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 2012  luglio 29 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. LA STANGATA DELL’IMU


REPUBBLICA.IT
ROMA - Lavoratori e pensionati hanno versato in media per la prima casa un acconto Imu di 84 euro, ma se si considerano le sole città di Milano, Bologna, Genova, Roma, Napoli e Palermo, rispetto a quella media l’importo pagato è stato più alto del 54% (129 euro), con punte del 102% a Roma. Sono i dati ricavati dai Caf Cisl sui versamenti d’acconto di 1,2 mln di dipendenti e pensionati. Per gli immobili diversi dalla prima casa, lavoratori dipendenti e pensionati hanno versato acconti per un importo medio di 161 euro. Inoltre, solo l’1,8% si è avvalso della facoltà di pagare l’Imu in tre rate: a determinare la scelta è stato spesso l’ammontare dell’imposta dovuta, 81 euro da chi ha pagato in due rate, 229 euro da chi ha optato per i tre versamenti.
La stangata nelle città viene avvalorata dal dato diffuso dal ministero dell’Economia e delle Finanze sulla prima rata Imu: un terzo del gettito arriva dall’1,2% dei Comuni, ovviamente i grandi centri urbani, che da soli garantiscono oltre 3,2 miliardi di euro, appunto il 33,8% del totale. Inoltre, dai primi dieci Comuni in classifica arrivano oltre due miliardi di euro, pari a un quinto dell’incasso totale.
Nella lista del ministero, i Comuni che hanno superato i dieci milioni di entrate sono, in tutto, 95, su un totale di 8.095; quelli che vanno oltre i 20 milioni sono 39; solo 20 superano i 30 milioni e 15 arrivano oltre la soglia dei 40 milioni. Oltre i 50 milioni ci sono solo 12 città, quasi tutte capoluogo di regione: medaglia d’oro per Roma, con 776,3 milioni di euro, seconda Milano (409,9 mln), terza Torino (202,7 mln). A seguire Genova (129,1 mln), Napoli (123,2 mln), Bologna (103,5 mln), Firenze (93,5 mln), Bari (65,3 mln). Singolare il caso di Padova, prima città non capoluogo di regione, che incassa 61 mln e si lascia alle spalle Verona (59 mln), Venezia (58,3 mln) e Palermo (54,6 mln).
Le città. Dopo Roma (102%) tra le sei città esaminate nel dettaglio dai Caf Cisl, l’impatto maggiore rispetto alla media nazionale si registra a Bologna (+140 euro per la prima casa, +67%) quindi a Genova (+27%) e a Napoli (+25%). I contribuenti di Milano hanno invece pagato in media 99 euro per la prima casa (+18% rispetto alla media nazionale) e 224 per la seconda (+39%). In controtendenza Palermo: l’acconto medio pagato sulla prima casa è stato di 54 euro, al di sotto della media generale del 36% e quello sulla seconda casa di 168 euro, solo il 4% in più della media nazionale.
Seconda casa. Anche l’imposta media sulla seconda casa segna nei capoluoghi un +65% oltre la media nazionale (265 euro contro 161). Anche per la seconda casa al primo posto è Roma con 325 euro, seguita da Bologna con 319. E in questo caso anche Palermo, pur rimanendo il capoluogo con l’imposta media più bassa, con i suoi 168 euro è - a differenza che per la prima casa - sopra la media nazionale, sebbene di poco.
Detrazioni e figli. Altro dato interessante è quello sulle detrazioni per i figli conviventi: il 67% dei contribuenti del campione dichiara di non averne, ma sul dato incide di certo il fatto che tra i contribuenti che si rivolgono al Caf i pensionati sono sicuramente i più rappresentati. Ci sono poi il 12% di famiglie con un solo figlio, il 17% con due e il 3% con tre o più figli conviventi. Il Caf Cisl ha elaborato anche la differenza in questi casi: i contribuenti senza figli hanno pagato circa 91 euro, quelli con un figlio 70 euro, quelli con due 68 euro e quelli con tre o più figli 70 euro.
(29 luglio 2012)

CORRIERE.IT
ROMA - Aumenti di imposta, rispetto all’acconto, fino all’80%. È quanto dovranno aspettarsi a settembre i proprietari di immobili locati, in sede di versamento del saldo dell’Imu (per chi ha scelto di pagare in due rate). Secondo i calcoli effettuati dall’Ufficio studi della Confedilizia, l’applicazione della maggiore aliquota deliberata dai vari Comuni, rispetto a quella base uniformemente adoperata per la prima rata e pari al 7,6 per mille, avrà effetti molto pesanti, soprattutto per chi ha affittato con contratti «liberi». «L’effetto per le locazioni è fortemente scoraggiante - commenta il segretario generale di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa -. C’è il rischio che si tengano le case sfitte». Oppure che i canoni in scadenza vengano gravati di forti aumenti.
È bene ricordare, per correttezza, che la maggiorazione dell’esborso dell’imposta da Ici a Imu è determinata oltre che dall’aumento dell’aliquota, dall’incremento del 60% della base imponibile, dovuto alla variazione del moltiplicatore da applicare alla rendita catastale.
Contratti calmierati
Ma vediamo qualche esempio, cominciando dai contratti «calmierati» e prendendo come campione un immobile di categoria A/2, cinque vani, in zona semiperiferica.
Nelle città di Roma, Napoli e Perugia, ad esempio, dove per la seconda rata si applicherà un’aliquota del 10,6 per mille, l’aggravio rispetto alla prima rata sarà del 79%. A Roma, partendo da una rendita catastale di 787,60 euro, se la prima rata è stata di 503 euro, la seconda sarà di 900, per un totale di 1.403 euro. Una bella cifra se si tiene conto che una rata di Ici per un’abitazione simile era di 190 euro.
A Napoli, stesso discorso: partendo da una rendita catastale di 800,51 euro e da una prima rata di 511 euro, ci si ritrova a settembre con 915 euro, per un totale di 1.426. A Napoli una rata di Ici per un’abitazione simile valeva 294 euro.
«Questo aggravio non è giusto soprattutto per chi ha accettato di calmierare i prezzi per ottenere dei vantaggi fiscali» chiosa Giorgio Spaziani Testa.
Chi paga meno
Ma ci sono anche città in cui la seconda rata costerà di meno: è il caso di Milano, Trieste e Torino, dove l’aliquota scelta dal Comune è inferiore a quella base del 7,6 per mille: per le prime due si colloca al 6,5 per mille, per l’ultima a 5,75. Così, a Milano se per la prima rata per un immobile, sempre in affitto calmierato, con rendita catastale di 877,98 euro si è pagato 560 euro, per la seconda bisognerà sborsarne 399 (184 euro era la rata Ici), per un totale di 959 euro. A Torino, su una rendita catastale di 787,60 euro, si passa da un acconto Imu di 503 a un saldo 258 euro (era 41 la rata dell’Ici). Vanno segnalate anche le città che manterranno invariata l’aliquota base del 7,6 per mille, come Ancona, Aosta, Bologna, Firenze, Genova e Venezia.
Contratti liberi
Passando ai contratti "liberi", le cose peggiorano. Lo studio di Confedilizia individua peggioramenti della seconda rata Imu pari al 79% a Roma, Napoli, Torino, Bologna, Genova, Venezia e Perugia, tutte città in cui l’aliquota applicata sarà quella del 10,6 per mille. Ma anche a Milano, dove l’aliquota sarà del 9,6 per mille, il saldo salirà del 53%.
A Bologna il conto più salato: partendo da una rendita catastale di 1.020 euro, se la prima rata è stata di 651 euro, la seconda sarà di 1.165 (la rata Ici era di 305 euro), per un totale di 1.817 euro. A Roma si passerà da 503 a 900 euro (289 la rata Ici), a Napoli da 511 a 915 (294 Ici). A Milano dove l’acconto è stato di 560 euro, il saldo sarà di 856 (230 Ici), per un totale di 1.416 euro.
Nessuna città, tra le più grandi segnalate nello studio, registra aliquote inferiori a quella base per la seconda rata. Ce ne sono però alcune che la lasceranno invariata al 7,6 per mille, come Aosta, e altre che stanno ancora decidendo, come Bari, L’Aquila, Potenza e Catanzaro.
Antonella Baccaro