Daniele Assorati, 28 luglio 2012
Intervista a Rino Tommasi per Sette Tv – Rino Tommasi ce l’ha con i pugili di oggi. Ma la sua nostalgia per la Grande Boxe (questo era anche il nome della trasmissione che ha ideato e condotto dal 1982 al 1990 sulle reti Finivest) non è solo quella di chi rimpiange i tempi che furono, è lucida e chiara: «Il pugilato di oggi offre uno spettacolo mediocre»
Intervista a Rino Tommasi per Sette Tv – Rino Tommasi ce l’ha con i pugili di oggi. Ma la sua nostalgia per la Grande Boxe (questo era anche il nome della trasmissione che ha ideato e condotto dal 1982 al 1990 sulle reti Finivest) non è solo quella di chi rimpiange i tempi che furono, è lucida e chiara: «Il pugilato di oggi offre uno spettacolo mediocre». Dove nasce la sua passione per questo sport? Nasce il 4 gennaio 1953. Avevo 19 anni e lavoravo a Milano per l’agenzia Sportinformazioni. Fui chiamato a sostituire un giornalista ad una riunione sul pugilato. A scuola ho sempre voluto essere il primo della classe e mi diede molto fastidio sentire che quegli specialisti ne sapevano più di me. La reazione fu quella di chiudermi per 6 mesi nella biblioteca del Castello Sforzesco e leggere i giornali degli ultimi 10 anni (che erano fatti meglio di oggi) e documentarmi sui risultati della boxe. Quando è arrivato il tennis? A tennis ci giocavo. Ho partecipato a quattro Universiadi e vinto 2 bronzi, questo a dimostrazione del basso livello culturale dei tennisti dell’epoca. In Italia sarò stato al massimo il dodicesimo per bravura. Poca roba, a casa mia il metro di giudizio erano mio padre, che partecipò alle Olimpiadi del ’24 e del ’28, e mio zio che andò a Los Angeles 1932, che rispettivamente gareggiarono nel salto in lungo e nel salto in alto. Beh non si sminuisca, lei ha preso un’altra strada! No, no, io in vita mia non mi sono mai sminuito. Come è nata l’idea della Grande Boxe? Fui chiamato a nell’81 al neonato Canale5. Pensare ad una trasmissione così mi fu naturale, conoscevo bene la boxe, sapevo come farla e raccontarla. Durò molti anni, praticamente finché non mi cacciarono… Perché il pugilato non è più sulla bocca degli italiani? La boxe è un’erba che cresce nel giardino dei poveri, il benessere è nemico del pugilato. Quindi non è solo uno stereotipo quello del ragazzino introverso, cupo e un po’ scontroso che si avvicina alla boxe? Mah, forse lo è stato in passato. Oggi preferiscono andare a rubare piuttosto che entrare nelle palestre, che infatti sono vuote. I tempi sono maturi per tornare a parlare di boxe in tv? Lo sarebbero anche, ma manca la materia prima. Non abbiamo più pugili, o meglio, magari ci sono ma bisognerebbe andare in giro a trovarli. Una volta c’era tanto materiale. Beh ma l’Italia ha vinto molte medaglie nelle ultime edizioni delle Olimpiadi… Si ma offrendo uno spettacolo mediocre. Proprio ieri ho detto a Damiani (Francesco, ex pugile plurimedagliato e allenatore, tra gli altri, di Clemente Russo e Roberto Cammarelle, ndr) che non voglio più vedere pugili italiani in finale alle Olimpiadi mostrare uno spettacolo così scarso. Russo a Pechino non ha tirato un cazzotto! È come tradire la propria specialità. Quindi a Londra vedrà la boxe? Sì, mi tocca. E poi alla fine l’importante è vincere. Va contro le famose parole di Decubertin… Decubertin non capiva niente!