Elena Dusi, la Repubblica 30/7/2012, 30 luglio 2012
SE IL DROMEDARIO CORRE COME BOLT
Tutto è relativo. Prendiamo Usain Bolt, l’esemplare più scattante della specie umana. Messo in pista accanto a un dondolante dromedario, lo batterebbe solo di un soffio. Un ghepardo nei 9,58 secondi del record farebbe in tempo a completare i 100 metri e tornare indietro ai blocchi di partenza. E perfino uno struzzo doppierebbe o quasi l’uomo chiamato “fulmine”.
NEL tempo che Michael Johnson impiegò a correre il suo giro di pista da record, un levriero ne avrebbe completati due. La sconfitta meno disonorevole sarebbe forse quella di Javier Sotomayor. Il saltatore cubano superò l’asticella a 2,4 metri: appena 70 centimetri in meno rispetto alla medaglia d’oro del regno animale, il canguro.
I nostri campioni dai fisici scolpiti sapranno fare bella figura alle Olimpiadi di Londra. Ma assai più miseri appaiono i loro risultati nei grandi Giochi della natura. Una gara “virtuale” fra uomini e animali è stata allestita da Craig Sharp, che insegna nel serissimo Centre for sports medicine and human performance della Brunel University a Londra, ma ama anche
divertirsi. Sulla rivista
Veterinary Record
ha appena pubblicato uno studio che allarga l’obiettivo dai campioni dei cinque cerchi a quelli dell’intero mondo animale. Messo nel nuovo contesto, l’uomo chiamato fulmine, che nel 2009 adottò un cucciolo di ghepardo (il mammifero più veloce del mondo), suderebbe appunto a battere un dromedario, mentre il suo contraltare Patrick Makau, detentore del record mondiale della maratona con 2 ore e 3 minuti, sulla lunga distanza si
dissolverebbe come un miraggio tra le dune, dietro a un cammello capace di mantenere un’andatura di 16 chilometri all’ora per 18 ore.
L’ultimo esemplare di homo sapiens che osò sfidare un campione della natura in nome del
citius, altius, fortius
è stato l’anno scorso Filippo Magnini. Della sua nuotata perdente contro il delfino si ricordano solo una frase a effetto («Meglio la mia sirena Federica») e le proteste degli animalisti. Il velocista americano Shawn
Crawford (oro nei 200 metri ad Atene 2004) nel 2003 riuscì a fare ancora peggio, dando prova di assoluta mancanza di spirito olimpico. Dopo aver battuto una giraffa (in generale più veloce dell’uomo, ma assai distratta in occasione di quella gara), venne sconfitto da una zebra. Si arrabbiò tanto per la falsa partenza dell’avversaria da ottenere la ripetizione della corsa, solo per essere surclassato anche nella seconda galoppata.
La sfida di Crawford si inseriva del resto in una delle più sgraziate serie della tv americana, intitolata “Man Vs Beast”, trasmessa dalla Fox nelle annate 2003 e 2004, acquistata anche in Gran Bretagna e poi stoppata dalle proteste degli animalisti senza aver lasciato rimpianti. Oltre alla gara di velocità, il programma prevedeva la sfida tra un uomo e un orso bruno di 5 quintali sulla
quantità di hot dog ingurgitati in due minuti, la lotta tra un wrestler e un orango, la gara di spinta di un Dc-10 tra un elefante e 44 nani. “Man Vs Beast” ha finito col rivelarsi una delle peggiori performance intellettuali, oltre che sportive, da parte dell’uomo.
Le corse contro cavalli e levrieri sono anche uno degli episodi meno noti del fine carriera di Jesse Owens. A chi lo criticava per queste prove più circensi che sportive, il campione rispondeva: «Cose dovrei fare? Ho vinto quattro medaglie d’oro, ma non le posso certo mangiare». Per una causa umanitaria invece (sensibilizzare il pubblico sul pericolo di estinzione dei ghepardi) la star sudafricana del rugby Bryan Habana sfidò un cucciolo rimasto orfano per colpa dei contrabbandieri. Nonostante un vantaggio di 30 metri su 100, il campione non entrò mai in gara contro il felino. La
gara fra uomo e animale, d’altronde, ha poco senso per il semplice motivo che in molte discipline olimpiche è persa in partenza. «Nelle competizioni puramente fisiche come la corsa, il salto o il nuoto - scrive Sharp nel suo studio - la nostra specie non ha proprio nulla da guadagnare dal confronto con gli animali».
L’unica medaglia che l’uomo può sicuramente appendersi al collo è quella del decathlon. Saremmo infatti perdenti in tutte le singole discipline, ma siamo l’unica specie capace di dare il meglio di sé in un gran numero di sport diversi. «Il nostro punto di forza - aggiunge Sharp - è la polivalenza. Possiamo fare sprint o correre per lunghe distanze, saltare, nuotare e sollevare pesi». Ed è per questo che le Olimpiadi umane finiscono con l’essere così appassionanti.