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 2012  agosto 02 Giovedì calendario

PECHINO SALVA IL MADE IN ITALY NUOVA FRONTIERA PER IL LUSSO


Icinesi, fino a ieri snobbati dalle griffe del lusso, sono oggi l’ancora di salvezza delle aziende che non vogliono naufragare nel mare della crisi. Soprattutto quando si parla di lusso. Secondo un rapporto dell’ istituto KPMG, entro il 2015 la Cina supererà il Giappone, diventando il maggiore paese per l’acquisto di beni di lusso.

Nella città di Chongqing, l’apertura del primo negozio di Gucci ha attirato un 20 per cento in più di clienti. Un segnale di come dopo anni di sacrifici anche estetici i cinesi vogliano recuperare il tempo perduto. E i grandi marchi ne approfittano per espandere i fatturati. Come Prada, che mira a triplicare il proprio giro d’affari nell’area asiatica nei prossimi due-tre anni, come ha dichiarato qualche tempo fa alla stampa di Hong Kong, dove il gruppo è quotato, il vicepresidente Carlo Mazzi.

La via della seta iniziano a percorrerla tutti i grandi. Anche Bulgari, che sta espandendo la rete di negozi in Cina pur combattendo, come tutti, con la difficoltà di trovare location all’altezza, almeno nelle città di secondo e terzo livello. Perché la Cina non è solo Pechino o Shanghai. E anche il colosso fashion made in Tuscany, dopo aver colonizzato con le sue borse le grandi aree metropolitane punta alle città di seconda e terza fascia. «È proprio qui che veniamo a creare il mercato», spiegava l’imprenditore Francois Henri Pinault. Patrizio di Marco, presidente e ad di Gucci ha spiegato che «l’impegno di Gucci in Cina nel corso degli ultimi anni e la crescita del numero di nuovi negozi sono stati significativi. Siamo presenti su questo mercato dal 1997 e fin dall’inizio abbiamo optato per una presenza diretta, ottenendo un successo crescente in termini di riconoscimento del marchio».

E anche le auto di lusso premono l’acceleratore verso la Cina: Maserati nel 2011 ha visto quasi raddoppiare le vendite sul mercato cinese e nei primi mesi del 2012 è cresciuta di un ulteriore 20 per cento. Bene anche la Ferrari. «In Cina l’anno scorso abbiamo raggiunto 500 vetture con una crescita del 75 per cento rispetto al mercato di riferimento che è cresciuto intorno al 65 per cento», raccontava l’ad di Ferrari, Amedeo Felisa, al salone dell’auto di Beijing. Un mercato strategico quello cinese dove Ferrari ha una rete di 15 dealer che diventeranno 20 entro la fine del 2012.

Tendenza Cina per il vino. L’Italia è il quinto esportatore di vino in Cina, dietro a Francia, Australia, Cile e Spagna. Dal 2010 al 2011, la crescita in valore delle nostre esportazioni è stata del 91 per cento; quella in volumi del 50 per cento. Tra il 2006 e il 2010, in Cina il consumo di vino è cresciuto del 140 per cento. E da qui al 2015 si prevede una crescita di un ulteriore 54 per cento. Tanto che un marchio storico come quello dei Frescobaldi ha deciso di presentare il suo «Luce della Vite - Brunello di Montalcino» in Cina. Come dare torto al Financial Times secondo cui la Cina ha salvato il made in Italy?