la Stampa 2/8/2012, 2 agosto 2012
LA STAMPA E LA STORIA
2 AGOSTO 1895
I Mille banchettano con Crispi È riuscito molto cordiale il banchetto che i superstiti dei Mille hanno offerto a Baratieri, che fece parte delle schiere volontarie garibaldine prima nel 1860, poi nel 1866, prima di passare nell’esercito regolare. Il banchetto si è tenuto all’Albergo Roma. Non trattandosi più di un banchetto parlamentare cui potesse darsi un carattere politico, ma di una riunione puramente patriottica e militare, i ministri non si credettero più obbligati ad astenersi. Sono intervenuti pertanto Crispi, Mocenni, Morin e Blanc. Oltre Baratieri e Crispi, i superstiti dei Mille presenti al banchetto erano Cucchi, Miceli, Menotti, Garibaldi, Dezza, Elia, Galoppini, Pittaluga, Tassara, Venzo, Evangelisti, Carbonelli, Pasquinelli e Della Casa.
L’importanza della dote Al Senato del Regno un senatore nella discussione sul matrimonio degli ufficili del Regio esercito: Non credo sia il caso di riformare la legge vigente sul matrimonio degli ufficiali, però non mi opporrò al progetto di riforma purché concordino i requisiti: onorabilità dell’unione, consenso sovrano, età, dote, e si contemperino i diritti del cittadino coll’interesse militare. Il militare prima dei 25 anni ha un vero debito da pagare verso lo Stato. Permetta pure la legge civile il pernicioso matrimonio a 16 anni, ma pei militari si crei un limite di età. Quanto alla dote, l’abolirla è creare famiglie di spostati, disperati, imprecanti poi alla libertà malamente concessa.
Invenzioni marine Sono incominciati nelle acque del golfo di Spezia gli esperimenti preliminari di una grande palla di metallo, invenzione del vostro concittadino Pietro Corzetto, per discendere nel fondo del mare. I risultati parziali in poca profondità si assicura siano molto soddisfacenti. L’inventore mantiene il più assoluto silenzio sul segreto dell’invenzione, nè permette per ora che alcuno assista alle prove. Quando verranno fatti gli esperimenti ufficiali darò maggiori informazioni.
Émile Zola in Vaticano Parigi. Il Matin pubblica un interessante colloquio che un suo redattore ha avuto con lo Zola a Médan. Lo Zola ha incominciato col narrare come, viaggiando con sua moglie nei Pirenei, rimanesse meravigliato dì tutto quel pellegrinaggio orientale di devoti che vanno a Lourdes, di tutto quel fervore di fede: e allora concepisse il suo romanzo Lourdes. In questo libro doveva avere una parte il neo-cattolicismo che cerca di democratizzare la religione, richiamandola alle sue origini. Ma lo Zola si convinse ben tosto che questo fenomeno, e le tendenze socialistiche che vi si riallacciano, dovevano essere studiati nel cuore del mondo cristiano, a Roma. Di qui l’idea di un altro romanzo, Roma, in cui si veda il lato politico della religione, «lo sforzo straordinario - dice lo Zola - del cattolicismo per ridiventare la religione del Vangelo, la religione degli umili, dei piccoli, di quelli che soffrono, di quelli su cui pesa l’ingiustizia sociale». Parigi, poi, verrà a compire la trilogia, Parigi, la ville-lumière; e ci darà il bilancio delle idee e dei fatti del secolo che muore e uno sguardo al secolo che arriva... Quando lo Zola venne in Italia, or sono dieci mesi, aveva già fissato il piano filosofico del suo libro. «Cercare, cioè, per quali ragioni, cento anni dopo la grande Rivoluzione, il cattolicismo, questa vecchia religione, sembri avere una rinascenza, e guadagnare ogni giorno terreno. Dopo gli attentati anarchici vi è stato indubbiamente un’ansia ed un atterrirsi degli spiriti, che si sono messi disperatamente alla ricerca d’un vincolo morale. Il cattolicismo ringiovanito e democratizzato può essere questo legame?». Ecco il quesito iniziale. Esso si concreta nell’abate Pierre, il prete che ha perduto la fede, il protagonista di Lourdes, che, dopo tre anni di dolorose intime crisi di coscienza, si è dato alle opere di carità... Egli si aspetta di ricevere congratulazioni da tutti; e invece apprende che il suo libro è messo all’indice. E va a Roma a difendersi. Qui trova il suo luogo la parte filosofica del libro, nella vista degli ostacoli che l’abate scrittore incontra... Nel corso dell’intervista Zola si alza, svelto, nell’abito grigio che ha tenuto dopo la sua gita mattutina in bicicletta: rinsalda sul naso le lenti, prende macchinalmente alcuni giornali che sono sulla tavola, e si mette a guardare dalla ampia finestra, come per riflettere un istante. Dopo pochi secondi, ripiglia: «Se il più fervente dei credenti francesi arrivasse a Roma sarebbe molto disilluso. Gli uomini del Vaticano fanno, prima di tutto, della politica. Molti sono cattolici sinceri. Quando hanno compiuto i loro doveri religiosi, mettono il buon Dio in disparte, e per la sua maggior gloria si danno a tutte le loro combinazioni. A Roma ciò che appare subito è la politica. La religione non è che il pretesto. Ora, qual è questa politica? Roma è, prima di tutto, il paese della tradizione. Il Papa non è che il continuatore dei Cesari, come il Sacro Conclave è il continuatore del Senato romano. Augusto è il grande antenato: egli era ad un tempo Imperatore e Pontefice massimo. Il sogno di ogni Papa è ridiventare Imperatore, pur restando Pontefice. È per questo che tutti hanno lottato disperatamente per conservare quel lembo di territorio che era la consacrazione del loro potere temporale».
A Cura Di Francesco Rigatelli