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 2012  luglio 31 Martedì calendario

OCCUPY LONDON: PROTESTA IN PEDANA CONTRO GLI ARBITRI —

Errori umani, cronometri che non partono, stoccate dubbie all’overtime, furti (probabili), lacrime, sit in e proteste in un’immagine che già da ora si iscrive tra quelle indimenticabili dei trentesimi Giochi olimpici. La coreana A Lam Shin, 26 anni, un soprannome dolce (Smooth: nel caso di una persona può essere tradotto con «amabile») e una vita da spadista già approdata a traguardi importanti (terzo posto al Mondiale 2010), ha scoperto che un secondo dura un’eternità. E che nel secondo interminabile c’è tutto il tempo per scippare una finale olimpica, nel suo caso ad opera della tedesca Britta Heidemann, colei che aveva eliminato l’azzurra Del Carretto sempre sul filo del rasoio dell’extra-time. Quando se n’è resa conto, mentre il suo coach scriveva ricorsi (respinti), invocava prove tv e perfino, probabilmente, gli dei, la povera A Lam s’è seduta sulla pedana e se n’è rimasta lì, coperta da un asciugamano, a volte in lacrime, a volte catatonica, risoluta in ogni caso a non mollare quella «mattonella» che ha proiettato la diretta di un torto.
Com’è finita? Dopo un’ora, bocciato l’appello e con la gara temporaneamente sospesa, «Smooth» s’è persuasa a seguire il presidente del torneo, l’italiano Bernardini, e il segretario delle lame, l’ucraino Paramonov, per preparare la finale per il bronzo contro la cinese Sun. Un assalto onorato con forza d’animo encomiabile, condotto anche a lungo ma alla fine perso. Crudeltà chiama crudeltà: il pubblico l’ha omaggiata di una standing ovation, eroina evidente in una giornata da malnati, ma legnate e medaglie di legno erano il viatico che attendeva la Shin. La sua (misera) consolazione? Il fatto che la tedesca Heidemann, inopportuna nell’esultare, ha poi ceduto l’oro all’ucraina Shemyakina. Almeno questo.
Resta da ricostruire l’«incidente probatorio» del pasticciaccio, l’evento che eclissa il primo digiuno italiano di podi. La Heidemann e la Shin hanno concluso i tempi regolamentari in parità. La coreana ha avuto, per sorteggio, la priorità nell’overtime.
Significa che, senza la «golden stoccata» dell’una o dell’altra, a minuto scaduto avrebbe vinto. Con un secondo residuo, la tedesca ha provato la botta: colpo doppio (è previsto solo nella spada), tutto da rifare. Ma il tempo non era scaduto? No, diceva il cronometro. Di nuovo in guardia. Pronti, «a voi». Stessa scena: colpo doppio e quel cronometro che non si schioda. Il coach di «Smooth» sbraita e chiede la conclusione dell’assalto. Nulla da fare. Terzo replay: stavolta esce il «rosso», il colore che certifica il colpo della tedesca. La presidentessa di giuria assegna il punto (6-5), la rabbia dell’allenatore sconfitto esplode, A Lam si scioglie in lacrime. L’errore umano è probabile - l’addetto al crono ha dormito? —, si sostiene che il sistema s’è bloccato, ma l’Omega non ci sta. Però il taccone è peggiore del buco: la tesi fornita — se il cronometro fosse stato bloccato, non sarebbe scattato in automatico il punto a favore della Heidemann — è smentita dal fatto che nelle gare di spada di alto livello l’aggiornamento del segnapunti viene effettuato con procedura manuale, più garantista verso l’atleta. A tutti pare che il secondo eterno sia stato dilatato: «È impossibile che in quel fruscio del tempo si possa piazzare un colpo vincente — dice Daniele Pantani, uno dei tecnici azzurri —. A stare stretti, di secondi ne sono passati almeno due».
In uno sport che si è concesso alla prova tv e che usa la moviola in caso di dubbio, è inconcepibile che quella sequenza non sia stata valutata frame by frame. L’ha fatto Sky, ad ogni modo, e il verdetto è che se la stoccata finale poteva starci, i precedenti colpi doppi erano a tempo scaduto. Vogliamo cercare il retroscena «gossipparo»? Non è oro colato, ma c’è. L’altro giorno, nella sciabola maschile, la Germania ha protestato per la sconfitta di Limbach contro il russo Kovalev. Il presidente della Fie è Alisher Usmanov, connazionale di Kovalev. Chi vuole vedere nel caso Heidemann-Shin una compensazione, è libero di farlo.
Flavio Vanetti