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 2012  luglio 31 Martedì calendario

IL MISTERO DELLA SEDICENNE CHE VA PIU’ FORTE DI LOCHTE —

La Cina è vicina e gli Stati Uniti s’arrabbiano. Succede spesso che le grandi nazioni natatorie, Usa e Australia, mal sopportino i massicci inserimenti altrui. Per cui, quando gli altri esagerano (in record e medaglie), scatta il sospetto di doping. Alcune volte ci prendono, altre no. La calunnia è un venticello (cfr Barbiere di Siviglia), ma in questo caso non è un’auretta gentile, piuttosto una vera e propria tempesta, quella che ha avvolto ieri l’Aquatics Centre. Ye Shiwen, 16 anni a marzo, nata Zhejiang, 1,72 m per 64 chili è diventata sabato la prima donna a stabilire un record del mondo dopo l’abolizione dei costumi (31 dicembre 2009) nei 400 misti. Fin qui, niente. Ma nelle pieghe del record è stato rilevato un dato sensazionale: Ye ha nuotato la seconda vasca della frazione a stile libero in 28’’93 secondi, 17 centesimi più veloce di Ryan Lochte che ha vinto la stessa prova al maschile, 8 decimi più di Michael Phelps.
Lochtenator, il surfista con i denti da alligatore, è stato ufficiale e gentiluomo. «È impressionante. Se avesse nuotato con me, mi avrebbe battuto». Meno accomodante John Leonard, direttore esecutivo della World Swimming Coach Association e della Usa Swimming Coach Association che ha paragonato la prestazione della cinesina a quelle delle atlete della defunta Germania dell’Est, che hanno occupato il medagliere fino alla dissoluzione della Ddr. «La prudenza è d’obbligo quando si parla di doping. Ma quando nella storia del nuoto accade qualcosa di "incredibile", la cronaca dimostra che dietro c’era questo. Quegli ultimi cento metri, a chi è esperto del settore, hanno ricordato le nuotatrici dell’Europa dell’Est. O i 400 misti di Michelle Smith a Atlanta». L’irlandese Michelle (3 ori ad Atlanta), venne attaccata dalla ragazza acqua e sapone d’America, Janet Evans. Nessuna prova, ma un forte sospetto alimentato dalla presenza di Erik de Bruin, marito e allenatore della Smith, ex atleta tedesco, squalificato per doping. Alcuni anni dopo Michelle Smith cercò di truccare un test di controllo nel quale, tra l’altro, venne trovata una sostanza dopante. La sua carriera terminò lì.
Ye Shiwen si è difesa serenamente: «Noi non facciamo uso di sostanze dopanti, la Federazione è molto ferma in questo senso. Il nostro è solo lavoro e metodo scientifico». Un’arringa breve, ma accompagnata da quella di Arne Ljungqvist, presidente della commissione medica del Cio: «Sospettare qualcuno di aver fatto qualcosa perché siamo di fronte a una performance straordinaria è avvilente per lo sport olimpico». Lo spirito garantista è d’obbligo. Il problema sono i precedenti. C’è il sospetto distribuito su coloro che non appartengono al giro giusto: dopo l’exploit del 2000 a Sydney, sei medaglie, tre d’oro, sotto tiro finì anche l’Italia. Ma ci sono anche sospetti confermati come nel caso della Cina ai Mondiali del 1994. Dal nulla i nuotatori cinesi conquistarono 16 titoli mondiali, di cui 12 femminili.
Durante la competizione ventuno tecnici di diversi Paesi firmarono un documento sul pericolo doping accusando, neanche tanto velatamente, i cinesi. I sospetti vennero confermati ai Giochi Asiatici di Hiroshima, due anni dopo, quando sette atleti (tra cui anche una tri-campionessa del mondo) risultarono positivi. Lo squadrone cinese si presentò decimato all’Olimpiade di Atlanta ’96 raccogliendo solo un oro. Xue Yinxian, medico pentito, rivelò in seguito che si trattava di doping di Stato, sulla falsariga di quello della Germania Est. E infatti alcuni tecnici della famigerata «scuola di Lipsia», smantellata alla caduta del Muro, avevano offerto i loro servigi in Oriente. Ye Shiwen, però, appare diversa. Allora i cinesi erano soldatini senza sentimenti né parole, ora si aprono al mondo: Ye ama le serie poliziesche e ha cominciato a nuotare perché un’insegnante dell’asilo disse che aveva le mani grandi. «La verità è che ci alleniamo molto bene, con una base scientifica. Per questo motivo abbiamo migliorato tanto». E Ye Shiwen ieri si è tenuta, nei 200 misti, fermandosi al primato olimpico, migliore prestazione dell’anno (2’08’’39). Ma oggi è un altro giorno.
Roberto Perrone