Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 28 Sabato calendario

LE DUE INCOGNITE SUI MERCATI

Sono principalmente due le incognite che tengono con il fiato sospeso i mercati dei titoli di Stato dell’eurozona. Due quesiti che potrebbero trovare risposta la prossima settimana. Continua da pagina 1 Isabella Bufacchi
ROMA Traders e investitori, quelli che seguono Bonos e BTp, contano i minuti, le ore, con crescente apprensione, nel tentativo di capire fino a che punto, in quale misura e con che tempi la Banca centrale europea è pronta a riprendere gli acquisti sul secondario dei titoli di Stato. E non basta. L’altro fronte aperto è spagnolo: non è chiaro se la Spagna sarà costretta nei prossimi giorni a chiedere formalmente aiuto all’Eurozona (limitando la richiesta a una condizionalità limitata all’intervento dello scudo anti-spread Efsf per comprare solo titoli in asta) o se dovrà avviare un programma completo, un "full bail-out" fino a 300 miliardi, sovvenzionato dagli Stati dell’Eurozona e l’Fmi, con condizionalità simili a quelle già imposte a Grecia, Irlanda e Portogallo. Sullo sfondo di questi due pressanti interrogativi, fortemente interconnessi, permane l’irrisolta crisi greca e la resistenza dell’Italia, intenzionata quest’ultima in maniera ferrea a non chiedere alcun tipo di aiuto in qualsivoglia circostanza. Atene e Roma lasciano che siano Madrid e Francoforte a contendersi il palcoscenico. L’avvio del Securities markets programme della Bce resta un tema controverso per la Bundesbank. Riccardo Barbieri, chief European economist di Mizuho, ipotizzava ieri sera in una nota alla clientela istituzionale che la Buba non potrà esimersi dal riconoscere il peggioramento della situazione (oltre ai titoli di Stato, le tensioni rischiano di essere salite molto nei giorni scorsi anche nel sistema bancario e nel credito). La Bundesbank potrebbe votare al prossimo Consiglio direttivo contro l’Smp, senza minacciare dimissioni e lasciando a Draghi la libertà di azione. Se la Bce dovesse riprendere ad acquistare i Bonos e i BTp sul secondario, per importi massicci ma mantenendo il meccanismo della sterilizzazione degli importi (per non stampare moneta) e senza annunciare target sui rendimenti, la Spagna e l’Italia ne trarrebbero immediato beneficio in virtù della conseguente riduzione degli spread: senza doversi impegnare in cambio con alcun tipo di impegno o condizionalità. La Bce infatti interviene ai fini del buon funzionamento della politica monetaria e non per salvare gli Stati in crisi di liquidità o di insolvenza e con problemi fiscali. Il Governo Monti continuerà a sostenere la tesi, supportata dai fatti, di un’Italia che non ha bisogno di aiuti esterni e che fa i compiti a casa, in fatto di riforme strutturali e di consolidamento dei conti pubblici: il pareggio di bilancio è alla portata, le aste sono coperte senza difficoltà e i rendimenti dei titoli di Stato italiani sono lontani dai livelli dell’insostenibilità. La Germania dovrà farsene una ragione: se la Bce dovesse ricominciare ad acquistare i BTp, l’Italia sosterrà la tesi che uno spread contro Bund ridotto è in questa fase più che meritato e non richiede condizionalità aggiuntive. Diverso invece è il problema spagnolo: dopo lo scoppio del caso della ricapitalizzazione delle banche ispaniche (la necessità di ottenere aiuti esterni fino a 100 miliardi è stata tenuta a lungo sotto il tappeto dai politici di Madrid), la Spagna sta incontrando crescenti difficoltà nel centrare gli obiettivi sul deficit e nel tenere sotto controllo l’indebitamento delle Regioni. I rendimenti dei titoli di Stato spagnoli, a differenza di quelli italiani, sono schizzati su livelli molto vicini all’insostenibilità. Il riavvio del Smp della Bce sui Bonos, senza alcuna condizionalità, potrebbe essere allora un rospo troppo grande per lo stomaco dalla Germania. Alcuni analisti ieri, tra i quali gli economisti di Barclays, non escludevano l’eventualità di una Spagna la prossima settimana costretta a chiedere aiuto in forma ufficiale, anche se ricorrendo al solo scudo anti-spread per attivare l’Efsf negli acquisti dei titoli in asta (l’unica operazione che il fondo di stabilità può realizzare senza licenza bancaria e programmando la raccolta di risorse sul mercato in linea con le emissioni dei Bonos). La Germania sarebbe a quel punto soddisfatta, arginando l’azzardo morale e confermando il principio del «dare e avere», della solidarietà con condizionalità. La Spagna, limitando l’onta dello stigma a condizionalità soft, tenterà di tenere aperto l’accesso ai mercati per il 2013: circoscrivendo l’intervento Efsf/Esm agli ultimi mesi del 2012. Se i mercati dovessero reagire male, malissimo, alla richiesta ufficiale di aiuti della Spagna, la Bce sarebbe pronta a contrastare la speculazione e il contagio con gli acquisti di Bonos e BTp. L’imprevedibilità della crisi dell’euro lasciava ieri aperte tutte le ipotesi, anche quella favorita dai mercati: Smp senza scudo anti-spread.