Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 24/07/2012, 24 luglio 2012
SANTA ROSA. NELLA «POMPEI» SOTTERRANEA CIRCA QUATTROCENTO TOMBE E OTTANTA EDIFICI SEPOLCRALI
Dormivano sulla collina da duemila anni. Cavalieri e artigiani, schiavi e liberti, bambini e matrone. Dormivano sepolti sotto molteplici strati di argilla che franando hanno sigillato le loro tombe. Quando gli archeologi hanno cominciato a scavarla, la necropoli è apparsa come una Pompei sotterranea. Tra poche settimane verrà aperta al pubblico, con i suoi ottanta edifici sepolcrali e le circa quattrocento tombe singole, collocate tra la fine del I secolo a.C. e la seconda metà del III secolo d.C. (ovvero dall’ epoca di Augusto a quella di Costantino) lungo il percorso dell’ antica via Triumphalis e oggi interrate sotto la Città del Vaticano. Il primo a scoprire il sito fu l’ architetto Pirro Ligorio nel 1543, durante la costruzione del Bastione del Belvedere. Nel 1930 l’ archeologo Enrico Josi riportò alla luce il settore della necropli sotto la Fontana della Galea e la parte rinvenuta durante la costruzione dell’ Annona. Tra il 1956 e il 1958 Filippo Magi vide affiorarne un’ altra parte nell’ area scavata per la costruzione dell’ autoparco. Tra il 1994 e il 1997 Giandomenico Spinola e Claudio Liverani cominciarono a scavare il settore cosiddetto di Santa Rosa, emerso durante la costruzione del nuovo garage Vaticano. «La prima impressione - racconta Spinola - è stata quella di trovarsi in un cimitero antico ma ancora in funzione. Tutto appare al proprio posto, si potrebbe supporre di essere i primi uomini a passeggiare tra le tombe, come se i parenti dei defunti fossero appena usciti, dopo aver svolto i rituali della sepoltura». Ora per la prima volta la necropoli è stata musealizzata, con passerelle in metallo e pannelli interattivi. Si potrà raggiungere con i due pulmini messi a disposizione dei Musei Vaticani dal gruppo LeasePlan, con partenza dai Musei e giro panoramico attraverso i Giardini. La città dei morti è immensa. «Praticamente si estende sotto l’ intero colle Vaticano e solo un piccolo campione è stato scavato», avverte Spinola. Perciò i lavori proseguiranno fin dove sarà permesso dalle costruzioni soprastanti e i visitatori, oltre ad ammirare le tombe già scavate, potranno assistere in diretta al rinvenimento di nuovi sepolcri. La passeggiata sotterranea durerà circa un’ ora, in un sito che si estende per circa mille metri quadrati, con i suoi piccoli mausolei, i sarcofagi finemente scolpiti, le statue, gli stucchi, i mosaici, gli affreschi, i bassorilievi con le epigrafi che raccontano la vita dei personaggi posti a riposare sulle pendici dell’ antica collina. Ecco la stele di travertino dedicata da Fabia al marito Alcimus, che fu scenografo presso il teatro di Pompeo ed è raffigurato in piedi con accanto i ferri del mestiere: lo scalpello, la squadra, il compasso, la livella, la groma usata dagli agrimensori romani per tracciare sul terreno allineamenti semplici ed ortogonali. Ecco la testa in marmo di un bambino bellissimo, che non a caso fu chiamato dai genitori Venustus (bello) e morì all’ età di quattro anni, quattro mesi e dieci giorni. Riposa sotto un’ edicola sul cui frontoncino la mamma, Natronia Sinphyle, ha fatto incidere «hic situs est» (questo è il luogo). Ecco la tomba più ricca di tutta la necropoli, con il pavimento in mosaici policromi e cinque splendidi sarcofagi di marmo, tra i quali la cassa scolpita con la caccia al cinghiale calidonio e quella che raffigura il bacio di Amore e Psiche (ma sembra la scena tenerissima di due sposi). Il sepolcro più umile è invece quello del «servus lanternarius», lo schiavo addetto al ritorno notturno del padrone. Sopraffatto dalla stanchezza dorme nel marmo, raggomitolato intorno a una grande lanterna, con il borsone del cibo infilato nel braccio destro e un’ anfora sotto il corpo, come a difendere i suoi viveri dai ladri.
Lauretta Colonnelli