Cossia: giudice del Tribunale di sorveglianza di Milano. Lele Mora, ex re del tubo catodico e del bel mondo, scopritore di starlette e calamita di vip e cognomi grossi, ha lasciato il carcere di Opera dov’era rinchiuso dal 20 giungo 2011. Fra qualche settimana andrà nella comunità di don Antonio Mazzi e qui, in affidamento ai servizi sociali, facendo volontariato terminerà di scontare la pena per bancarotta fraudolenta e per il fallimento della LM management: la società a lui intitolata e che dalla bottega di barbiere lo aveva portato alla ribalta delle cronache e dello spettacolo. Il magistrato milanese ha accolto l’istanza di scarcerazione con sospensione dell’esecuzione della pena formulata in base alle legge Simeone, presentata contestualmente alla richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali avanzata dai difensori Gianluca Maris e Nicola Avanzi. Un provvedimento, quello del giudice, arrivato quasi a sorpresa, dopo il polverone di polemiche sollevato da parlamentari che avevano denunciato le preoccupanti e gravi condizioni di salute del detenuto. Oltre a non essere più in grado di reiterare il reato e a essersi assunto ogni responsabilità degli illeciti commessi, che egli stesso ha attribuito «ad un modo di vivere e ad un mondo di cui sono stato, alla fine, vittima», a pesare sulla scarcerazione di Lele Mora è stato il parere di un medico di parte che ha denunciato il grave stato di malattia. Parere condiviso da Roberta Cossia che ha messo in luce «una situazione di evidente compromissione delle condizioni sia fisiche, sia soprattutto psicologiche a causa di una depressione che di giorno in giorno si è aggravata ». Insomma, «severe patologie », che il magistrato evidenzia nel provvedimento, «non possono non essere compromesse dalla situazione di indubbio stress emozionale rappresentato dalla prosecuzione della detenzione carceraria» e per le quali «c’è bisogno di cure specialistiche adeguate in un ambiente idoneo». Nel colloquio di martedì con il magistrato, il detenuto, aveva anche detto di essere «intenzionato (...) a predisporre (...) un piano risarcitorio allo scopo di soddisfare», si legge nell’atto, «per quanto possibile i creditori del fallimento». Oltre a questo, il giudice sottolinea che la volontà di Lele Mora di fare volontariato nella comunità Exodus «ha sicuramente la valenza di integrare e soddisfare le sue esigenze di cambiamento di vita ». L’ex agente dei vip è anche imputato con Emilio Fede e Nicole Minetti nel processo milanese sul caso Ruby. Lo scorso 12 luglio, un episodio che ha fatto discutere: il deputato del Pdl Renato Farina è stato condannato a tre anni di prigione, senza condizionale, per avere portato in visita a Lele Mora un giovane amico, dichiarando che era un suo collaboratore. Renato Farina, in quanto deputato, aveva il diritto di visitare il carcere, ma il signore amico di Mora no, questi non ne aveva diritto. Perché la legge prevede che solo i deputati o i consiglieri regionali possano visitare i carcerati. Il deputato è stato punito con una pena altissima e senza precedenti: tre anni senza condizionale significa che se la condanna andrà avanti fino alla Cassazione, Renato Farina dovrà passare tre anni in cella.