Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 2/8/2012, 2 agosto 2012
LE GIRAVOLTE DEL MISTER E L’ETERNA ISTERIA DEL COMPLOTTO
Pigi Battista, giornalista e ultrà, è tornato in curva. “Carobbio, imbroglione confesso che ha detto il falso su Conte, 4 mesi patteggiati. Tre per indimostrata omessa denuncia non congrui. Inquisitori e stupidi”. Fino a ieri, affranto dal patteggiamento scelto dal suo tecnico di riferimento, Pigi meditava di ripudiare Antonio Conte, blaterando di “inquisizione ridicola” e affidando dolore, speranze tradite e sgomento al suo speaking’s corner preferito. Lo stagno adolescenziale più libero del Corriere. La bacheca di Facebook: “Un anno di tribuna e chissenefrega . Lo avremmo osannato come un eroe e invece”.
Adesso, nelle ore gravi in cui sul suo-lo sabaudo in omaggio alla neoidentità juventina e nella scia dei venerati maestri del mestiere (Moggi, Previti, Berlusconi) si opta per la ricusazione del giudice, Pigi ha acceso un fumogeno . Lotta durà sarà. Non in dibattimento, non sia mai, ma arando i sentieri del “casino organizzato” già esplorato da un altro allenatore, Eugenio Fascetti, che di Conte, nella preistoria di Lecce fu mentore e maestro. Tavolo saltato dunque, o come amano sottolineare a Torino senza percezione del ridicolo, questione di “stile”. Così fan tutti, anche la guida (spirituale?) della Juventus, lo stesso Conte che a detta del suo presidente Andrea Agnelli, sulla fiducia e senza avere letto una sola carta, nel “preoccupante” quadro del calcio scommesse rivestiva un ruolo “vicino all’insignificante”. Davanti alla giustizia, alla schiena dritta e al petto in fuori, Conte preferisce la corsa, lepre in fuga, cartonato vivente, luccicante assenza ingiustificata a Roma (amichevole con il Benfica per la sua Juve) dopo settimane spese a proclamare la propria estraneità alle combine. Conte fa parlare gli avvocati. O gli umoristi di riferimento di nome Daniele Capezzone, a suo agio nel territorio di Battista: “Quanto accade al cittadino e alla persona Conte, cui va la mia personale solidarietà, è degno dell’Inquisizione o di un processo stalinista. Questa non è giustizia, e tutti coloro che hanno interesse alla credibilità dello sport italiano farebbero bene a battersi per una riforma profonda di questa giustizia sportiva. Altrimenti continueranno a essere travolti i diritti e l’immagine delle persone coinvolte, oltre che i rilevanti interessi economici delle società di calcio, che sono un patrimonio sportivo e imprenditoriale da salvaguardare”. Quando era toccato a lui, Conte aveva delimitato il recinto.
CONFERENZE stampa nordcoreane tra farsa e tragedia in cui porre domande era vietato. Piagnucolose litanìe studiate a tavolino: “Ho sempre mostrato integrità e onestà in ogni situazione”. Trattative serrate con Palazzi in vista di un blandissimo patteggiamento relativo alla doppia omessa denuncia risalente all’epoca in cui allenava il Siena, ora naufragato. Così domandarsi con quale faccia Conte si presenterà (adesso? Tra sei mesi? In un domani indefinito) negli stadi di mezz’Italia non è quesito ozioso.
Secondo la giustizia sportiva, Conte seppe dell’alterazione delle gare del Siena e tacque. Invece di rispondere nel merito, mentre da Bari, il calciatore Micolucci (in rete affettuosamente soprannominato dalle claque ostili “Merdolucci”) lo tira dentro ad altre fosche storie, Conte decide di negarsi. Rimandare, spostare il procedimento , cedere al vittimismo che già ai tempi di Moggi servì a poco. Avrebbe potuto andare in dibattimento e ripetere con rischi altissimi (la retorica non assolve) le parole fatte filtrare con parsimonia nelle ultime settimane: “Con il Siena ho vinto un campionato con tre giornate di anticipo. Sacrificio, sudore, lacrime e soddisfazione”. Non l’ha fatto. Sempre la stessa canzone: “Ribadisco l’assoluta estraneità, mia e dei miei calciatori a qualsiasi alterazione”. Ha provato invece a legare la deposizione di uno dei pentiti chiave dell’inchiesta cremonese, l’ex allievo Filippo Carobbio, al risentimento di quest’ultimo per aver negato al calciatore il permesso di assistere la moglie partoriente. Un atteggiamento degno del sergente Hartman di Full Metal Jacket, prontamente giustificato dalla stessa consorte di Conte: “Antonio si sarebbe comportato nello stesso modo se fosse capitato a lui”. Strategia, stando alla decisione della disciplinare , poco convincente. Conte d’altronde interpreta il codice a suo modo. Nell’imminenza dell’avviso di garanzia sbraitò manifestando fondamentali di diritto da rabbrividire: “Perché il pm di Cremona non mi ha ascoltato prima di ordinare una perquisizione? Prima di diventare un indagato, mi sarei aspettato almeno di essere sentito dagli inquirenti”. Giocò sul passato: “La mia storia calcistica, da giocatore e allenatore, parla chiaro: ho sempre dimostrato integrità, correttezza e lealtà in campo e in panchina” e concluse. “Buone vacanze a tutti, le mie saranno sicuramente buone”. Vaticinio corretto. Ferie dilatate, a forte, fortissimo rischio di prolungamento.