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 2012  luglio 14 Sabato calendario

PLAUTILLA, LA PRIMA «ARCHITETTRICE»

Fu la prima «architettrice» del mondo occidentale, in un tempo in cui alle donne era praticamente interdetto l’ accesso alla scultura e all’ architettura. Si chiamava Plautilla Bricci e con le sue opere, realizzate a metà del Seicento, raggiunse una fama equivalente - forse anche maggiore - a quella di Caravaggio. Se infatti al pittore lombardo erano state commissionate le tele con le Storie di San Matteo per abbellire la cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi, fu a Plautilla che una settantina di anni dopo venne affidata quella che all’ epoca doveva essere considerata l’ opera più importante della chiesa: la cappella dedicata al santo stesso. Talmente importante da permettere all’ «architettrice», che volle farla più grande rispetto alle altre, di sfondare il muro esterno della chiesa affacciato su via del Salvatore e, all’ interno, di spostare in avanti la balaustra fino ad invadere la navata. Delle dieci cappelle dislocate nella chiesa, quella di San Luigi risulta infatti la più ampia e ricca di tutte. È la terza della navata di sinistra, fronteggia la cappella di Santa Cecilia con gli splendidi affreschi del Domenichino e precede quella con il trittico di Caravaggio. Si riconosce per la profusione di marmi policromi, le dorature, il panneggio di stucco azzurro con motivi di gigli d’ oro che ne incornicia l’ ingresso, la pala d’ altare con San Luigi dipinta ad olio dalla stessa Plautilla, la cupola ellittica sormontata da un lanternino con lo Spirito Santo che illumina un cielo affollato di angeli e nuvole sfumate di ocra. Il sapientissimo uso barocco della luce viene ripreso anche nella costruzione dell’ altare, incorniciato da un finestrone per sfruttare l’ illuminazione diurna con l’ effetto di rendere la grande pala quasi sospesa nel vuoto. Il merito di avere riacceso l’ interesse intorno alla figura di Plautilla Bricci va a Luigi De Cesaris, grande restauratore mancato all’ improvviso nel dicembre scorso, mentre lavorava al recupero degli affreschi della Monastero Rosso di Sohag in Egitto. De Cesaris, al quale i familiari e i collaboratori hanno dedicato una Onlus presentata il 4 luglio presso l’ Accademia di Francia a Villa Medici, ha restaurato quattro anni fa la cappella in San Luigi dei Francesi, ripristinando per intero il finestrone, che era stato tamponato nell’ Ottocento nella parte inferiore rendendo buio lo spazio. «La cappella è una sontuosa e riuscita combinazione di tre arti: pittura, scultura e architettura, un inconfondibile marchio di matrice berniniana (e forse prova del rapporto che legò Plautilla al Bernini)», si legge nel rapporto redatto dai restauratori a conclusione dei lavori. Ma sui rapporti con il Bernini non esistono fonti. La figura di Plautilla continua a restare un enigma, nonostante la giornata di studi che, proprio sulla scia del restauro a San Luigi dei Francesi, le è stata dedicata nel settembre scorso all’ Accademia di San Luca e i cui atti verranno pubblicati nel prossimo autunno. Si sa che era nata a Roma il 13 agosto 1616 nella parrocchia di San Lorenzo in Lucina. Che aveva un fratello, Basilio, architetto, pittore e matematico. Che lei stessa fu ammessa all’ Accademia di San Luca. Che la madre si chiamava Chiara Recupita e il padre, Giovanni Bricci, frequentava la cerchia dei pittori allievi del Cavalier d’ Arpino ed era stato allievo di Federico Zuccari, oltre che cantore di diverse chiese romane e maestro di cappella in San Luigi dei Francesi. Coincidenza, questa, che non basta a spiegare l’ importante committenza ottenuta da Plautilla. L’ incarico sarebbe infatti arrivato grazie all’ amicizia dell’ «architettrice» con la pittrice suor Maria Eufrasia della Croce, sorella dell’ abate Elpidio Benedetti, agente a Roma del Mazzarino, poi del re di Francia. Fu lui ad affidare a Plautilla - e al fratello Basilio - i due lavori più importanti che le procurarono la fama: nel 1664 la cappella e, un anno prima, la costruzione di una villa sulla via Aurelia presso la porta San Pancrazio, denominata in seguito il Vascello per la forma che ricorda quella di un’ imbarcazione. Della villa, che fu molto danneggiata durante l’ assedio del 1849, non resta che la dettagliata descrizione dello stesso Benedetti, che racconta come la Bricci partecipò anche alla decorazione interna dell’ edificio al fianco di Pietro da Cortona e realizzò in particolare un affresco rappresentante la Felicità circondata da figure allegoriche nella volta della galleria e la pala d’ altare della cappella con l’ Assunzione della Vergine.
Lauretta Colonnelli