Stefano Arcobelli, Gazzetta dello Sport 1/8/2012, 1 agosto 2012
Ha fatto acqua Fede, Londra è un flop Quinta anche nei 200 sl È finita la sua era? – Arrivederci Fede: che stacchi ma torni presto
Ha fatto acqua Fede, Londra è un flop Quinta anche nei 200 sl È finita la sua era? – Arrivederci Fede: che stacchi ma torni presto. Non si può uscire di scena con un quinto posto, da attrice non protagonista. Che torni più forte, ma ora ha diritto di riprendersi la sua vita. Davvero non ne aveva più, stavolta: le resta la staffetta come passerella in mezzo alle giovani compagne con le quali ha l’orgoglio di difendere il movimento rosa che cresce. Addio imbattibilità: un’ossessione in meno da gestire, come la velocità da ritrovare e per la quale s’è messa a nuotare in mezzo ai velocisti azzurri, trasferendosi da Verona a Roma, per continuare quel filo di medaglie che invece s’è spezzato. Le resta un altro Filo, quel Magnini che è più abbattuto di lei, sbattuto fuori dalle batterie dei cento stile libero. Che brutta Olimpiade, s’è rivelata questa londinese per la Divina che non sbagliava mai un colpo nella gara del cuore. Quattro anni di dominio indiscusso, tra due ori mondiali, due europei e un grande slam. Ed in mezzo allenatori, amori e rivoluzioni. Poi quinta nei quattrocento, e nuovamente quinta nei duecento: anche questa, cos’era una raffigurazione maliziosa del destino? E lo stesso tempo della francese Camille Muffat d’argento, esatto al centesimo con il tempo dell’oro mondiale di Shanghai, cos’era per questa Fede se non un’altra beffa, un altro prezzo da pagare a quanto di entusiasmante aveva saputo fare fino ad un anno fa? Dei 200 stile libero rimarrà per sempre l’olimpionica di Pechino, e resterà fino al 2013 la bicampionessa mondiale, resterà ancora forse a lungo la primatista mondiale in 1’52"98. Smarrita Per battere un’Allison Schmitt d’oro da secondo tempo della storia (1’53"61), spilungona ventiduenne americana che s’allena con Phelps e aveva nuotato già in 1’54" alle selezioni di Omaha, Federica avrebbe dovuto toccare quei picchi cronometrici che non riesce più a ritrovare, al di là dei costumoni aboliti: è infatti dal 2009, dal dopo Alberto Castagnetti, che non scende in stagione sotto l’1’55". La vera Pellegrini s’è smarrita nel fumo di Londra e i rimpianti non sono pochi: perché se puntava a vincere, obiettivamente l’impresa avrebbe avuto del miracoloso; ma il podio — che in questi deludenti Giochi azzurri del nuoto sarebbe stato una manna — poteva trovarlo. E se non proprio l’argento della grande sconfitta transalpina, il bronzo poteva afferrarlo ed invece è adesso nelle mani dell’australiana Bronte Barratt in 1’55"81, quinta ai Mondiali come adesso è tristemente Fede. Se avesse limato un secondo al tempo auspicato e realisticamente nelle sue braccia, un secondo preciso alla semifinale rispetto alla quale s’è pure peggiorata di 7 centesimi (1’56"73), segno di energie in esaurimento, il terzo posto sarebbe stato suo anche se magro per le sue aspirazioni. Invece vede la Barratt sul podio e prova solo nostalgia, vede davanti Missy Franklin che ha solo 17 anni e senza medaglia per un centesimo, e sente che il futuro è dell’americana di complemento. A Rio 2016, sarà probabilmente lei la vera antagonista, il riferimento, ma in un quadriennio possono succedere tante cose. A Fede ne sono successe troppe. E di ogni genere. Passaggi La Fede reale di oggi è nel recupero impossibile alle inseguitrici della Schmitt: da ottava (27"80) a settima (56"98) a sesta (1’26"83) sino ad un ultimo 50 da 29"90, troppi per annullare il margine. Eppure ai 150 metri, Fede aveva fatto meglio di un anno fa (1’26"18 rispetto a 1’26"83), però le sue quattro vasche non sono più bilanciate come una volta, e la nuotata non poteva essere così distesa in una situazione di rimonta disperata. Insomma Fede ci ha provato come nei 400, è caduta in piedi e come il nuoto inesorabilmente rivendica: la stagione quasi mai è bugiarda e le difficoltà, è indubitabile, ci sono state. L’orgoglio non basta, a volte, e neanche gli allenamenti diligenti, i chilometri. Tutto quanto serve per costruire un trionfo, Fede ha provato a metterlo anche stavolta. Non ha funzionato, pure lei coinvolta dall’argomento di ieri sullo stato di forma del gruppo Rossetto. Pure lei s’è fidata, ha lottato con ammirevole dignità, non ha fatto una polemica, perché ha sempre difeso le sue scelte. Resterà con Rossetto, ma intanto proverà a riflettere su queste stagioni estreme, senza respiro, senza tregua. Fisicamente logorata, avrebbe dovuto arrivare a Londra forse attraverso percorsi più soft, ma già l’anno scorso non si è sottratta ai grandi volumi di lavoro con Philippe Lucas che hanno pagato. Quest’anno non ha pagato la velocità. C’est la vie, diceva Fede già dopo i 400. RIPRODUZIONE RISERVATA