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 2012  agosto 02 Giovedì calendario

GINNASTICA, ATTREZZI E TANTA POSTA DALL’ITALIA: LE GIORNATE DEI 2 MARO’ —

Alle controparti abituali, adesso, si aggiunge un avversario di sicuro in agguato: la noia. Pioveva ieri a Kochi, città dello Stato indiano del Kerala della quale non possono allontanarsi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò che erano di scorta a una petroliera e sono accusati in India di aver ucciso il 15 febbraio scorso due pescatori locali, Ajesh Binki e Valentine Jelastine, scambiandoli per pirati. È stagione di monsoni, adesso, non è il momento migliore per i viaggi di turisti stranieri e le giornate scorrono lente all’hotel Trident, l’albergo diventato la casa dei militari italiani da quando, il 2 giugno, sono stati messi in libertà su cauzione.
Che fine hanno fatto i marò mentre le cronache hanno meno motivi occuparsi di loro? Come passano il tempo i due fucilieri del battaglione San Marco che, avendo fatto fuoco in acque internazionali, sono al centro di un contenzioso capace di pesare sui rapporti tra l’Italia e il secondo tra i Paesi più popolati del mondo? In attesa dei prossimi appuntamenti tra avvocati a giudici, a quanto risulta al Corriere Latorre e Girone fanno ginnastica, un po’ di corsa, un po’ di attrezzi. Devono firmare un registro dalla polizia a metà mattinata. Leggono la posta che ricevono dall’Italia, parecchia. Si tengono in contatto con amici e parenti attraverso telefono, Internet e Skype.
Possono muoversi dentro Kochi, i due militari che il governo del nostro Paese sostiene vadano sottoposti alla giurisdizione italiana e non indiana. Tranne quando devono andare in un palazzo di giustizia indossano abiti civili, non le divise. Eppure ufficialmente sono in servizio, per le Forze armate italiane non hanno violato regole, vengono considerati in missione. Con loro ci sono costantemente una squadra di uomini della Difesa — tre o quattro, ma i numeri variano — e spesso funzionari dell’ambasciata d’Italia a New Delhi. Uno dei compiti principali di questo supporto, che serve a non far sentire isolati i due fucilieri, oltre che a tutelarne l’incolumità, consiste nel tenere i rapporti con la polizia locale. Il console generale a Mumbai Giampaolo Cutillo tornerà a trovare Latorre e Girone in agosto. Per seguire il caso ed evitare una cella ai due, questo diplomatico è stato già a Kochi dal 16 febbraio al 2 giugno.
Si è presentato soltanto qualche fotografo, dietro ai due militari italiani, le ultime volte che i marò sono andati nei palazzi di giustizia. I cronisti indiani, le telecamere che li tallonavano in febbraio e primavera non si vedono più. Lontana ormai la campagna elettorale di marzo, anche la politica in Kerala è meno agitata. E non è scontato che le telecamere abbondino nelle prossime tappe dei percorsi giudiziari imboccati.
L’8 agosto, a New Delhi, la Corte suprema dell’India aprirà il dibattimento su una richiesta italiana: sospendere il processo penale sulla morte dei due pescatori avviato in Kerala. Finora le udienze sono state poche, per lo più di carattere procedurale. La difesa dei marò ha interesse a evitare che quel giudizio sia veloce come altri in Kerala vorrebbero: se ne derivassero condanne, sarebbe meno facile ottenerne annullamenti dalla capitale senza irritazioni notevoli in quello che è uno dei 28 Stati del sistema federale indiano, attenti alla propria autonomia.
Il contenzioso in corso ha vari tronconi. Riguarda anche aspetti marginali soltanto in apparenza. Stando a fonti italiane, nel procedimento davanti alla Session court gli atti processuali erano in parte scritti a mano in inglese e il resto in malayalam. La seconda è la lingua del Kerala parlata dal 3,2% del miliardo e 205 milioni di indiani. Gli avvocati dei marò hanno rivendicato il diritto che gli assistiti possano disporre di atti processuali nella propria lingua. Se ne discuterà dal 9 agosto. Poi la Corte suprema dovrà occuparsi del ricorso sulla decisione dell’Alta corte del Kerala di negare la giurisdizione italiana sul caso, di contestazioni sulla legittimità degli arresti nei mesi scorsi. Al momento delle decisioni forse saranno finiti i monsoni. Per il da fare, non avrà spazio la noia.
Maurizio Caprara