Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 02/08/2012, 2 agosto 2012
IL DEBITO DA TAGLIARE E L’IMPEGNO DI ALFANO
Il Pdl, per bocca del segretario Angelino Alfano, illustrerà oggi un piano per ridurre il debito pubblico di 400 miliardi di euro in 5 anni. L’iniziativa è interessante. In Italia questo obiettivo viene contrastato, di solito, dai fautori delle riforme di impianto liberista, perché si teme che, senza cambiare il Paese e tornare alla crescita, il risparmio ottenuto con le manovre taglia-debito verrebbe presto dilapidato.
I sostenitori di queste manovre, invece, ritengono che l’entità stessa del debito pubblico, quasi 2 mila miliardi, sia essa stessa un enorme fattore di rischio. La contrapposizione ideologica pro e contro questo genere di manovre ha poco fondamento. C’è del vero in entrambe le posizioni. Dunque, dopo la stagione dell’impegno riformatore, ben venga l’aggressione al debito pubblico. Il problema è la serietà delle proposte, la qualità dell’esecuzione e la destinazione delle risorse risparmiate.
Al momento va notato che l’obiettivo quantitativo enunciato da Alfano è almeno il quadruplo di quello indicato dal ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, che, nell’intervista al Corriere, parlava di 15-20 miliardi l’anno per un quinquennio. Ed è comunque assai più ambizioso dell’obiettivo di 100 miliardi che si proponeva Mediobanca Securities mobilitando, attraverso la Cassa depositi e prestiti, tutto quanto fosse facilmente ricollocabile nell’ambito del patrimonio pubblico.
Sarà dunque interessante capire se il Pdl pensa solo a valorizzare, conferendole al fondo, caserme, case popolari, ex municipalizzate, Eni, Enel, eccetera o se c’è dell’altro. L’accordo fiscale sulla tassazione in Svizzera dei capitali italiani colà clandestinamente costituiti, che Germania e Regno Unito hanno già fatto e che il Corriere propose invano ancora durante il governo Berlusconi, potrà aiutare e Alfano lo cita. Ma per arrivare a 400 miliardi ci vuole altro. Il Pdl pensa all’oro della Banca d’Italia?
Il Pdl non vuole prelievi fiscali straordinari sui patrimoni superiori a quelli già fissati dal governo Monti. La risposta alla domanda su che cosa verrà effettivamente conferito al fondo taglia-debito è dunque cruciale per capire su che cosa si fonda l’ambizione di veder attribuire addirittura la tripla A alle obbligazioni che il fondo medesimo dovrebbe emettere per finanziare l’acquisto dei beni dello Stato e degli Enti locali.
Se le risposte a questi interrogativi funzioneranno, si aprirà poi il dibattito sull’utilizzo della ritrovata flessibilità finanziaria del bilancio pubblico. Alfano vuole ridurre le tasse di 15 miliardi l’anno, finanziare lo sviluppo, e tenere comunque ribassato il debito. Vasto programma. Auguri.
Massimo Mucchetti