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 2012  agosto 01 Mercoledì calendario

BENVENUTI NELL’UFFICIO DEL FUTURO DOVE LA SCRIVANIA È MULTI-TOUCH


La porta non ha lo stipite, non ha il battente e se è per questo neppure la maniglia. Il badge non esiste più: la carta d’identità di ognuno è semplicemente la sua faccia. Non serve nemmeno la chiavetta Usb e tantomeno il pc: tutto è caricato sul profilo personale, documenti di lavoro compresi. I telefoni sono
un retaggio arcaico, con il mondo si comunica in viva voce: su una lavagna «le carte» da condividere, con le dita si ingrandiscono i particolari e con un movimento delle braccia si spostano i dossier. Non servono più i codici segreti personali perché tutto è già registrato sotto quel volto che corrisponde al nome. Sembra di essere in quella vecchia canzone di Sergio Endrigo, quella della casa molto carina senza tinello e senza cucina.
Qui, nell’ex Metanopoli, nella cittadella alle porte di Milano che Enrico Mattei volle per i dipendenti dell’Eni, si continua a sperimentare il futuro. E se negli anni Cinquanta guardare avanti significava costruire una cittadella nel nome dell’energia pulita nella periferia estrema di una grande città, oggi significa costruire un ufficio dove c’è tutto, senza che sia necessario portarsi appresso nulla.
Welcome in the future.
Benvenuti, in particolare, in quello che sarà l’ufficio del futuro che un
gruppo da 80mila dipendenti, sparsi in 85 Paesi del mondo, ha costruito in forma di prototipo proprio qui, nel vecchio quartiere generale del metano. Un posto non da vedere, ma da provare. Una sorta, insomma, di laboratorio dove è possibile sperimentare quello che accadrà domani quando ognuno di noi andrà in ufficio a lavorare. Ispirati da Edi, il genietto che aiuta Archimede, guidati da un manager immaginifico come Gianluigi Castelli, un gruppo di giovani composto da 15 professionisti,
l’iTeam, ha lavorato per mesi con un unico obiettivo: liberare la fantasia. E il risultato di questo speciale pensatoio ora eccolo qui, a funzionare con le tecnologie più avanzate e a offrire un assaggio del domani.
Per cominciare, l’ufficio del futuro non ha la porta d’ingresso. Non c’è chiave e nemmeno un pulsante. Il varco nella parete si apre con il riconoscimento fotografico del dipendente e allora ecco che il muro diventa trasparente, una voce augura il «buongiorno » seguito dal vostro nome e cognome,
la stanza si prepara ad accogliere voi e le vostre preferenze. Grazie alla domotica, insieme all’apertura scattano anche i cambiamenti locali: insieme alla vostra foto, avrete depositato le vostre preferenze in fatto di colori (la luce cambia
nuancea
seconda di quello che avete programmato, potete volerla viola o bianca, o verdissima), temperatura, sistemazione dei supporti tecnologici, perfino localizzazione delle pareti mobili in modo da rendere flessibile al massimo lo spazio.
Il badge dei tempi moderni è la
vostra faccia che l’occhio delle telecamera riconosce e abbina alle vostre esigenze. Appena entrate, ecco la pausa caffè in collegamento con l’ufficio lontano 600 chilometri: una consolle, uno sgabello e sulla lavagna interattiva scorrono le immagini del documento da discutere e condividere. Lo
smart podium
grande come una tv consente di intervenire — scrivendo o disegnando — a distanza. E se bisogna collegarsi con qualcuno che è in viaggio, ecco sul tablet l’applicazione per la video-comunicazione. Ma anche
le riunioni ravvicinate cambiano registro: neppure più un foglio di carta, niente penne, addio tastiere, perché il lavoro avviene intorno a un tavolo
multi-touchche
proietta su una parete i documenti.
La tecnologia dei videogiochi permette di ingrandire i particolari: così, per esempio, la piattaforma petrolifera sperduta nell’oceano e il guasto da riparare diventano elementi che si ingrandiscono grazie alla realtà aumentata. Non ci sarà più neppure uno spreco: niente luci accese o troppo caldo d’inverno e troppo freddo d’estate, perché è la domotica a regolare la temperatura in base al numero di persone presenti e a spegnere le luci quando non c’è più nessuno. Solo una cosa, quelli del
dream team
dell’Eni, non sono riusciti a cambiare: la pianta di orchidee bianche che addolcisce l’ufficio. Per quella non si è trovata ancora nessuna tecnologia sostitutiva.