Alberto Grimelli, ItaliaOggi 31/7/2012, 31 luglio 2012
COSÌ L’EUROPA APRE AL BIOLOGICO ESTERO
Apertura unilaterale dell’Ue ai prodotti biologici esteri. Con il regolamento comunitario 532/2012, in tema di importazione dei prodotti biologici, l’Unione europea vara un sistema di reciprocità unilaterale. Per far fronte ai rilievi evidenziati dalla Corte dei Conti europea in merito al sistema dei controlli dei prodotti bio, in particolare da paesi extra-comunitari, la Commissione ha adottato un regolamento che consente il libero accesso alle derrate agricole e alimentare organiche extra-Ue, purché certificate da organismo di controllo autorizzato dall’Ue, ma senza che valga il contrario. Il rapporto della Corte dei Conti sottolineava che «la Commissione dovrebbe garantire che tutti i paesi riconosciuti come equivalenti per la produzione biologica siano sottoposti ad adeguata vigilanza». «La Corte dei Conti», afferma a ItaliaOggi Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, «ha reso evidente come il sistema delle importazioni di prodotti biologici fosse fuori controllo. L’Unione europea, rendendosi conto della lacuna, non avendo risorse sufficienti per dar vita a numerose trattative bilaterali per ottenere una reale equivalenza nelle relazioni commerciali, sulla scia di quanto avvenuto con gli Usa, ha deciso per la via breve, accreditando unilateralmente organismi di controllo esteri senza avere reali poteri di intervento o vigilanza su di essi». La selezione di questi nuovi organismi di controllo sarebbe stata effettuata sulla base di regole meno stringenti rispetto a quelle europee. Gli organismi di controllo comunitari, ad esempio, devono essere certificati Iso65, ma questo non vale per quelli extra Ue. «Una disparità di trattamento che incide anche sui costi di certificazione», afferma Carnemolla, «ci troviamo così nelle condizioni di poter essere invasi di prodotti bio che non solo hanno costi di produzione minori ma anche di controllo e certificazione». In assenza di accordi bilaterali, all’apertura delle frontiere comunitarie, può non corrispondere altrettanta liberalità da parte del paese terzo, con la conseguenza di vedere danneggiati i produttori biologici europei. Non solo, in assenza di un trattato di equivalenza non viene neanche disciplinata la materia dei possibili contenziosi in tema di truffe, contraffazioni o sofisticazioni di prodotti bio che arriveranno sulle tavole europee grazie al nuovo regolamento comunitario. «Apparentemente si tratta di una resa dell’Ue alle esigenze del commercio internazionale», conclude Carnemolla, «in realtà risponde alla necessità dei paesi del nord Europa di importare prodotti biologici a un costo più basso di quello con cui si potrebbero approvvigionare dai paesi mediterranei, Italia e Spagna in testa».