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 2012  agosto 02 Giovedì calendario

LA VILLA DEI PRESIDENTI DIVENTA RESORT DI LUSSO


La notte in cui Giovanni Gronchi fu svegliato di soprassalto e fuggì in pigiama per il timore di un colpo di stato. Le battute di caccia di Giuseppe Saragat, implacabile abbattitore di cinghiali e grande estimatore di champagne. Il pomeriggio d’estate in cui il presidente jugoslavo Tito e la moglie Jovanka si prepararono in silenzio nella stanza che li ospitava per uscire a dilettarsi con qualche ora di pesca. Ne avrebbero di storie da raccontare le pareti della villa del Gombo, l’ex dimora presidenziale costruita nel cuore del parco di San Rossore, a Pisa. Abbandonata da anni, dopo aver accolto Presidenti della Repubblica e uomini di Stato, ora potrebbe diventare un resort di lusso, destinato ad accogliere clienti d’eccellenza, nel rispetto della sua vocazione originaria.

A sognare una nuova vita per il Gombo è Fabrizio Manfredi, presidente del parco regionale San Rossore Migliarino Massaciuccoli. «Dobbiamo trovare un modello di gestione che salvaguardi ambiente e risorse economiche - spiega - e dunque la destinazione ricettiva è secondo noi la migliore. Questa villa potrebbe essere sede di master che le grandi aziende offrono ai loro manager. Li fanno alle Seychelles, perché non venire anche a San Rossore, un’oasi naturalistica a due passi dal sito Unesco di piazza dei Miracoli?».

Certo è che la splendida dimora costruita nel 1957 non merita la solitudine a cui, negli ultimi anni, è andata incontro. A volerla fu Giovanni Gronchi, che decise di trasformare un vecchio chalet di caccia dei Savoia, semidistrutto dai nazisti, in un’elegante dimora che rappresentasse anche il simbolo della rinascita per il territorio circostante. Ne affidò la realizzazione agli architetti romani Amedeo Luccichenti e Vincenzo Monaco, che progettarono quei 640 metri quadri pensando davvero in grande, con un occhio di riguardo anche ai principi, allora avveniristici, della bioedilizia. La villa era rialzata su quattro pilastri di acciaio e ruotava intorno a un pino secolare, ognuna delle otto camere da letto era illuminata da grandi vetrate. Poi, tutt’intorno, un prato di due ettari. E il respiro verde di un immenso parco. In quelle stanze hanno dormito tutti i Presidenti della Repubblica. I sonni di Giovanni Gronchi - che qui si ritirava nel fine settimana - furono, invero, piuttosto agitati. Almeno nel luglio del 1960, quando da un dossier del Sifar emerse un complotto contro la sua persona. Una notte scattò l’allarme e Gronchi, con indosso un pigiama e una vestaglia, trascorse la notte in Prefettura. Da allora il Presidente pretese che il tratto di costa davanti a San Rossore fosse sorvegliato giorno e notte. Nelle stanze del Gombo soggiornarono anche il presidente Giovanni Leone e la moglie Vittoria e Sandro Pertini. I tempi d’oro finirono con Francesco Cossiga, la cui irremovibile decisione di dismettere la villa fu portata a compimento da Oscar Luigi Scalfaro. Passata l’epoca dei Presidenti, fu il turno dei capi di Stato esteri: prima Tony Blair, nel 1999 e nel 2000; poi il principe Assad di Giordania nel 2003; e il vice di Clinton, Al Gore. L’ultimo ospite di una delle camere fu un partecipante al meeting di San Rossore. Poi, tra quelle mura, scese un insopportabile silenzio.