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 2012  agosto 01 Mercoledì calendario

SI OPERA PER DIVENTARE UOMO “MA PRESTO SARÒ MAMMA”


MAMMA per natura, sceglie di cambiare sesso, ma prima di sottoporsi all’intervento che la renderà uomo fa congelare i suoi ovuli. Succede al Policlinico di Bari, per la prima volta in Italia, sulla strada già tracciata da altri Paesi, dove non esistono le limitazioni imposte dalla legge italiana sulla fecondazione eterologa.
«Mi è stato chiesto da una donna che vuole conservare le proprie cellule (ovociti e un pezzo di ovaie) per il futuro, — spiega il professor Luigi Selvaggi, direttore della prima clinica di ostetricia e ginecologia — sottoporrò il caso al Comitato etico del Policlinico e, sinceramente, spero che mi autorizzi».
La rivoluzionaria storia prende le mosse dall’inserimento nelle linee guida della Transgender Europe (la rete
europea di organizzazioni a tutela dei diritti dei transessuali) di una nuova postilla: l’invito allo psicoterapeuta (il
counseling,
che segue nel suo percorso il transessuale) di prospettargli la possibilità di far prelevare e congelare le proprie cellule germinali (spermatozoi e ovuli) al fine di una futura gravidanza.
Una novità recepita anche a Bari: «Poter disporre di una banca dei gameti è grande cosa — conviene il professor Orlando Todarello, direttore dell’Unità operativa complessa di psichiatria e
counseling
della donna che ha chiesto di diventare uomo — perché consente a queste persone di non rinunciare definitivamente ad avere
dei figli. Prima di utilizzare dei gameti, bisogna pensarci bene, ma l’importante è non precludersi questa possibilità, è un atto civile».
Al momento la donna sta assumendo una terapia ormonale propedeutica al cambiamento di sesso e dunque incompatibile con la produzione di ovociti. E per questo, nell’attesa che si pronunci il Comitato etico, convocato a settembre, dopo la pausa estiva, ci sta riflettendo.
«Tenendo ben presenti i paletti legati alla legge 40 che vieta la fecondazione eterologa — commenta Selvaggi — eliminando le questioni etiche e religiose, trovo che sia una cosa
giustissima: se ammettiamo il transessualismo, dobbiamo dare loro la possibilità di riprodursi
».
Cosa accadrà, dunque, se il comitato autorizzerà l’intervento? «Innanzitutto sottoporremo la donna a una laparoscopia per il prelievo di ovociti e di un pezzo di ovaio — spiega il ginecologo — L’ovaio
servirà per produrre gli ovociti che, dopo essere fertilizzati in vitro, saranno introdotti in cavità uterina: potrebbe essere quella della sua futura moglie». E qui arriva il blocco della legge 40 che non consente di utilizzare spermatozoi e ovociti al di fuori della coppia. Questione già molto dibattuta: «La normativa italiana però — obietta Raffaella De Palo, direttrice del centro di fecondazione assistita del Policlinico, che contiene la più grande biobanca dell’Italia meridionale — non vieta di conservare i suoi gameti, per poi prenderli e portarli in Paesi in cui è consentito
farlo».