Sergio Bocconi, Corriere della Sera 1/8/2012, 1 agosto 2012
MILANO —
La grande industria italiana cresce ma solo per acquisizioni e si indebita: se le imprese big fossero banche sarebbero da ricapitalizzare. Lo sottolinea R&S Mediobanca nella consueta analisi dei 50 maggiori raggruppamenti quotati in Borsa. Che, per quanto riguarda gli istituti di credito mette in evidenza il boom dei crediti deteriorati, che hanno superato quota 100 miliardi, la crescita di peso dei derivati e il rosso «monstre» 2011 per 26 miliardi.
L’industria italiana è dunque «al palo»: fra il 2007 e il 2011 il fatturato è aumentato del 29% ma i margini solo del 3,8%. Tuttavia, senza l’effetto-Chrysler i margini manifatturieri sarebbero calati del 22,3%. L’utile netto dal 2007 è sceso del 70% ed è ai minimi del quinquennio. Ci sono le «eccezioni» in particolare brillano per redditività Campari, Tod’s, Recordati, Tenaris e Luxottica.
La crescita dei ricavi è determinata dall’aumento delle vendite all’estero pari al 58,7% sul 2007, mentre il mercato domestico si contrae del 7,6%. Lo sviluppo oltre frontiera dipende poi dalle acquisizioni: lo sviluppo estero del pubblico dal 2007 è pari all’85% ma scende a circa il 50% senza Endesa; la Chrysler ha favorito del 37% le vendite all’estero della manifattura, sviluppo che senza il gruppo statunitense si fermerebbe al 13,4%. Evidenti i risvolti sull’occupazione: i dipendenti domestici dal 2007 si riducono del 4,9% mentre l’incremento all’estero è del 35,8%. La struttura finanziaria è peggiorata con un rapporto fra debiti e mezzi propri in aumento rispetto al 2010 dal 95,8% al 103,6%. Considerando solo i mezzi propri tangibili, l’incidenza dei debiti finanziari sale al 306,7% in peggioramento rispetto al 261,8% dell’anno precedente. Crescono di 6,5 miliardi a quota 61,5 le disponibilità liquide, grazie però al consolidamento di Chrysler che ha portato nel perimetro Exor circa 7 miliardi. In ogni caso tali disponibilità equivalgono in media a circa un quinto dei debiti finanziari. Tutti elementi che tornano nel primo scorcio del 2012.
Per quanto riguarda le maggiori banche, è interessante osservare che, dopo il rosso di 26 miliardi da svalutazioni di avviamenti e bond greci, nel primo trimestre 2012 il risultato netto tiene grazie alle plusvalenze lorde per 1,1 miliardi realizzate su buyback di propri titoli subordinati. Lo stock dei crediti deteriorati ha invece superato in marzo la soglia dei 100 miliardi in gran parte per l’allineamento a 90 giorni per la classificazione degli scaduti: è finita la deroga per l’Italia che fissava il termine a 180 giorni. Nel rapporto R&S si sottolinea poi che fra il 2012 e il 2014 scadono bond bancari per 255,7 miliardi. Però nei bilanci dei big del credito a marzo 2012 sono appostati attivi stanziabili per 181,6 miliardi utili per ottenere finanziamenti presso la Bce: rappresentano circa il 71% delle obbligazioni che vengono a scadere, con la copertura massima per Unicredit (115,8%).
S. Bo.