Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 31/7/2012, 31 luglio 2012
ALFONSO PAPA «SONO QUASI UN MONACO, POVERTÀ E CASTITÀ»
Uno zero uno. Il deputato Alfonso Papa (Pdl) ha trascorso 101 giorni in carcere a Poggioreale, Napoli: camorristi, truffatori, delinquenti vari. Quando è uscito, parecchio smunto e non certo pentito, aveva i capelli cortissimi. Quell’immagine voleva tagliare il passato di un ex magistrato in politica che tramava con Luigi Bisignani e tesseva la rete P4. Un aggiornamento professionale per il faccendiere già targato P2, uscito di scena con un furbesco e robusto patteggiamento, un anno e sette mesi. Ogni settimana Papa visita Poggioreale, spesso va in udienza, giura innocenza: “Tutte scemenze, arte senza parte. Io?”. C’erano le donne di lusso come le auto di grossa cilindrata, le vacanze distensive come gli orologi luccicanti. I Rolex.
Papa, le accuse non si possono sforbiciare.
Vedrete, avrò ragione. E mi chiederete scusa. Voi giornalisti seguite le inchieste e vi dimenticate dei processi. Non sono un Papa nuovo, sono il solito Papa: religioso, corretto e onesto. Molto puro, direi casto. Sempre con uno stile quasi monacale. Guido soltanto l’utilitaria di mia moglie.
Vuole un breve resoconto di testimoni e telefonate?
Le conosco a memoria. La mia amicizia con Bisignani non era un’associazione a delinquere. Dovrò rispondere soltanto di concussione.
Soltanto, dice lei. Avrà sbagliato qualcosa, no?
Sì, a fidarmi di un amico magistrato, un napoletano. Io vivo con forte sentimento cristiano, mi fido ciecamente del prossimo, e questo sì che porta dolore.
Quando ha conosciuto Bisignani?
Dieci anni fa, mi fu presentato da un amico ormai scomparso. Luigi è un uomo intelligente. Nessuno può metterlo in dubbio.
Affari insieme?
No, mi sembra che Bisignani di professione faccia il tipografo.
Sì, allora Papa è un chierichetto.
Non banalizzi, la religione mi ha aiutato molto. Sono andato in galera senza motivo. Chi mi darà indietro quei 101 giorni? In una stanzetta lurida per 22 ore con i fari accesi nei corridoi, anche di notte. E l’acqua gelida per fare la doccia, quando potevamo farla, la doccia.
I suoi colleghi l’hanno spedita a Poggioreale. Non prova rancore?
Vendette mai. Pensieri, sì. Mi hanno sacrificato mentre l’Italia non si teneva più: cadeva a pezzi, e io sono stato il primo a essere raccolto e rinchiuso in una cella.
Com’era, la sua?
Eravamo in cinque, due metri ciascuno. Mi sentivo mezzo maiale e mezza salma.
Che significa?
Nel porcile lo spazio minimo tra i maiali è di tre metri. Nei cimiteri le salme vengono disposte a un metro di distanza.
Cosa le mancava a Poggioreale?
La dignità e la libertà.
Avrà esaminato la sua coscienza.
Ho pregato, e sperato tanto di poter uscire. Ho temuto di non farcela, ma come potevo non riabbracciare i miei figli e mia moglie?
Ha avuto tante donne, raccontano le carte dell’inchiesta.
Falso. Solo mia moglie, prima, durante e dopo la tortura.
Esagera.
Cosa dice? Tre mesi a fissare il soffitto, a leggere libri slabbrati e osservare drogati in crisi di astinenza. Per fortuna, i colleghi parlamentari mi sono stati vicini: 100 incontri in 101 giorni.
Anche i leghisti?
Comprendo l’ironia, forse qualcuno del Carroccio mi ha aperto le sbarre. Non tutti.
Perché Papa sì e Milanese no? Perché Lusi sì e Cosentino no?
Io ho pagato l’amicizia con Silvio Berlusconi.
Il Cavaliere, nei secoli fedele
Sì, sempre. Mai un tentennamento. Lui può salvare l’Italia.
Papa, la candideranno ancora?
Forse sì. Il mio unico interesse è far conoscere agli italiani lo schifo che si trova nelle carceri. Il detenuto deve essere riabilitato, non massacrato: poi non stupiamoci se esce peggiorato e più pericoloso. La custodia cautelare in prigione è spropositata. Va rivista.
Tutti fuori?
No, dentro quelli che commettono fatti di sangue, mafia e terrorismo.
Vuole fare una legge?
Ne ho presentata una a Montecitorio.
Vuole il bavaglio?
Più attenzione a chi vive il momento terribile di un’inchiesta e non è condannato.
Ha detto: “L’abuso delle intercettazioni distrugge le vite”.
Loris D’Ambrosio era una bravissima persona. Avrà sofferto. Non ce l’ho con i magistrati né con i giornalisti, però l’informazione è una materia che va maneggiata con cura e bisogna aspettare la fine di un’indagine prima di esprimere un giudizio anche mediatico. Mi avete perseguitato per mesi, adesso c’è un processo: perché non scrivete che mi sta per dare ragione?
Non prova vergogna?
Io mi assolvo.
Cosa le resta addosso dei 101 giorni a Poggioreale?
Una strana serenità. Non riesco più a rimproverare i miei figli. Non m’incazzo quasi mai. E ho fiducia nel futuro.
I tecnici al governo.
Ecco, questo mi fa gonfiare le vene al collo: boiardi, baroni e banchieri. I cittadini sono vittime di un sistema scoppiato.
Che fare?
Andare a votare. E pregare.
Quante volte al giorno?
Tante.
La dipingevano come un mascalzone.
Prego anche per loro.