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 2012  agosto 02 Giovedì calendario

SHEVCHENKO TORNA IN CAMPO A KIEV CON FORZA UCRAINA —

«Vedi, questo posto ti dà un colpo d’occhio unico sulla vera Ucraina, ecco perché l’abbiamo scelto». È raggiante Sheva in camicia azzurra e completo blu. L’aria è quella delle grandi occasioni sulla collina che sovrasta il fiume Rostavisya, stradine di bosco e case basse nell’aria profumata di fiori vicino a Skvira, 18 mila abitanti a 150 km da Kiev nelle terre di grano e girasoli che scendono verso il sud di Odessa, verso il mare. «È una grande emozione — dice al Corriere prima di salire sul palco — sono qui per la mia gente». Da ieri Andrij Shevchenko è ufficialmente in politica. Si vota a ottobre e tra pasionarie, pugili e vecchie glorie l’arena è sempre più affollata. Non proprio una scelta all’insegna del relax dopo 17 anni ai vertici del calcio europeo con i colori di Milan, Dynamo e Chelsea, 58 gol in Champions, 175 in maglia rossonera, coppe, premi e un Pallone d’oro. A bordo campo mai. L’illuminazione, racconta, è arrivata agli Europei di giugno: «Il calore delle persone, quei due gol alla Svezia che sono stati un segno del destino... ho sentito che dovevo fare qualcosa, questo popolo merita di più».
«Ho scoperto un diamante», diceva del giovane Sheva il mitico colonnello Lobanovsky, l’allenatore sovietico che teorizzava il pressing totale e gli insegnò a credere in se stesso sul campo dell’indomita Dynamo. Andrij torna da campione, punta di diamante di un movimento che, spera, «porterà nuovi volti ed energie giovani in un ambiente dominato sempre dagli stessi circoli di potere. Ho tanto da imparare ma riuscirò anche stavolta, lavoro dodici ore al giorno, incontro tutti, voglio dare il massimo». Ieri gli oltre mille fan sono arrivati da Kiev in pullman, t-shirt bianche e bandiere con la scritta «Ucraina-Avanti!» (o anche «Forza Ucraina!»). Così dallo scorso marzo è stato ribattezzato il vecchio partito socialdemocratico vicino all’ex presidente Leonid Kuchma, che con rovesciata da manuale dopo aver arruolato astri nascenti di politica e spettacolo si propone come autonomo polo d’attrazione per una classe media che stenta a decollare, affidandosi all’alternativa liberale e non ideologica a Yulia Tymoshenko: Natalia Korolevska, 37 anni, manager figlia di un minatore e di un’insegnante del profondo Est russofono, ex sostenitrice del filo-Putin Viktor Yanukovich ed ex deputata con il blocco di Yulia, dal quale è stata espulsa a marzo dopo un regolamento di conti interno. Da allora Natalia ha investito molto (le stime arrivano a 1,25 milioni di dollari, lei diffonderà i dati dopo le elezioni) su un’immagine che promette rinnovamento e un programma che mette al centro liberismo economico, fiducia nel futuro e riavvicinamento all’Europa. Sguardo all’ovest, senza dimenticare quel bacino emozional-conservatore che esalta la tradizione e ripone speranze di riscatto nel presidente Yanukovich, accusato di aver spedito in carcere con un’inchiesta confezionata ad arte la rivale Tymoshenko. Condannata a sette anni, ora imputata in un nuovo processo e ricoverata per un’ernia del disco, al voto di ottobre Yulia sarà capolista delle opposizioni raccolte in «Opposizione unita-Patria». Un panorama polarizzato nel quale s’inseriscono outsider carismatici come il campione di pesi massimi Vitaly Klitschko e la lanciatissima Natalia, che cerca di ritagliarsi uno spazio equidistante tra Tymoshenko e Yanukovich, bruna economista rampante contro Yulia dalla bionda treccia nostalgica. Dalla sua solida posizione nei cuori e nell’epos nazionale, l’impeccabile Sheva mette tutti d’accordo, ricalcando le orme dell’amico Kakha Kaladze, altro milanista doc coinvolto in passate trattative con il Chelsea dell’oligarca russo filo-Cremlino Roman Abramovich e sceso in politica in Georgia.
Sul maxi schermo corrono immagini di donne in abiti tradizionali, studenti, madonne d’oro e lavoratori. All’inno tutti in piedi. Nella luce del tramonto Sheva prende il microfono. «Ho girato il mondo, ho vinto tutto e negli stadi risuonava un grido, Ucraina avanti!». Come inizio, niente male.
Maria Serena Natale