Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 29/07/2012, 29 luglio 2012
FIAT E VOLKSWAGEN, I VERI CONTRASTI
Sergio Marchionne accusa Volkswagen di stracciare i prezzi provocando un bagno di sangue tra i concorrenti. Volkswagen (Vw) replica chiedendo le dimissioni di Marchionne dalla presidenza dell’Acea, l’associazione dei costruttori d’auto europei. Che cosa sta accadendo?
Per cominciare, va detto che gli sconti sono normali. Si sacrifica il margine unitario per vendere di più. A questo scopo si deve anche produrre di più. Gli operai se ne rallegrano, e pure il ragioniere che vede calare l’incidenza dei costi fissi sul fatturato. Ma gli sconti bisogna poterseli permettere. Vw ha buoni modelli e forti polmoni finanziari. La Fiat ha fermato l’ufficio progetti e non può ancora toccare la cassa della Chrysler. Certo, Vw prende il denaro a tassi reali negativi grazie al merito di credito della Germania. Ma il rischio Paese, che incide sui tassi, fa parte del complesso di rischi e opportunità normale per ogni impresa. Vw, del resto, grondava liquidità già prima dell’esplosione dello spread tra Bund e Btp. E la Fiat si è mai lamentata delle svalutazioni della lira?
Gli sconti sono illegittimi solo quando degenerino nel dumping (le vendite strutturalmente sotto costo) o derivino da accordi (cartelli) lesivi della concorrenza. L’Acea e la Fiat non hanno ancora presentato denunce all’Antitrust Ue.
La verità è che questa sorprendente querelle ha alle spalle due fieri contrasti. Il primo riguarda l’eccesso di capacità produttiva in Europa. Marchionne chiede alla Commissione Ue di aprire un negoziato per distribuire le inevitabili chiusure tra le case come si fece 20-30 anni fa con l’acciaio. Vw, Bmw e Daimler si oppongono: è un problema dei meno bravi, dicono; chiudano loro. Curioso, no? L’economia consociativa tedesca, con il sindacato in consiglio, invoca la concorrenza; la Fiat, che spezza le reni alla Fiom, sogna accordi tra rivali favoriti dalla politica.
Il secondo contrasto riguarda l’Alfa Romeo. La Fiat sostiene che Vw vuole solo il marchio. E mai Torino glielo darà perché, con lo scudetto del Biscione, mira a conquistare gli Usa. Personalmente, ho verificato e scritto che Vw vuole il marchio ma è anche pronta a rilevare uno stabilimento della Fiat. Si ipotizza Cassino, il più probabile candidato alla chiusura. Aggiungo oggi che di questa doppia disponibilità la Fiat è stata informata nei giorni scorsi da chi aveva titolo per farlo.
Il governo Monti farebbe bene ad accertare le reali intenzioni di Marchionne ed Elkann con maggior serietà di quella dimostrata dal governo Berlusconi su Fabbrica Italia. Senza dimenticare che in 25 anni la Fiat molto ha promesso sull’Alfa e poco ha mantenuto. Chiamarsi fuori come Ponzio Pilato non è possibile. Se passa la linea Marchionne, il governo sarà chiamato a pagare per chiudere e reindustrializzare, compito arduo, basti guardare a Termini Imerese. Se riesce a far aprire un negoziato (e gli strumenti legittimi per una moral suasion non mancano), il governo salvaguarderà qualche decina di migliaia di posti, tra diretti e indiretti, e avrà due produttori invece di uno. Che, si veda la fusione Fiat Industrial-Cnh, peraltro ancora in fieri, sta spostandosi fuori dal Paese.
Massimo Mucchetti