Alessandro Barbera, La Stampa 28/7/2012, 28 luglio 2012
Prima avvertenza: non chiedetegli se si candida alle elezioni, perché lui di candidarsi non ha voglia e non sopporta che non gli si creda
Prima avvertenza: non chiedetegli se si candida alle elezioni, perché lui di candidarsi non ha voglia e non sopporta che non gli si creda. Seconda avvertenza: non chiedetegli se questo sia l’appello per il nascituro partito liberale di massa che i liberali italiani sognano da sempre perché si rischia di passare per iettatori. Terza ed ultima avvertenza: non chiedetegli se l’appello dei 240 e più italiani che oggi apparirà a pagamento su diversi quotidiani sia o meno di ispirazione montiana. «Perché - si infervora - quello è un problema di ABC». Ad oggi il manifesto «per fermare il declino e ritornare a crescere» promosso da Oscar Giannino (ex Foglio, Riformista, editorialista del Messaggero nonché voce di Radio24) altro non è che il contenitore di idee per un partito che verrà. «La classe politica emersa dalla crisi del 1992-94 ha fallito: deve essere sostituita perché è parte e causa di quel declino sociale che vogliamo fermare». L’incipit non indulge al moderatismo. Le parole d’ordine sono «mobilità sociale, competizione, lavoro, professionalità, libera iniziativa, merito individuale». I firmatari propongono di «tagliare e rendere più efficiente la spesa» (da ridurre di sei punti sul Pil in cinque anni), «ridurre le tasse su chi produce» (almeno cinque punti in cinque anni), «abbattere il debito» (per scendere rapidamente sotto il 100% del Pil), «premiare il merito tra i dipendenti pubblici», «promuovere la concorrenza» nei servizi e nella scuola, «dare più fiducia agli esclusi attraverso un mercato del lavoro più flessibile ed equo». Il lettore tradizionale di sinistra ci vedrà assonanze con il (mai concretizzato) programma del Pdl. In realtà i promotori marcano la distanza con Berlusconi in due passaggi decisivi: quando chiedono di «smantellare la rete di monopoli e privilegi che paralizzano il Paese» e di «eliminare i conflitti di interesse, liberare e liberalizzare l’informazione». Di più, il manifesto fa suoi alcuni punti fermi della sinistra: si propone di «ridare a scuola e Università il ruolo di volani dell’emancipazione delle nuove generazioni», «trovare le risorse per spendere di più in occupazione e ricerca», «offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione». Non è ancora una lista elet- Ricordate quando il sottosegretario Michel Martone disse che «se a ventotto anni non ti sei ancora laureato sei uno sfigato»? Tutti fecero finta di non capire, ma non si riferiva ai tanti che studiano e lavorano, ma a quanti la tirano in lungo coi soldi del babbo. E sono tanti anche quelli. Comunque, storia chiusa. Sennonché ieri il governo ha deciso che i fuoricorso dovranno pagare le rette da un quarto al doppio in più. Non sfigati, sfigatissimi. torale, per ora - dice Giannino è il punto di partenza di «un patto da costruire con gli italiani che ci stanno». Inutile dunque tentare di capire se Luca di Montezemolo o Emma Marcegaglia saranno della partita, a chi si alleeranno, se saranno l’alternativa di centro-destra ai delusi da Berlusconi. Tutte domande alle quali oggi non sono in grado di rispondere nemmeno i promotori. Le dieci proposte che accompagnano l’appello riportano, oltre a quella di Giannino, la firma di noti economisti: Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro, Luigi Zingales. Ci sono il direttore delle ricerche dell’Istituto Bruno Leoni Carlo Stagnaro e l’editorialista di Repubblica Alessandro De Nicola. Nella lunga lista di aderenti c’è la prima fila di Italia Futura: Federico Vecchioni, Andrea Romano, Carlo Calenda. Ci sono imprenditori: dall’armatore Aldo Grimaldi a Mario Preve (Riso Gallo), Nicola Tognana, Antonio Costato, Nicoletta Miroglio. Ci sono avvocati, uomini di finanza, professori universitari, qualche giornalista, gli animatori dei «Tea Party» italiani, il tenore Andrea Bocelli e tre politici: i finiani Benedetto della Vedova e Mario Baldassarri, l’ex Pd (ed ora presidente del Bruno Leoni) Nicola Rossi.