Aldo Grasso, Corriere della Sera 02/08/2012, 2 agosto 2012
LA FILOSOFIA CIRCOLARE DEL CARESSA OLIMPICO
-Così parlò Fabio Caressa: «La vita è circolare». Non avrebbe potuto dire meglio né Anassimandro, né Vico, né lo stesso Nietzsche. La sconfitta di Federica Pellegrini sollecita riflessioni filosofiche e Caressa non si tira indietro: tutti crediamo che lo sport abbia bisogno di un tempo progettuale (che cos’è l’allenamento se non una forma del tempo lineare?) e invece il clamoroso buco nell’acqua dei nuotatori azzurri ci riporta con i piedi per terra.
Anche la comunicazione è circolare, umorale, ripetitiva. Alla prima sconfitta di Federica è subito partito il tam tam di twitter, per poi espandersi in tutte le altre forme espressive: Pellegrini ha perso perché si è rifiutata di portare il tricolore alla cerimonia d’apertura; Pellegrini ha perso perché invece di allenarsi fa troppa pubblicità; Pellegrini ha perso perché prima delle gare fa sesso con Filippo Magnini. E così via. Poi è bastata la qualificazione nei 200 stile perché il tam tam cambiasse registro: «Fede è la più straordinaria atleta donna nella storia dello sport italiano». Infine la sconfitta più bruciante: «Non dimentichiamo quello che ha fatto». Non dimentichiamolo fino al prossimo incidente di percorso dove comincerà di nuovo la solfa di Pellegrini che si è negata al ruolo di portabandiera, ecc. Corsi e ricorsi.
La comunicazione è circolare, umorale, ripetitiva. Il giorno dopo la sua scoperta, Gutenberg già si lamentava che, con l’invenzione della stampa, qualche idiota ne avrebbe approfittato. Sono i rischi della libertà d’espressione.
Per fortuna, tra tante chiacchiere, supposizioni, lamentazioni, il filosofo Caressa, quasi a voler compensare la sua totale inadeguatezza al racconto del nuoto, ci ricorda che la concezione ciclica della vita e del tempo nega ogni utilità all’agire dell’uomo per produrre miglioramenti, siamo tutti prigionieri dell’eterno ritorno dell’uguale: la vita è circolare. Tanto valeva gettare in vasca Caressa e affidare il commento a Pellegrini.
Aldo Grasso