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 2012  luglio 31 Martedì calendario

IL BOOM CHE BERLINO NON VUOLE E PER QUESTO SI AFFIDA ALLA BCE

Adesso tocca alla Germania spiegare al mondo che «questa volta è diverso». Sono quattro parole, queste ultime, capaci di distruggere tanta ricchezza quanta ne hanno distrutta altrettante guerre. Carmen Reinhart e Ken Rogoff lo raccontano nel loro celebre libro che con questo titolo racconta otto secoli di crisi finanziarie. Prima degli inevitabili crash, le fasi di boom sono sempre costellate di intelligenti spiegazioni volte a dimostrare che gli squilibri non porteranno alla rottura perché, appunto, questa volta è diverso. Lo sostenevano in molti in Asia prima della tempesta del ’97, lo ripetevano gli analisti americani secondo i quali l’innovazione finanziaria avrebbero messo gli Stati Uniti al riparo da una crisi bancaria. Seguì Lehman Brothers, e stavolta appunto tocca alla Germania.
Non che le sue banche rischino una crisi sistemica o che l’economia sia in una febbre speculativa. Per fortuna della Germania e dell’Europa non è così. Ma le quotazioni immobiliari a Berlino, a Francoforte o ad Amburgo hanno iniziato a salire rapidamente, mentre quasi ovunque nel resto d’Europa ristagnano o cadono. In sé non è un male. Per oltre un decennio una grande capitale come Berlino ha avuto un mercato immobiliare letargico e non poteva durare così. C’è però un aspetto di questo boom in controtendenza che si spiega solo con la crisi dell’euro, e suggerisce che alla Germania un intervento stabilizzatore della Banca centrale europea serve quasi quanto alla Spagna. La fuga di capitali dal Sud Europa verso i titoli (e le banche) della Repubblica federale ha plasmato in maniera innaturale l’intera curva dei tassi tedeschi. Il drenaggio di liquidità da Sud crea un eccesso di massa monetaria a Nord. Quando per troppo tempo ci si può finanziare a poco più dello zero per cento sui cinque anni o, il credito facile diffonde gradualmente le sue distorsioni in tutta l’economia. Siamo ancora lontani da una bolla, le spie sono quasi tutte spente meno una: molti commentatori tedeschi spiegano già che questa volta, in Germania, è diverso e il Paese si merita tutti i suoi tassi zero perché è forte, sano, competitivo. In parte lo è. Ma se la Bce non interverrà per riequilibrare verso Sud la liquidità dell’area euro, alla lunga anche la Germania può finire nella prossima edizione di «Questa volta è diverso».
Federico Fubini