Chiara Paolin, il Fatto Quotidiano 29/7/2012, 29 luglio 2012
NIENTE LAUREA AL CARCERATO IL GARANTE: BRUTTO EPISODIO
Ha 40 anni, e gli ultimi 5 li ha passati nel carcere di Regina Coeli, a Roma. Gliene manca solo uno per tornare un uomo libero. Anzi, per esserlo davvero, perché fino a oggi la sua vita è stata una prigione di errori. L’ultimo, quello che l’ha mandato dentro, è stato un reato di natura sessuale. E la risposta degli operatori culturali è stata ardita: iscriviti all’università. Sfida accettata, corso triennale di Lettere con specializzazione in arti drammatiche, il Dams. Risultato accademico eccellente: 22 esami superati senza perder tempo, e laurea da discutersi in questi giorni sull’ analisi dei disegni e degli scritti realizzati all’interno dei campi di sterminio nazisti dalle vittime della Shoah.
MA QUI la storia si ferma, perchè il magistrato di sorveglianza ha rifiutato allo studente il permesso di andare nelle aule dell’università Roma Tre per mettere al collo l’alloro. Eppure la richiesta era partita per tempo, e c’è voluta un’intera settimana di attesa per ottenere la notizia peggiore: niente uscita speciale. Perché? “É una mera questione burocratica - spiega il garante per i detenuti del Lazio, Angiolo Marroni -, nella sostanza si poteva trovare una soluzione e premiare questa persona. È uno schiaffo morale per lui, e per tutti quelli che credono al carcere come luogo in cui maturare una cultura della legalità”.
Chi studia, spiegano gli operatori, lo fa perché spera di qualificarsi e trovare magari un lavoro quando sarà fuori. Però l’obbiettivo più importante resta quello di immaginare un futuro completamente diverso dal passato per cui si viene puniti, isolati, emarginati. “La vita dentro il carcere è durissima - continua Marroni -. Basta dire che nel Lazio abbiamo 7mila detenuti per una capienza regolare di 4.800 persone. E che l’organico della polizia penitenziaria copre solo i due terzi delle necessità. Sa quante volte le guardie salvano la vita a quelli che tentano il suicidio, che si tagliano la carne per non vivere più il loro dolore?”.
Così è, dentro. Questo è il mondo da cui si scappa aprendo un libro e un blocco degli appunti. Solo nel Lazio sono più di 100 gli uomini e le donne che frequentano l’università: nel 2005 erano 17. Poi gli accordi rinforzati con gli atenei romani e i fondi regionali per la teledocenza difesi ogni anno: per dare speranza a più gente possibile.
L’associazione Antigone ieri ha lanciato l’ennesimo allarme: 98 morti nelle prigioni italiane da gennaio a oggi, di cui 31 suicidi. E negli ultimi giorni due agenti di guardia hanno deciso di farla finita: uno a Vasto e l’altro ad Augusta , vicino Siracusa. Ma dov’è finito il famoso piano carceri dell’epoca Alfano-Bertolaso? E le promesse di nuove politiche per lo svuotamento delle carceri nel ministro in carica Severino? “Qualcosina è stato fatto - spiega Marroni -. Per esempio hanno recuperato un vecchio padiglione di Velletri, perché costa meno ristrutturare che edificare. La linea adesso è per la depenalizzazione, per trovare misure più elastiche rispetto alla detenzione. Certo poi, davanti a episodi come quello del laureando stoppato, ci si chiede dove vogliamo andare davvero”.
La risposta ufficiale suona elegante: “Seguiremo con la necessaria attenzione tutta la vicenda, senza alcuna polemica sull’operato della magistratura - ha detto ieri il vice capo del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano -. Invito il detenuto a non vanificare i suoi studi e l’operato di chi ha lavorato con lui. Il trattamento interno sarebbe sterile se non ci fosse un rapporto di lavoro comune con il tribunale di sorveglianza. A Bologna, per esempio, 40 detenuti avranno il permesso di lavorare aiutando le popolazioni colpite dal sisma. Così si recuperano le persone”. Il garante del Lazio ha già avviato per lo studente di Regina Coeli la richiesta di uscita per l’appello di ottobre.