Aldo Grasso, Corriere della Sera 31/07/2012, 31 luglio 2012
PENSIONATI D’ORO E QUESTIONI DI METODO
In Rai ci sono pensionati più pensionati degli altri. Sono andati a riposo ma godono di contratti di collaborazione: alcuni sontuosi altri meno, alcuni continuativi altri saltuari. Mi lascia sempre stupito, per esempio, la rubrica «Un minuto di storia», in onda la mattina in coda al Tg1. Il giochino è molto semplice: si prende un avvenimento storico accaduto più o meno nello stesso giorno in epoche passate, si cuce un po’ di repertorio Rai, si stende sopra, come un velo di zucchero, un testo di buon senso. Titolare della rubrica è Gianni Bisiach (1927), che si ritiene il nostro maggior «kennedologo» (o kennedyologo), avendo pubblicato alcuni libri sulla dinastia Kennedy e sulla tragica fine di JFK.
È probabile che vecchi dipendenti Rai conoscano l’archivio meglio di altri (i pensionati d’oro si occupano quasi sempre di riciclare il prezioso archivio delle Teche), ma nessuno vuole farne una questione personale: lunga vita (professionale) ai pensionati più pensionati di altri.
Piuttosto è una questione di metodo. La Rai ha il doppio di dipendenti di Mediaset (come ha raccontato ieri Sergio Rizzo sul Corriere) ma con un fatturato minore della concorrenza (3 miliardi 41 milioni di Viale Mazzini contro 4 miliardi 250 milioni di Mediaset). I giornalisti sono circa 2.000. La domanda è: possibile che fra 2.000 giornalisti non ce ne sia uno in grado di confezionare una rubrichetta come «Un minuto di storia»? Il problema principale però è un altro: se si continua a sfruttare in maniera così corriva il repertorio Rai finisce che la Storia diventa inevitabilmente Storiella, un tuffo nella nostalgia che ha il solo compito di consolarci di fronte alle notizie del giorno, un piccolo esercizio di retorica quotidiana per cancellare l’impressione di un fondo di magazzino trasmesso per sbaglio. Come diceva Piero Gobetti, la storia è sempre più complessa dei programmi.
Non erano quelli tv, ma va bene lo stesso.
Aldo Grasso