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 2012  agosto 01 Mercoledì calendario

ROMA —

Luigi Lusi potrebbe lasciare presto il carcere di Rebibbia. La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Riesame che aveva negato la scarcerazione del tesoriere della Margherita accusato di associazione a delinquere, appropriazione indebita e illecito reimpiego di capitali. Il tribunale dovrà adesso riunirsi nuovamente per esaminare la sua posizione e questo avverrà non prima di settembre. Ma nell’attesa i difensori chiederanno al gip che ne aveva ordinato l’arresto di farlo tornare libero o quantomeno di concedergli i domiciliari.
Si apre dunque un nuovo capitolo nell’inchiesta che coinvolge il senatore del Pd, per anni gestore delle disponibilità economiche della Margherita. Il politico è accusato di aver sottratto dalle casse oltre 25 milioni di euro tra il 2007 e il 2011. In particolare avrebbe utilizzato i rimborsi elettorali per acquistare un attico e superattico al centro di Roma, due ville ai castelli romani mentre creava due società (la «Ttt srl» in Italia e la «Luigia Ltd» in Canada) per trasferire una parte dei capitali all’estero. E lo avrebbe fatto, secondo il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Stefano Pesci, con la complicità della moglie Giovanna Petricone (che ha trascorso un paio di mesi agli arresti domiciliari) e di due commercialisti.
Il fiduciario
Non solo. Lusi è stato accusato anche di calunnia per aver dichiarato durante il suo interrogatorio avvenuto dopo l’arresto, di aver agito come «fiduciario» dell’ex presidente della Margherita Francesco Rutelli. Una tesi che secondo i pubblici ministeri non è veritiera anche perché non è stata supportata da alcun riscontro e tanto è bastato per far scattare la nuova contestazione di reato. La decisione è stata presa al termine di una serie di convocazioni di tutti i leader della Margherita chiamati a giustificare — sia pur nelle vesti di testimoni — una serie di spese autorizzate dal tesoriere.
Prima di essere arrestato Lusi aveva incaricato la sua segretaria — convocata dai magistrati per un interrogatorio — di consegnare una chiavetta Usb che conteneva l’elenco degli esborsi autorizzati negli ultimi cinque anni. Secondo la legge sul finanziamento, il partito può rimborsare soltanto i costi legati all’attività politica e dunque i controlli delegati alla Guardia di Finanza riguardano ogni «uscita» per accertare che ogni politico abbia rispettato queste norme. Un’attività che dovrebbe terminare entro la fine di settembre, quando dovrebbe arrivare anche la relazione finale degli ispettori della Banca d’Italia impegnati a scoprire dove sia finito il denaro prelevato per ordine di Lusi con assegni e bonifici dal conto intestato alla Margherita che lui gestiva.
Nessun pericolo di fuga
Se i giudici seguiranno le indicazioni della Cassazione, Lusi potrebbe attendere l’esito delle indagini in libertà o agli arresti domiciliari. L’ordinanza di cattura era stata firmata dal gip Simonetta D’Alessandro il 2 maggio ma soltanto un mese e mezzo dopo, il 20 giugno, il Senato aveva concesso l’autorizzazione a procedere. Una decisione clamorosa, visto che per la prima volta Palazzo Madama aveva deciso di concedere il via libera. Nel frattempo la difesa aveva presentato ricorso al Riesame, ma la richiesta di annullamento dell’ordinanza non era stata accolta. Il 24 maggio i giudici avevano infatti convalidato l’ordine di cattura ritenendo, così come sostenuto dall’accusa, che esistesse sia il pericolo di inquinamento delle prove che di reiterazione del reato, ma anche quello di fuga e dunque l’unica misura idonea era quello della detenzione in carcere.
Il Riesame
Una tesi contestata dai legali di fronte alla Cassazione quando avevano evidenziato che «la gravità dei fatti e la disponibilità di alloggi, relazioni familiari, capitali o altre ricchezze all’estero non possono ritenersi dati logicamente sintomatici dell’effettiva intenzione di Lusi di ricorrere alla fuga», ma anche la necessità di valutare il carcere come ultima possibilità. Non a caso l’avvocato Renato Archidiacono, che lo assiste insieme a Luca Petrucci, ribadisce come «nei confronti di Lusi non è stata presa in considerazione alcuna misura alternativa all’ingresso in cella mentre la Cassazione in altri casi ha già evidenziato la necessità che i giudici effettuino questa valutazione». Dovrà farlo adesso un nuovo collegio del Riesame, ma prima sarà il Gip a dover dire se Lusi debba rimanere a Rebibbia. L’istanza potrebbe essere depositata già questa mattina e da quel momento il giudice avrà cinque giorni di tempo per prendere una decisione.
Fiorenza Sarzanini
fsarzanini@corriere.it