G. Tr., Il Sole 24 Ore 23/7/2012, 23 luglio 2012
I SINDACI AL NUOVO TEST DELLA DIETA SUI DIPENDENTI
Per ora, il personale degli enti locali si è salvato dalle tagliole della spending review: la revisione delle regole è in calendario per il 2013, e rimane il turn over "allargato" (40% invece del 20% che tocca alle altre amministrazioni) e le regole di favore per educatori e vigili urbani. L’appuntamento, però, è solo rimandato, perché entro fine anno bisognerà individuare per decreto le medie oltre le quali scatterà la dieta: blocco totale delle assunzioni per chi supera la media di riferimento del 20%, e dimagrimento forzoso colpito da prepensionamenti e mobilità per chi è sopra il 40%.
La scelta è inevitabile, perché tra competenze fisse, indennità accessorie e contributi il personale dei Comuni è costato 15,7 miliardi di euro, assorbendo il 30,3% delle spese correnti complessive. Poco più di 11,5 miliardi sono serviti alle competenze del personale di ruolo (esclusi quindi i contributi), e il 12,2% di queste risorse ha finanziato le indennità accessorie e gli straordinari.
Anche in questo caso, insieme alle regole (che non mancano in particolare dal 2010, con il blocco di contrattazione e stipendi individuali) occorre individuare le cautele, perché l’equazione fra spesa maggiore e inefficienza non funziona. Nella classifica dei capoluoghi di Regione (o di Provincia autonoma), primeggiano Trento e Firenze, le uniche due città a superare i 500 euro ad abitante, mentre Bari, Campobasso e Catanzaro chiudono la classifica con livelli anche inferiori alla metà rispetto al gruppone di testa.
A incidere sulla spesa diretta di personale, infatti, sono parecchi fattori, a partire dall’organizzazione dei servizi. Per abbattere la spesa, infatti, basta esternalizzare alcune attività (oppure trascurarle del tutto, come accade agli asili nido o ai servizi sociali in alcune città soprattutto nel Mezzogiorno), e il gioco è fatto.
Più che dai valori assoluti, però, indicazioni importanti possono arrivare dalla struttura della spesa, che mostra variazioni parecchio significative da ente a ente: indennità accessorie e straordinari, per esempio, valgono in media il 12% delle competenze per il personale a tempo indeterminato, ma a Genova e Milano questo rapporto scende e oscilla fra l’8 e il 9%, mentre a Catanzaro arriva a sfiorare il 24 per cento. Come mai? Una spiegazione può essere offerta da integrativi più generosi, per esempio nel riconoscimento di «attività innovative», o premi più diffusi, con un risultato paradossale: dal momento che la manovra estiva del 2010 ha congelato il trattamento economico individuale di tutti i dipendenti, chi è arrivato all’appuntamento con un integrativo più ricco ha potuto goderne anche negli anni successivi, mentre chi lavora in un ente più rigido si è visto perpetuare la stretta. Difetti classici delle manovre "lineari", che finiscono per premiare chi prima del taglio ha avuto una gestione più rilassata.