Andrea Brenta, ItaliaOggi 31/7/2012, 31 luglio 2012
LA SCELTA PIÙ GREEN? VIVERE IN UN VECCHIO BOEING
Si chiama Wing House, e il nome non è affatto casuale. Posata su una collina di Malibu, in California, è la prima residenza al mondo costruita con i pezzi di un aereo di linea, un Boeing 747 recuperato e fatto a pezzi.
La Wing House, un edificio di 500 metri quadri disposto su tre livelli, è stata progettata dall’architetto californiano David Hertz, titolare dello Studio of Environmental Architecture di Los Angeles e da sempre sensibile ai temi dell’ecosostenibilità.
La sua scelta è caduta su un 747 degli anni settanta, acquistato in un cimitero degli aeroplani nel deserto californiano. «Il Boeing 747 rappresenta uno dei grandi successi industriali della nostra storia moderna e il suo abbandono in un deserto la dice lunga sulla natura obsoleta ed effimera della nostra tecnologia e della nostra società», ha detto Hertz.
Lunga 70 metri, con una superficie di 230 metri quadrati, l’ala di questo aereo offre un tetto in alluminio ultraresistente e «una configurazione ideale per massimizzare la vista», oltre a necessitare di un sostegno strutturale minimo.
L’architetto ha considerato l’aereo «un po’ come i nativi americani consideravano il bisonte: ho utilizzato ogni pezzo possibile», ha spiegato Hertz. E «il recupero dei 4,5 milioni di pezzi di questa gigantesca scatola di alluminio è l’esempio estremo della riappropriazione durevole».
La carlinga è stata tagliata sul posto, le ali (20 tonnellate ciascuna) sono state staccate e tagliate in due nel senso della lunghezza. A queste operazioni è seguito un lungo e difficile trasporto: è stato necessario ottenere una ventina di autorizzazioni, per le quali ci sono voluti due anni, poi si è dovuto chiudere di notte diverse autostrade per far arrivare i pezzi dell’aereo in un piccolo aerodromo, dal quale hanno preso il volo a bordo di uno dei più grossi elicotteri da trasporto, il Chinook Ch-47, al costo di 8 mila dollari l’ora.
Tutti i pezzi sono stati riutilizzati, dalle ali agli alettoni (divenuti tettoie), dai fari di atterraggio, trasformati in lampade, alla fusoliera con gli oblò, che fa da parete divisoria fra la cucina e la lavanderia nella guest-house.
Un’operazione a impatto zero? Non sembrerebbe molto, anche se, secondo l’architetto Hertz, l’utilizzo di elementi già fabbricati in precedenza «equilibra i costi finanziari e le emissioni di CO2».