Angelo Di Mambro, ItaliaOggi 31/7/2012, 31 luglio 2012
UN’ETICHETTA GREEN PER I PRODOTTI
Bruxelles sta mettendo a punto un sistema di informazione ai cittadini sull’impatto ambientale basato sul ciclo di vita dei prodotti. Concettualmente qualcosa di non molto diverso dalle etichette che assegnano un colore e una classe agli elettrodomestici, secondo il consumo energetico. Solo che a essere misurata sarà l’impronta ecologica del prodotto, dalla nascita allo smaltimento, e, altra differenza, l’etichetta è solo una delle opzioni all’esame dei servizi della Commissione. «L’informazione ai consumatori», spiega a ItaliaOggi Joe Hennon, portavoce del commissario all’ambiente Janez Potoçnik, «può essere fornita anche in altri modi». Come ad esempio, continua il funzionario, «sullo scaffale, presso il punto vendita, con il codice a barre leggibile dagli smartphone o sul manuale di istruzioni». La metodologia per la misurazione di 14 tipi di impatto ambientale allo studio della Direzione generale ambiente e del Centro comune di ricerca della Commissione dovrebbe essere pronta in autunno. La proposta politica potrebbe non tardare tanto rispetto a quella data. Anche se, precisa Hennon, «questo tipo di studio sulle informazioni ai consumatori fa da input al processo, ma non è la sua conclusione». Non è detto, insomma, che una volta messo a punto il metodo di valutazione segua in modo automatico la decisione politica. C’è però da dire che Bruxelles segue con interesse la sperimentazione dell’etichetta sull’impronta ecologica adottata in Francia nel luglio dello scorso anno, e che fino ad oggi ha coinvolto su base volontaria oltre 160 imprese, tra agglomerati di scala globale e aziende nazionali. Se etichetta fosse, non si limiterà all’impatto in termini di CO2 o di rilascio di carbonio in atmosfera. Proprio come in Francia, l’iniziativa sull’impronta ecologica dei prodotti si basa su criteri che in teoria consentono di scegliere i tre o quattro indicatori di impatto più rilevanti per un dato prodotto, come per esempio il consumo di acqua o l’impatto sulla biodiversità, e «limitare l’analisi e la comunicazione a questi aspetti», prosegue Hennon. Il cambiamento climatico, cioè il quantitativo di emissioni di gas serra necessarie per produrre e smaltire un dato manufatto, «è uno degli indicatori potenziali, ma non è detto che sia la categoria di impatto ambientale più importante per ogni tipo di prodotto o che debba essere necessariamente su, o vicino a, ogni prodotto».